A sei anni da Lo chiamavano Jeeg Robot, a Venezia 78 è finalmente arrivato il secondo film di Gabriele Mainetti, Freaks Out. Dopo una travagliata - e lunghissima - storia produttiva, il film è stato presentato in Concorso e, alla conferenza stampa del film, abbiamo potuto incontrare il regista ed il nutritissimo cast, che include Pietro Castellitto, Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo e Franz Rogowski nella parte del villain, il nazista Franz. La storia è infatti ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale: un gruppo di freaks, dotati di particolari poteri, si guadagnano da vivere in un circo insieme ad Isrlael, un uomo ebreo che si prende cura di loro come un padre. Con l'inasprirsi del conflitto, però, il piccolo mondo che si sono costruiti va in frantumi e il gruppo deve affrontare quello che sta accadendo attorno a loro.
Gabriele Mainetti ha aperto la conferenza spiegando come è stata sviluppata la sceneggiatura del film: "Io e Nicola Guaglianone, che ha scritto con me la sceneggiatura, abbiamo messo insieme tutti i film che ci piacciono, poi abbiamo avuto l'idea di fare qualcosa che fosse ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Volevamo accostare ai nostri freaks un elemento conflittuale, i nazisti. Volevamo dei mostri che agiscono come uomini e degli uomini che agiscono come mostri."
I freaks durante la seconda guerra mondiale
Perché Freaks Out? Mainetti ci ha raccontato perché hanno deciso di intitolare così il film: "In inglese significa impazzire, come accade a Franz. Inoltre perché i nostri freaks vengono obbligati a lasciare il loro circo e ad affrontare il mondo esterno e devono finalmente fare i conti con la loro diversità." Per quanto riguarda il target a cui l'opera è destinata il regista ha commentato: "È un film per tutti secondo me: volevo che ci fossero diversi livelli di lettura, quindi adatto per diverse fasce d'età, che abbia diversi significati che in momenti diversi della vita si possono cogliere."
I protagonisti ci hanno poi parlato dei loro personaggi e di che cosa pensano del film. Claudio Santamaria ha confessato: "Ho letto la sceneggiatura e mi sono emozionato moltissimo, Lo chiamavano Jeeg Robot è stato una sorta di lavoro preliminare, questo film secondo me è la diga che fa da spartiacque per un nuovo cinema italiano. Un cinema che può divertire, stupire ma anche raccontare la verità umana. Si avvicina al pubblico con la sua grande commistione di generi. I freaks hanno dei poteri che sanno usare solo all'interno del loro circo, quando escono da li sono costretti a diventare straordinari, devono diventare eroi. Abbiamo lavorato su Fulvio, sul mio personaggio, costruendo la sua grande personalità: viene da una famiglia nobile anche se nel film non viene raccontato, viene esplicitato nel suo modo di comportarsi. Dietro al pelo c'è una sostanza, non doveva essere Chewbacca di Star Wars, non volevamo che fosse monodimensionale, è una persona di cultura che è stata sbattuta in gabbia. Non facciamo maschere, caricature, ma cerchiamo di sostenere la maschera con qualcosa di complesso."
Pietro Castellitto, che interpreta un ragazzo capace di comandare qualsiasi tipo di insetto, ha commentato: "Per me Freaks Out è un film spettacolare, affronta lo spettacolo e non scappa dallo spettacolo. Questo film è stato uno spettacolo enorme e variopinto ma con un grande equilibrio e i personaggi sono estremamente credibili. Gabriele ha fatto un grandissimo lavoro sugli attori, ogni personaggio ha un suo orizzonte di idee in cui si muove, dal film trasuda il loro passato, che trascende dal film, per me è stato un viaggio incredibile, ho imparato tantissimo."
Freaks Out visto in anteprima, per Gabriele Mainetti "è migliore di Jeeg"
Il personaggio di Matilde
Il cuore del film è la giovane Matilde, interpreta da Aurora Giovinazzo, dotata del potere di scaturire una mortale elettricità dalle mani: "Abbiamo lavorato moltissimo sul personaggio di Matilde, abbiamo creato il suo universo tutti insieme, più i giorni passavano più si aggiungevano caratteristiche, qualità, il mio personaggio è una ragazzina in mezzo ad un gruppo di uomini rudi. Abbiamo definito insieme chi è Matilde, il suo passato condiziona il suo presente, è molto fragile, con una dolcezza istintiva ed ingenua, ma è anche una guerriera inconsapevole. Spero che Matilde vi piaccia, credo sia facile affezionarsi a lei."
"Per me e per Nicola il femminile è un elemento molto importante" ha affermato Mainetti in chiusura all'incontro, "il personaggio di Matilde si trasforma, è un diverso che si muove in una pagina oscura come quella della seconda guerra mondiale, i nostri personaggi fronteggiano le difficoltà con grande onore. All'inizio sono impauriti, vigliacchi, ma poi dopo riescono a tirare fuori la loro parte più bella. Aurora affronta un percorso trasformativo incredibile, da ragazzina nel finale diventa un angelo, si stacca dalla figura paterna e diventa il genitore di se stessa, nella diversità la donna quando è libera può solo illuminarci tanto."