Addio a Francesco Nuti: i suoi migliori film

Quando era salito alla ribalta, insieme a Verdone, Troisi e Benigni, Francesco Nuti era stato definito uno dei "malincomici", per come univano la malinconia alla comicità; di tutti, Nuti era forse il più malinconico. È stato il comico dalle gag più surreali, il protagonista di commedie sentimentali incantate, il mattatore dei blockbuster.

Addio a Francesco Nuti: i suoi migliori film

Ieri ci ha lasciato Francesco Nuti, ed è una di quelle perdite che fanno davvero male. Aveva 68 anni, e stava male da tempo. L'alcolismo, la depressione, un brutto incidente che lo aveva lasciato paralizzato. Noi, però, non lo vedevamo da tanto, almeno da una ventina d'anni. E così ce lo ricordiamo ancora come l'ultima volta che lo abbiamo visto in salute. Era già maturo, ma aveva sempre quella faccia da ragazzino impertinente, da "pierino" un po' cresciuto. Quei riccioli ribelli e scomposti, quella fossetta sul mento, quel sorriso sornione che si apriva piano piano per diventare sempre più caldo, quegli occhi lucidi che facevano innamorare le ragazze. Francesco Nuti era il classico amico che, da ragazzo, avresti voluto sempre in compagnia. Perché ti faceva ridere. Anche se poi conquistava sempre la ragazza più bella del gruppo. Ma non te lo faceva mai pesare. Perché tutto quello che faceva era fatto con nonchalance, un po' sottotono, con naturalezza. Si è sempre detto che le donne si conquistano facendole ridere. E Francesco faceva proprio questo. Ma poi faceva ridere tutti. E di questo gli siamo profondamente grati. In questi giorni fate una cosa, vi prego: non andate a guardare le foto più recenti, perché fanno male, perché non è più lui. Ricordatelo com'era, come è stato fino a che è riuscito a stare bene, a fare quello che gli piaceva di più. Sembra strano che, proprio lui che ci ha fatto ridere così tanto, potesse soffrire di depressione. Eppure è stato così. Mancherà tanto. Madonna che silenzio c'è stasera. Vi raccontiamo i migliori film di Francesco Nuti, in modo puramente soggettivo, ben consci che non bastano questi a raccontare chi era.

Francesco Nuti, uno dei "malincomici"

Francesco Nuti celebrato nel documentario a lui dedicato Francesco Nuti... e vengo da lontano
Francesco Nuti celebrato nel documentario a lui dedicato Francesco Nuti... e vengo da lontano

Oggi che tutti siamo abituati a vedere qualsiasi film in streaming, colpisce il fatto che i film di Francesco Nuti si vedano ancora nei passaggi della tv in chiaro. Negli ultimi due anni a chi scrive è capitato di vedere due dei suoi film più belli (ve li racconteremo tra poco) per caso, su qualche rete tematica Mediaset, in un pomeriggio d'estate o in una seconda serata di primavera. Francesco Nuti aveva iniziato in teatro e in tv con il gruppo dei Giancattivi, trio di fuoriclasse che comprendeva lui, Francesco Benvenuti e Athina Cenci. Quando era salito alla ribalta, insieme a Verdone, Troisi, Benigni, Francesco Nuti era stato definito uno dei "malincomici", per come univano la malinconia alla comicità. Di tutti, insieme a Troisi, Nuti era forse il più malinconico. Ma, nella sua carriera, Nuti è stato più artisti in uno: il comico dalle gag più surreali, il protagonista di commedie sentimentali magiche e incantate, il mattatore dei blockbuster campioni d'incassi. La sua carriera, di fatto, si è fermata con un flop clamoroso, quello dell'ambizioso OcchioPinocchio, del 1994. Da lì non ha fatto più film per qualche anno. Per poi tornare con gli ottimi Il signor Quindicipalle e Io amo Andrea e che avevano segnato una sorta di rinascita. In lui, però, probabilmente qualcosa si era rotto.

Francesco Nuti è morto: il grande attore toscano aveva 68 anni

Io, Chiara e lo Scuro (1983)

Francesco Nuti e Giuliana De Sio in Io, Chiara e lo Scuro
Francesco Nuti e Giuliana De Sio in Io, Chiara e lo Scuro

Dopo l'esordio nel 1981 con A ovest di Paperino, con i Giancattivi, le loro gag e la regia di Alessandro Benvenuti, Francesco Nuti gira tre film da protagonista con la regia di Maurizio Ponzi: Madonna che silenzio c'è stasera (1982), Io, Chiara e lo Scuro (1982) e Son contento, (1983). Io, Chiara e lo Scuro è il film che rivela definitivamente il talento di Francesco Nuti, lanciando anche uno dei temi ricorrenti del suo cinema, il biliardo, e dando vita a una sorta di saga. A questo film, infatti, seguiranno Cablanca, Casablanca (1985), sequel del film ed esordio alla regia di Nuti, e Il signor Quindicipalle, che ha un personaggio differente come protagonista. Parodia più o meno dichiarata de Lo spaccone, il film del 1961 con Paul Newman, il film fu presentato nella sezione Un Certain Regard del 36º Festival di Cannes. È la storia di Francesco Piccioli, detto "il Toscano", impiegato d'albergo e gran giocatori di biliardo all'italiana. Per capire quanto vale sfida Marcello Lotti, soprannominato "lo Scuro", campione. Mente incontra Chiara, (Giuliana De Sio), ragazza con una valigia come la sua, dove al posto della stecca c'è il sassofono. È il film con cui Nuti rivela la sua comicità stralunata e sospesa, con atmosfere vagamente da noir. Francesco Nuti e Giuliana De Sio avrebbero vinto come migliori attori ai David di Donatello, ai Nastri d'Argento, al Globo d'Oro e alla Grolla d'Oro. Quelle storie torneranno in Casablanca, Casablanca (che cita il film Casablanca). Ma poi Nuti, con il secondo e il terzo film da regista, cambierà ancora.

Ornella Muti e Francesco Nuti in Tutta colpa del paradiso
Ornella Muti e Francesco Nuti in Tutta colpa del paradiso

Tutta colpa del paradiso (1985)

Francesco Muti e Ornella Muti in Tutta colpa del Paradiso
Francesco Muti e Ornella Muti in Tutta colpa del Paradiso

Tutta colpa del paradiso, insieme a Stregati (sono proprio questi due i film visti per caso in tv negli ultimi anni) racchiude quello che è forse il miglior Francesco Nuti. Un cantore di storie d'amore non convenzionali, sospese, quasi magiche, dove i silenzi sono importanti quasi quanto le battute, dove la comicità è stemperata, quasi un contrappunto per sdrammatizzare un po' la storia. Tutta colpa del paradiso racconta la storia di un uomo, Romeo, che esce di galera dopo cinque anni. Introno a lui tutto è cambiato, e non ha punti di riferimento. L'unico scopo della sua vita è ritrovare sue figlio Lorenzo, sei anni, che in pratica non ha mai conosciuto. Scopre che si trova in Val d'Aosta, in una baita chiamata Paradiso, dove vive con i genitori adottivi. In attesa che arrivi Lorenzo, Romeo lega con la coppia, soprattutto con Celeste (Ornella Muti), con cui sembra nascere un sentimento. Ma Tutta colpa del paradiso è una di quelle storie dove i sentimenti non sono netti, ma sfumati, dove non tutto viene detto. E dove i sentimenti dei protagonisti si fondono con il paesaggio-stato d'animo del luogo dove si trovano, l'alta montagna della Val d'Ayas. Quel senso di pace, purificazione, rinascita che quei luoghi trasmettono sembrano essere quello di cui ha bisogno Romeo. Tutti vengono a sapere chi è, tranne proprio Lorenzo. E alla battuta finale, "Sai chi tu sei te? Te tu sei Lorenzo!" è impossibile non commuoversi.

Recensione Francesco Nuti... e vengo da lontano (2010)

Stregati (1988)

La locandina di Stregati
La locandina di Stregati

Stregati, il terzo film da regista di Francesco Nuti del 1986, si basa sulla stessa idea di cinema, ma è anche completamente diverso a livello di atmosfere. È la storia di un disc jockey, uno di quegli speaker che parlano di notte, Lorenzo, che vive in un loft a Genova nei pressi del porto. Vive di notte, con i suoi amici, un tassista e un pianista, frequenta il padre che gestisce un cinema porno, vive di goliardia, di sprazzi, di amori occasionali. Una sera incontra Anna (è ancora Ornella Muti), una ragazza bellissima con cui passa una notte di passione. Lei però è in procinto di sposarsi, ed è lì solo per compare l'abito di nozze. I due però cercano di passare insieme tutto il tempo che rimane, si attraggono e si respingono, litigano e fanno l'amore. Lei perde per due volte quel maledetto treno che la porterà via. E poi... Stregati è così lontano ma così vicino a Tutta colpa del Paradiso. È girato in città, quasi tutto di notte, in una Genova industriale, solitaria, avvolgente, dove l'altro era ambientato tra la natura incontaminata, tra l'aria pulita, quasi tutto di giorno. Quello era tenero, parlava di amore paterno. Questo è più torrido, sensuale, ci parla - almeno all'inizio - di amore fisico. Eppure l'idea è la stessa: una storia romantica fuori dai canoni, un uomo e una donna che si incontrano e danno vita a un sentimento insolito. E intorno a loro il paesaggio-stato d'animo li avvolge, li compenetra, li influenza e ne è influenzato. E c'è, ancora una volta, la chimica esplosiva tra Francesco Nuti e Ornella Muti, irresistibile. La Genova in cui si svolge porta con sé quell'elettricità, quel mistero, quel senso di attrazione e di ignoto che si ha lasciandosi andare a un nuovo incontro. Il film è stato girato a Genova, all'interno del Porto mercantile, del Porto petroli (Multedo) e anche di quella che oggi è diventata l'area dell'Expo 1992, cioè all'interno del Porto Antico.

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Willy Signori e vengo da lontano: Francesco Nuti in una scena del film

Caruso Pascoski di padre polacco (1988)

Passano solo due anni da Stregati a Caruso Pascoski di padre polacco (1998), il suo quarto film da regista. Ma è già un altro Francesco Nuti. Un regista che punta su una comicità più definita, esplosiva, un attore che diventa mattatore assoluto e abbandona i mezzi toni e i silenzi dei film precedenti, per lanciarsi in gag irresistibili. Spinto probabilmente anche dai produttori, Nuti ci prova e fa centro, costruendo il primo di tre film campioni d'incassi. Qui Francesco Nuti è Caruso, un ragazzo di Prato con un padre polacco che non ha mai conosciuto e una madre opprimente, che decide di diventare psicoanalista. È uno di quegli uomini fidanzati da sempre con la stessa ragazza, Giulia (Clarissa Burt, che in quel momento era legata sentimentalmente a Nuti), conosciuta da bambino. Fino a che lei decide di lasciarlo. Storia d'amore e psicanalisti costellata di gag irresistibili, Caruso Pascoski di padre polacco è il primo film di Nuti che punta alla risata e al botteghino. Con gag vincenti, come l'arresto in stato d'ebbrezza e il "bacino" al carabiniere, gli incontri clandestini con Giulia nei bagni, e la dichiarazione "Io amo Giulia, Giulia ama me e tu sei omosessuale".

Willy Signori e vengo da lontano (1989)

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Willy Signori e vengo da lontano: Francesco Nuti e Isabella Ferrari in una scena del film

La formula vincente viene replicata l'anno dopo con Willy signori e vengo da lontano (1989). Ancora un Nuti decisamente comico, ancora un film con nome e cognome del protagonista nel titolo, ancora una storia d'amore e di manie, ancora una bellissima attrice protagonista, Isabella Ferrari. Willy Signori è un giornalista di cronaca nera, ha i suoi amici, un fratello su una sedia a rotelle (Alessandro Haber), e una fidanzata con un carattere molto particolare (Anna Galiena). La sua vita cambia quando ha un incidente, e il conducente dell'auto muore: Willy scopre che aveva una compagna, Lucia (Isabella Ferrari) e che questa è incinta. Anche Willy Signori e vengo da lontano è ricco di gag, ha una storia d'amore potente, e una chimica vincente tra Nuti e l'attrice protagonista.

Donne con le gonne (1991)

La locandina di Donne con le gonne
La locandina di Donne con le gonne

Donne con le gonne (1991) è il film che completa l'ideale trilogia puramente comica di Francesco Nuti, un film spassoso, uscito come film di Natale e diventato campione d'incassi della stagione, con più di 20 miliardi di lire. Ma è anche un film che indaga su come stanno cambiando i rapporti tra uomini e donne. In Donne con le gonne Nuti è Renzo Calabrese, medico dentista, che si innamora di Margherita, una femminista, una donna emancipata, dalla quale è attratto ma con la quale finisce irrimediabilmente per scontrarsi. Fino a che decide di sequestrarla e segregarla in un casolare di campagna, dove la costringe ai lavori casalinghi, Margherita è, ça va sans dire, un'altra attrice bellissima, Carole Bouquet: insieme, lei e Nuti fanno scintille, tra attrazione chimica e tempi comici perfetti. Anche qui tante gag, tra cui quella storica dello spinello "senti qua, m'hanno detto che c'è l'olio..."

Sarà per te: quel Sanremo del 1988

Una foto di Francesco Nuti
Una foto di Francesco Nuti

Tra le tante cose belle che ha fatto Francesco Nuti c'è anche una canzone portata al Festival di Sanremo. Nuti aveva già dimostrato di saperci fare con la musica (ascoltate la colonna sonora di Tutta colpa del Paradiso), ma nel 1988, nel festival condotto da Miguel Bosè e Gabriella Carlucci, quello vinto da Massimo Ranieri con Perdere l'amore, Francesco Nuti si mette in gioco, in gara, come cantante. Sarà per te è una canzone bellissima (tanto che Mina l'avrebbe reincisa per il suo album Uiallalla, del 1989), e lui la interpreta con una gran voce, con tanta ironia, con la personalità che tutti conosciamo. E, nella serata finale, recitando anche un po' tra una nota e l'altra. Vogliamo salutarti così, Francesco. Tutto questo sarà per te.