L'anoressia, i disturbi alimentari in generale, per quanto spesso giustamente associati agli standard estetici punitivi e irrealistici della rappresentazione mediatica del corpo femminile in particolare, hanno poco a che vedere con l'aspirazione alla bellezza e molto con la complessità e la fragilità della mente umana. Marti Noxon, veterana del piccolo schermo al suo debutto alla regia di un lungometraggio e vittima di anoressia nervosa lei stessa in passato, questo lo sa molto bene; il suo To the Bone - accolto non senza qualche controversia vista la delicatezza dell'argoemento - è apprezzabile proprio perché racconta la persona affetta prima che il disturbo che la colpisce.
L'Asperger delle calorie
Come la regista e sceneggiatrice, anche la protagonista del film Lily Collins ha in passato sofferto di anoressia e bulimia, cosa che ci induce a sperare che la magrezza e il volto livido ed emaciato che la sua Ellen/ Eli siano frutto di make up e di qualche intervento postproduttivo, per scacciare un pensiero un po' preoccupante. In ogni caso, l'impegno fisico ed emotivo dell'attrice inglese dai grandi occhi intelligenti è indubbio e, affiancato all'attenzione di Noxon nel presentare il tema con equilibrio e rispetto, fanno di To The Bone un film un'esperienza convincente all'interno di un dramma misconosciuto.
Ellen ha vent'anni, un bel temperamento artistico e la misteriosa convinzione di poter tenere a bada il malessere che la sta letteralmente consumando; ma ha anche una famiglia problematica in cui l'adulto che più si occupa di lei è la matrigna, poiché il padre (che non compare nemmeno sulla scena) è impegnato a lavorare per "mantenere due famiglie" è la madre si è trasferita in un altro stato con la compagna, ed è stremata dalla malattia della figlia. Ed è proprio la matrigna, interpretata dalla deliziosa Carrie Preston di True Blood e di The Good Wife, a indurre la ragazza a tentare un trattamento "sperimentale" dopo che Ellen è stata cacciata dall'ennesima clinica riabilitativa.
Intelligente, ironica e magnetica, la protagonista di Fino all'osso è un personaggio scritto con arguzia e in cui convivono in maniera credibile un certo grado di consapevolezza e una lenta, terrificante, inarrestabile autodistruzione. La padronanza dell'argomento è evidente anche nell'attenzione ai dettagli: dalla capacità surreale di quantificare le calorie dei cibi a un semplice sguardo alle ecchimosi intorno alla spina dorsale dovuto alla compulsione a fare addominali per bruciarle fino all'ultima, abbondano gli elementi che rendono particolarmente efficace e convincente la rappresentazione della malattia, accompagnati da una brillantezza nei dialoghi che non deve sorprendere visto il curriculum di Marti Noxon, che, sin quando firmava alcuni degli episodi più emozionanti di Buffy - L'ammazzavampiri, ha dimostrato la capacità di accostare il dramma al sorriso, e di saper raccontare la gioia e l'energia della gioventù anche nella circostanza più estrema.
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Compagni di viaggio
Dal punto di vista della struttura narrativa o dell'approccio stilistico, To the Bone non ha molto di particolarmente radicale o innovativo da offrire: il racconto è basato su dinamiche piuttosto prevedibili, oltre che sull'idea semplicissima di indurre la protagonista a convivere con altri giovani affetti da disturbi simili ai suoi, e lasciare che il confronto e l'empatia facciano il loro corso. Il medico che, con piglio onesto e occasionalmente brutale, sostiene questo approccio è interpretato da un Keanu Reeves un po' opaco; a risplendere è più che altro il giovane attore di Broadway Alex Sharp, oltre alla già menzionata Carrie Preston.
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La regista si dedica con attenzione e misura al percorso interiore della sua eroina e tenta qualcosa di un po' più audace soltanto nel finale, senza troppa fortuna; al di là della risoluzione un po' frettolosa della vicenda di Eli, To the Bone riesce a essere efficace nel suo approccio onesto e incoraggiante al tema del disagio psichico: un invito ad accettare le inevitabili difficoltà e i conflitti, sorpattutto quelle impossibili da riconciliare, e trovare altrove la forza e le motivazioni per costruirsi un futuro, che può essere utile a tutti e non solo ai giovani che, giunti a un bivio esistenziale di una certa portata, sono tentati dalla possibilità di scomparire anziché convivere e crescere con il dolore.
Movieplayer.it
3.0/5