Fondazione è, probabilmente, una delle serie tv più sottovalutate degli ultimi anni, nonostante Skydance Television e Phantom Four abbiamo puntato moltissimo su questo progetto. Probabilmente la scelta distributiva di Apple TV+ non ha purtroppo giovato allo show, visto che la piattaforma streaming della Casa di Cupertino continua ad essere poco considerata rispetto ai suoi competitor più agguerriti o forse, semplicemente, il titolo non è riuscito a trovare il proprio target di riferimento.
Detto questo, è un vero peccato che Fondazione, ispirata in particolare al Ciclo letterario delle Fondazioni di Isaac Asimov, abbia così poco spazio, perché, ispirandosi ai libri originali e al tempo stesso reinventando parecchio del materiale iniziale, cerca di parlare dell'attualità con un tono molto serio, autorevole e, soprattutto, quasi profetico. Il risultato, che si può ravvisare sia nella prima che nella seconda stagione (arrivata il 14 luglio 2023 sulla piattaforma sopracitata), è spaventosamente in linea con i nostri peggiori incubi, evocando tra l'altro anche desideri e aspettative della nostra modernità.
Lotta tra classi
Già nel primo episodio di Fondazione, La pace dell'imperatore, osserviamo a bocca aperta il monumentale pianeta Trantor, la casa dell'Imperatore Cleon XII e dei suoi Fratelli Tramonto e Alba. La maggior parte della superficie del corpo celeste, in realtà, è avvolta da una coltre di ombra e detriti, mentre solo il sovrano (e pochi eletti) vivono protetti in una sfera di cristallo, in un palazzo circondato da ricchezze di ogni tipo. Un assolutismo spaventoso e opprimente che porta il regnante a conoscere ben poco i volti della povertà, con i più umili che sono illusi continuamente da un cielo artificiale (ovvero quelli che abitano nei settori più profondi del pianeta). Una lotta tra classi che, quindi, sembra vedere L'impero come unico vincitore di questo conflitto, ma che in verità trova una nuova luce quando Hari Seldon (Jared Harris) profetizza un finale disastroso per l'umanità. Una condanna e una critica, quindi, non solo allo strapotere politico attuale, ma anche ad un sistema fin troppo distante ed etereo che non ha la forza di reggersi su sé stesso.
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Immobilismo e trasformazione
Questo conservatorismo, in Fondazione, è figlio di una scelta politica aberrante: dalla scomparsa di Cleon I, infatti, è stato scelto di mandare avanti al potere tutti cloni dell'Imperatore originale, così da mantenere intatto un sistema intoccabile. Mentre il clone mediano, ovvero Fratello Giorno (che ha il volto di Lee Pace) è colui che prende le decisioni effettive ed è di fatto colui che detiene il controllo, la sua versione giovane è istruita continuamente dal robot Eto Demerzel (Laura Birn), mentre quella anziana (Terrence Mann) dipinge la storia della dinastia e si prepara alla morte. Un immobilismo che viene scosso al termine della prima stagione, quando si scopre che proprio la linea dinastica è stata manipolata dal punto di vista genetico e che quindi non esistono più cloni puri. Il tradizionalismo, quindi, viene travolto in modo burrascoso e l'unica soluzione sembra quella di abbracciare un maggiore progressismo visti i tempi nefasti che corrono. Anche qui troviamo un attacco per nulla velato alle posizioni più conformiste e reazionarie della politica che necessitano di un cambiamento obbligato per adattarsi a nuove trasformazioni.
Dei, martiri ed eroi
Sappiamo bene come la storia del mondo ha sempre avuto (e avrà) bisogno di miti, in particolar modo di figure di riferimento che diano un importante scossone all'umanità e che tempo stesso guidino le menti più deboli e indolenti. Proprio Fondazione è piena di personaggi carismatici che, alla stregua dei nostri leader, martiri della libertà ed eroi, con il loro operato segnano importanti tappe per l'evoluzione della società. Ma attenzione: spesso dietro queste figure si celano degli impostori. Nella serie L'Imperatore, ad esempio, è un abile manipolatore che si presenta come un dio, ma che in realtà usa la scienza per attribuirsi facoltà divine. Al contrario, Hari Seldon è il martire designato, un rivoluzionario destinato a morire per ispirare una generazione di eroi tra i quali spiccano sicuramente Gaal Dornick (Lou Llobell) e sua "figlia" Salvor Hardin (Leah Harvey). In questa narrazione è difficile non trovare dei riferimenti alla nostra storia recente e passata, che è costellata di personaggi più o meno influenti che hanno radicalmente trasformato il mondo in positivo e negativo.
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Un futuro digitale (ma non troppo)
Tra le opere che, piuttosto recentemente, ci hanno descritto la tecnologia in modo negativo e pericoloso non possiamo non citare Black Mirror che, tra alti e bassi, ci guarda da vicino, suggerendo delle possibilità future per nulla improbabili. Fondazione, in realtà, prende una posizione diversa: innanzitutto va molto oltre a livello temporale, parlando di una società molto più avanzata e oramai abituata al contatto con evolute forme di tecnologia. C'è però un aspetto che assolutamente non deve essere sottovalutato: nello show di Goyer come anche nei libri, c'è solo un robot che è sopravvissuto ovvero il già citato Eto Demerzel. Sembra quindi che Asimov (e quindi anche la serie) ci voglia suggerire che, dopo una connessione tra esseri viventi e robot, comunque l'essere umano potrebbe essere la razza destinata alla colonizzazione della galassia. Un desiderio decisamente molto ottimista e in linea con l'antropocentrismo di stampo rinascimentale, forse poco coerente con la nostra attuale percezione, sempre più consapevole, della nostra fragilità in primis come uomini e poi come colonizzatori.
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La speranza di pochi eletti e la rifondazione dell'uomo
Un altro messaggio positivo e speranzoso pervade l'opera di Apple TV+ ovvero la possibilità che, tra qualche anno, l'umanità risorga dalle proprie ceneri riuscendo a sopravvivere nonostante catastrofi sempre più disastrose e pericolose. Non a caso stiamo assistendo a condizioni climatiche sempre più al limite, mentre gli esseri umani sono ultimamente messi in continua discussione (qualcuno ha parlato di IA?). Ecco quindi che le Fondazioni mostrate nella serie sono un modo molto complesso ma sano per ripartire da zero, da una società il più possibile egualitaria e democratica, soprattutto fondata sulla conoscenza e la saggezza e non sulla forza. Un progetto che, come vedremo nella seconda stagione, è destinato anche questo a decadere dopo secoli, ma che comunque ispira il pubblico con una scintilla che ci auguriamo possa partire nei prossimi anni. D'altronde il bello della fantascienza è proprio questo: immaginare un mondo alternativo (ma forse non così lontano) che ci mostra, in maniera più lucida ed evidente, i difetti e i pregi dell'uomo.