Freud, recensione: mistero e psicanalisi su Netflix

Recensione di Freud, serie crime austriaca disponibile su Netflix e incentrata sul padre della psicanalisi.

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Freud: Robert Finster è Sigmund Freud nella serie Netflix

Prima di arrivare alla recensione di Freud, nuova serie austriaca disponibile su Netflix, torniamo con la mente al mese scorso, per l'esattezza alla Berlinale: in quel contesto, all'interno della sezione Berlinale Series, fu possibile vedere i primi tre episodi (su otto), sul grande schermo, nell'ambito di uno dei più importanti festival cinematografici in Europa. Da allora sembra passato un secolo, tra sale chiuse e uscite spostate a chissà quando, con lo streaming che, per ora, regge laddove il grande schermo latita (ma siccome anche Netflix ha dovuto sospendere i progetti in corso a causa del Coronavirus, rimane da vedere quanto durerà questo primato inatteso). E mentre tutti si isolano la piattaforma mette a disposizione questa produzione di genere realizzata in collaborazione con ORF, la principale emittente televisiva austriaca. Una commistione di mistero, psicanalisi e brivido che si presta bene alla visione domestica, dati gli ambienti prevalentemente chiusi.

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Il dottor Freud, presumo

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Freud: una scena della serie

Nonostante il titolo, Freud non è una biografia tradizionale del padre della psicanalisi, che abbiamo potuto vedere al cinema con le fattezze di Viggo Mortensen in A Dangerous Method di David Cronenberg, per citare uno degli esempi più conosciuti. Quello che vediamo in questa sede è un Sigmund più giovane, bistrattato dalla comunità scientifica e dedito alla cocaina per annegare i dispiaceri (nella realtà il celebre dottore scrisse diversi testi sull'uso terapeutico della sostanza). Siamo nel 1886: Freud ha trent'anni, e rischia non solo la reputazione ma anche il fidanzamento con la sua amata Martha. L'unica distrazione è la compagnia dell'amico Arthur Schnitzler (autore del libro da cui Kubrick trasse Eyes wide shut), che lo porta a varie serate dove, complice la cocaina, l'alta società viennese si dà alla pazza gioia. Nel medesimo circolo, tuttavia, si verificano dei terrificanti omicidi, e Sigmund (Robert Finster) decide di usare i propri metodi per risolvere il caso, prima che le sequele politiche diventino troppo serie. A dargli una mano ci pensano la medium Fleur Salomé (Ella Rumpf) e il poliziotto Alfred Kiss (Georg Friedrich), traumatizzato in seguito alle sue esperienze sul campo di battaglia.

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Freud: Georg Friedrich e Robert Finster una scena della serie Netflix

Isteria, Trauma, Sonnambulo, Totem e Tabù, Desiderio, Regressione, Catarsi, Soppressione. Sono termini importanti della ricerca freudiana, nonché i titoli degli otto episodi della serie, la quale inserisce i precetti di Sigmund in un contesto di genere, a metà tra il mystery e l'horror, sostituendo all'immagine classica di Freud quella di un dandy in salsa viennese (forse non è un caso che Robert Finster assomigli un po' a Ben Barnes, l'attore inglese che dieci anni or sono ha prestato il volto a Dorian Gray sul grande schermo). Mischiando biografia e fantasia, gli autori reinventano Sigmund in versione detective, sulla falsariga di un altro cocainomane illustre quale Sherlock Holmes, anche se le atmosfere della serie, soprattutto nella seconda metà dove aumentano gli spargimenti di sangue, ricordano più il brivido vittoriano de La vera storia di Jack Lo Squartatore.

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Freud: una foto di scena

Lì si vede maggiormente la firma del regista (e co-sceneggiatore) Marvin Kren, già autore televisivo con 4 Blocks , che in questa sede torna alle sue radici horror (chi era a Locarno nel 2010 ricorderà forse Rammbock, zombie movie ambientato in un condominio berlinese), tra visioni macabre e brutali esecuzioni. Un esercizio di stile che può mettere alla prova lo stomaco dello spettatore, ma anche la sua pazienza, poiché a un certo punto il gusto del grand guignol prende quasi il sopravvento su qualunque tentativo serio di inserire la figura di Freud in un prodotto di entertainment. Lo fa però con brio e simpatia, e gli attori stanno al gioco, ricordandoci costantemente che l'eventuale valore "accademico" della serie sarà prossimo allo zero, mentre quello ludico è generalmente piuttosto alto. E forse è lì che si cela il vero significato di un'operazione come questa, tra sesso, sangue e decadenza: coi tempi che corrono, perché puntare su quello che sarebbe diventato solo l'ennesimo progetto biografico?

Conclusioni

Arrivati in fondo alla recensione di Freud possiamo dire di essere perplessi ma al contempo soddisfatti: la serie ideata, tra gli altri, da Marvin Kren va in una direzione inattesa rispetto a ciò che si potrebbe pensare dato il titolo, e trasforma i primi anni di attività del padre della psicanalisi in un mistero visionario e cruento. Molto efficace il protagonista Robert Finster, che trasforma Sigmund in un dandy austriaco.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • L'impianto formale e visivo è maestoso.
  • La scrittura mantiene il giusto equilibrio tra serietà ed eccesso.
  • Gli attori sono affiatati e coinvolgenti.

Cosa non va

  • Alcune sequenze possono mettere alla prova gli spettatori più sensibili.
  • Chi si aspettava un biopic convenzionale potrebbe rimanere deluso.