Recensione Film rosso (1994)

Con il tema della fraternità, il regista polacco Krzysztof Kieslowski conclude la sua straordinaria "trilogia dei colori", lanciando un messaggio forte e vitale, un vero e proprio inno alla gioia e alla vita.

Fraternità e comunicazione

Fraternità. Con questo tema, il regista polacco Krzysztof Kieslowski conclude la sua straordinaria "trilogia dei colori", lanciando un messaggio forte e vitale, un vero e proprio inno alla gioia e alla vita. La casualità delle azioni e delle situazioni che guidano le nostre giornate è il vero filo conduttore di questo film, un topos narrativo più volte già sfruttato in ambiente cinematografico, ma che nella splendida sceneggiatura (nomination agli Oscar 1995, insieme a Miglior regia e Miglior fotografia) di Film Rosso raggiunge il suo apice artistico e filosofico.

L'intera vicenda è ambientata a Ginevra, dove Valentine, studentessa e modella a tempo perso, investe un cane e in seguito a questo incidente conosce un giudice ormai in pensione che è solito ascoltare le conversazioni telefoniche dei vicini. Il telefono sembra avere un'importanza fondamentale in quest'opera, forse perché per il regista polacco la fraternità è quasi un sinonimo di comunicazione, un condividere di sentimenti e ricordi. E in questo senso possiamo dire che i due protagonisti sono tutt'altro che fraterni: Valentine non riesce ad avere un vero rapporto con il proprio fidanzato che vive, lontano da lei, in Inghilterra. La scena che apre il film, ci mostra proprio quest'incomunicabilità, con lei che prova a chiamare e il telefono occupato, e più volte sarà lo stesso telefono ad aumentare la distanza tra loro, provocando gelosie e incertezze. Il vecchio giudice, invece, ascolta le telefonate dei suoi vicini, e questo rappresenta l'unico suo rapporto con gli altri, con l'esterno; ha lasciato ormai il suo lavoro, ma non è cambiato il suo atteggiamento, rimane lì seduto, inerme, ad ascoltare e a giudicare, senza intervenire mai, senza fare nulla per sé stesso o per gli altri. Quando i due si incontrano qualcosa cambia, si instaura un dialogo, all'inizio difficile, poi sempre più naturale, che porta entrambi a rivedere le loro posizioni e le loro idee sulla vita, dà loro la forza di raccontare e soprattutto ascoltare, dà loro una comunicazione e una fraternità che prima non solo non avevano, ma probabilmente nemmeno pensavano potesse esistere.

Tra questi due personaggi, poi, si muove un giovane avvocato, un ragazzo che apparentemente non ha nulla in comune con i due sopracitati, ma che in realtà il destino sembra, da una parte, voler avvicinare a Valentine e dall'altra voler ricordare al vecchio giudice la sua giovinezza e tutta la sua vita passata.E sarà ancora il caso, alla fine, a decidere le sorti della storia con un ironico e altrettanto tragico incidente navale che vede come unici superstiti i personaggi della trilogia: libertà, uguaglianza e fraternità sono sani e salvi, perchè sono questi i valori che dominano le nostre vite, ancor più del destino.

Magia, emozioni e poesia da una parte, l'abile regia di Kieslowski, la delicata fotografia del candidato all'Oscar Piotr Sobocinski e le coinvolgenti musiche dell'inseparabile Zbigniew Preisner dall'altra, rendono questo Film Rosso una delle migliori produzioni europee degli ultimi decenni, il canto del cigno di uno straordinario regista, un grande artista che ci ha sempre regalato filosofia, originalità e grande Cinema.

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5.0/5