Presentata a Berlino in anteprima mondiale l'opera prima del regista Dennis Lee Fireflies in the garden, attesissima soprattutto perché il cast vede la presenza simultanea di Julia Roberts e del marito Danny Moder nella doppia veste di operatore e direttore della fotografia. Ad accompagnare la pellicola oltre al regista Dennis Lee, sono intervenuti tre dei membri del nutrito cast: Willem Dafoe, Ryan Reynolds e la giovane stella di Heroes Hayden Panettiere. Assente giustificata Julia Roberts attesa invano dai numerosi fans assiepati, come sempre, fuori dal Berlinale Palast. Dennis Lee spiega come la genesi di Fireflies in the Garden sia strettamente legata a un lutto che lo ha colpito nel 1999, la morte improvvisa della madre in un incidente stradale. "Scrivere il testo teatrale dopo ciò che mi era capitato è stata un'esperienza catartica che mi ha insegnato a elaborare il lutto e accettare ciò che era accaduto. L'esperienza teatrale mi aiutato moltissimo e mi ha portato a realizzare un film fatto per delle ragioni precise, con uno scopo chiaro e con le giuste motivazioni".
Al centro della vivcenda il dramma familiare vissuto dalla famiglia Taylor, dramma che culmina in tragedia ma che, per anni, fa capolino tra rancori mai sopiti e relazioni parentali dominate da sentimenti contrastanti. "Fireflies in the garden si concentra essenzialmente su una serie di dinamiche familiari e, in particolare, sul rapporto di amore/odio tra un padre e un figlio. E' un film sulla separazione, sulle incomprensioni, è fatto di relazioni autentiche e prova a gettare un ponte per ricomporre l'unità familiare distrutta. La pellicola vuole suggerire le relazioni che intercorrono tra i personaggi senza svelare troppo e soprattutto, senza farlo subito. Tutte le famiglie nascondono segreti, ma ai fini della narrazione lo svelamento deve essere graduale e mai completo, in modo da stimolare lo spettatore a colmare le lacune".
Willem Dafoe interpreta il capofamiglia Charles Taylor, personaggio complesso e tormentato che instaura col figlio una relazione fatta di violenza e incomprensioni. "Nel corso della pellicola io interpreto un personaggio che contiene due anime diverse in continua evoluzione. In tutta la prima parte, ambientata nel passato, Charles Taylor è un padre di famiglia apparentemente amorevole e devoto che, in realtà, instaura col figlio un rapporto di sopraffazione e violenza brutale. Dopo l'incidente d'auto in cui la moglie perde la vita, tutto cambia. Le certezze di Charles si sgretolando definitivamente, tutto ciò che l'uomo ha costruito nella vita scompare all'improvviso. Cambiano le prospettive e le sicurezze del passato vacillano. Anche nel mio lavoro di attore è difficile avere delle certezze, soprattutto quando ci si avvicina a un nuovo personaggio senza saperne molto. A volte ignoro totalmente il background del carattere che devo interpretare, ma scelgo instintivamente il modo col quale identificarmi con lui. Nel caso di Charles, si tratta di un uomo che per amore è capace di perdere ogni controllo diventando terribilmente crudele. Ovviamente io non sono così, ma una piccolissima parte di lui è contenuta in me. In generale trovo sempre molto più interessante avvicinarmi a personaggi disconnessi o problematici che mi attraggono perché rappresentano una notevole sfida sul piano recitativo."
Il giovane Ryan Reynolds interviene per sottolineare come l'immagine della famiglia perfetta, spesso, nasconda al suo interno realtà terribili. "Il mio personaggio, il figlio di Charles, scopre la facciata e denuncia l'ipocrisia della situazione familiare fintamente serena dimostrando profonda umanità e coraggio. Il fatto che il nostro cast si sia rivelato particolarmente affiatato e abbia funzionato a meraviglia è merito di Dennis Lee che, con il suo testo teatrale, è stato capace di intuire la nostra capacità interpretativa ai provini in relazione al personaggio che dovevamo interpretare. Gli attori che hanno letto il copione si sono immedesimati fin da subito nei ruoli da intepretare e il regista, pur essendo alla prima regia, è stato capace di intuire immediatamente l'interprete giusto per ogni ruolo".
Plauso anche alle musiche, semplici, ma efficaci, che fungono da sostegno alla vicenda e alla fotografia. "Per evidenziare il continuo passaggio dal presente al passato e differenziare i flashback che si innestano nella narrazione principale, vi sono degli stacchi di colore. Il lavoro di Danny Moder sulla luce, sul colore e sulla texture dell'immagine è accuratissimo e ha permesso di dare vita a una narrazione caratterizzata da una continua alternanza di piani temporali che movimenta la trama e arricchisce il film di un surplus di senso valorizzandone le valenze simboliche".