Un ricordo, un'intromissione del passato nell'oceano del presente, un richiamo mnemonico che mette in pausa l'oggi: c'è un mondo intero e complesso rinchiuso nello spazio di film, come vedremo nella nostra recensione di Flashback - In taxi nel passato. Ma quello colto dal film diretto e interpretato da Caroline Vigneaux non è una semplice rivisitazione (cine)fotografica del passato. Ispirato da un passaggio veloce, un momento preso in prestito dalla storia, quella vera, con la S maiuscola, il film francese è uno sguardo caustico e ironico sulla diseguaglianza di genere e la quest femminile.
E poco o niente c'entrano veramente Giovanna d'Arco, Robespierre, Marie Curie o Napoleone. Tutti questi personaggi storici sono solo tessere di un campionario che va a formare la denuncia sociale scritta con la forza della cinepresa dalla regista d'Oltralpe. È infatti lo sventolamento di un tanga da parte di una deputata irlandese, simbolo di intimità e non di incitamento al consenso sessuale, a dare il là a questo film. Da semplice indumento che non deve nascondere nulla, se non la sua pura funzionalità di vestiario intimo, il tanga si eleva a suggeritore tematico e narrativo, fonte di ispirazione cinematografica forgiata dal fuoco della diseguaglianza sessuale e disparità di diritti umani. Ed è da questo breve intervento, tacciato immediatamente da un pubblico politico di prevalenza maschile, che nasce e si sviluppa Flashback, film originale Prime Video che dalle strade di un paese della Francia si addentra nelle radici del passato storico nazionale per elevarsi ad atto di denuncia universale. Vi lasciamo dunque con la nostra recensione di Flashback - in taxi per il passato e i motivi per cui, dietro a una giostra interpretativa sopra le righe, bisogna comunque apprezzare il tentativo di far sentire una voce fin troppo spesso silenziata, un po' come quella del deputato irlandese, o di mille altre donne rimaste nell'anonimato.
FLASHBACK: LA TRAMA
Su Charlie (Caroline Vigneaux) si può dire di tutto, ma non si può di certo ignorare la sua passione per il proprio lavoro, tanto da essere tra gli avvocati più promettenti e prestigiosi del suo studio. La legge è qualcosa che le appartiene, un po' come la sfilza di scarpe, decolté e abiti che riempiono la sua cabina armadio. Priva di scrupoli, ma piena di sé, la donna accetterà il caso di uno stupratore colpevole su tutti i fronti, ma che Charlie riuscirà a liberare da ogni accusa. Dopo aver festeggiato la vittoria in un locale (con tanto di assunzione di droghe leggere) la donna finisce sul taxi di un certo Hubert (Issa Doumbia), esperto sui nomi delle strade e femminista accorato. In realtà, la sua vettura non è altro che una macchina del tempo, che scarrozza Charlie in giro per i secoli, facendola passare dalla Preistoria alla Rivoluzione Francese, dagli anni Sessanta al Medioevo. In questo suo incredibile viaggio, la protagonista incontrerà paladine del femminismo e alcune tra le figure femminili più importanti della storia, apprendendo e facendo propri gli insegnamenti circa il valore di un'appartenenza, di un'unione e di una lotta portata avanti per i giusti motivi.
LA MARCIA DEI DIRITTI FEMMINILI IN FORMATO CINEMATOGRAFICO
Sarà intriso di una recitazione ampia, a tratti caricata, teatrale e manierista, Flashback, e sarà pure abbigliato di un certo spolvero di retorica, ma il messaggio che intende urlare, come un megafono in formato cinematografico, è forte e chiaro. Vittime della società dall'alba dei tempi, non persone ma oggetti di proprietà della loro controparte maschile, le donne si affacciano continuamente al mondo come se dovessero testimoniare e difendersi alla sbarra degli imputati. Sin da piccole iniziano a imparare l'arte della giustificazione, dell'accettazione di colpe che non sussistono, del difendersi, del camminare più veloce se sole, e di abbassare lo sguardo se intorno è buio. Sin dalla notte dei tempi le donne hanno lottato per squarci di diritti che dovrebbero essere propri per natura, ma che marcia dopo marcia, precedente dopo precedente, si fanno conquiste e vittorie di guerre che non dovrebbero nemmeno sussistere.
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IL VIAGGIO STORICO DELL'EROE
A metà strada tra Ritorno al futuro e Groundhog Day, il film diretto e interpretato da Caroline Vigneaux si fa vettore storico, macchina del tempo su cui sedersi, mettersi comodi, e insieme viaggiare lungo lo spazio-tempo di un passato plasmato nella sua natura finzionale, ma comunque aderente a concetti e privazioni di diritti che di finto non hanno nulla. Il fatto che a firmare la regia sia lo sguardo di una donna è solo un surplus a un manifesto redatto con l'inchiostro della stanchezza e dell'afasia di donne che hanno ormai perso la voce a forza di urlare i propri diritti. L'attrice e regista si fa presta-corpo di un personaggio odioso, egocentrico, e tale doveva presentarsi al cospetto del proprio spettatore. In lei si incanalano tutti i pregiudizi, i vizi e i difetti di uno sguardo sociale che non si salva nemmeno dalla solidarietà femminile. Ponendo al centro dell'opera un personaggio così rimpinguante, respingente, ostacolo fattosi persona del processo di immedesimazione spettatoriale, Flashback sottolinea, come un evidenziatore rosa, una presa di posizione e una presentazione oggettiva di un passato reiterato fin troppo nel presente, grazie soprattutto all'evoluzione intima, personale e coscienziosa della propria protagonista.
Elevandosi a testimone oculare di quel compendio di ingiustizie e discriminazioni che accompagnano come una macchia sulla pelle l'essere donna tra l'ieri, oggi e domani, Charlie assimila e prende coscienza di quello stesso dolore subito e da lei stesso rinnegato all'inizio del film a discapito del genere femminile. Specchio riflesso (e riflettente) della figura dello spettatore al cinema, assistendo con i propri occhi allo svolgersi di una vicenda, ne decreta la veridicità, la fa sua, la analizza attuando un procedimento di pensiero che la spinge a prendere una posizione, a dire la propria, a non rimanere nell'ombra.
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GUIDA VIRGILIANA, ANIMA DANTESTCA
Che Charlie sia cuore pulsante dell'opera nel suo ruolo di guida virgiliana e anima dantesca perdutasi nella selva delle proprie insicurezze, ce lo ricorda costantemente la regia di Caroline Vigneaux. È lei il perno su cui canalizzare l'attenzione del proprio pubblico. Sono le sue cadute (etiche e fisiche), le sue espressioni cariche di umorismo, disprezzo e tenerezza, la mano che prende il braccio del proprio spettatore e lo trascina in questo viaggio alla scoperta di un passato rimaneggiato ma comunque storico, affinché gli errori che lo hanno caratterizzato non vengano perpetuati nel presente, decretando la sconfitta del futuro. Non solo posta al centro dell'inquadratura, così da elevarsi a elemento calamitante lo sguardo del proprio pubblico, il corpo e l'anima di Charlene dominano ogni atomo della ripresa cinematografica. Vigneaux non si limita infatti a immortalare movimenti, gesti ed espressioni visive della propria protagonista, ma ne traduce anche i movimenti interiori, i maelstrom emotivi che la investono, gli stati mentali alterati e allucinatori che la confondono, disorientano, per mezzo di grandangoli, fish-eye, steady-cam e altre soluzioni sia registiche, che di movimenti di macchina che permettono allo spettatore di accedere direttamente all'antro più intimo della protagonista.
IMPARARE A NON DIMENTICARE IL PASSATO
Scatta così un perfetto processo di condivisione emotiva e affettiva che permette al pubblico di sentirsi parte della storia, di farsi egli stesso testimone e osservatore privilegiato di vicende storiche tramutatesi in moniti denunciatori. Avvocati fittizi e momentanei di donne più o meno prestate alle pagine di Storia, gli spettatori con Flashback vengono investiti da un'arringa in formato cinematografico volta a rendere esplicita un'ingiustizia che dai tempi di Giovanna d'Arco si è protratta fino al movimento #MeToo contemporaneo. Il tutto sostenuto da una narrazione scorrevole e godibile, grazie anche per un montaggio vivace e dinamico. Quella di Flashback è una marcia secolare ridotta a una novantina di minuti, perfettamente illuminata da una fotografia solo a strascichi sporcata da fumo e polvere, perché niente e nessuno deve intralciare il cammino del proprio pubblico verso la rivendicazione femminile. Ed ecco che anche gli abiti si fanno accesi, colorati di un rosso, di bianco, o di un giallo cangiante per rendere visibile la propria protagonista e così seguirla con facilità, come una guida turistica nel corso dei decenni, che porta in alto non più una bandierina per orientare i propri visitatori, ma un tanga, simbolo di vendetta, di uguaglianza, di un passato da non rinnegare, perché solo "chi dimentica il passato è condannato a riviverlo". E le donne di svegliarsi la mattina e vivere una quotidianità fatta di diritti impari, di assistere allo scorrere di eventi sempre uguali e reiterati come un Bill Murray qualunque in Ricomincio da capo, prigionieri di un flashback continuo, forse sono anche stanche.
Conclusioni
Concludiamo questa nostra recensione di Flashback - in taxi nel passato sottolineando come dietro all'ironia a tratti infantile, si nasconde un messaggio di denuncia sociale e di rivendicazione femminile molto acuto.
Perché ci piace
- La denuncia sociale sottesa alla storia.
- Lo sviluppo del personaggio di Charlie.
- I movimenti di macchina.
- Gli obiettivi impiegati.
Cosa non va
- L'ironia a volte un po' troppo elementare.
- La superficialità di certi passaggi.