L'essere umano ha paura; vive sospinto dal timore. E quando si parla di prendere una decisione in campo amoroso, ecco allora che tutto si veste di panico ansiogeno, perché nulla qui è prevedibile, sicuro, o certo. Non sorprende, pertanto, che in un mondo come quello contemporaneo, fatto di schermi accesi, e scelte spesso affidate a un calcolo dettato da continui algoritmi, tutto venga rimesso nelle mani di risultati matematici, processi tecnologici, così da allontanarsi dalle proprie responsabilità e giustificare eventuali sbagli.
I post da guardare, i like da mettere, perfino gli appuntamenti da organizzare e gli interessi amorosi verso cui concentrarsi; siamo una società bulimica e famelica di cookies, e da cookies dominati. Un'accettazione a sottomettersi a scelte e proposte compiute da altri a nome di un'incertezza che ci assale, o un dolore che ci soffoca. Ci affidiamo così a una scienza esatta, fatta di calcoli, passaggi processuali, test e analisi inconfutabili; ma nel contesto di una scelta così obiettiva, ecco fare la sua comparsa un sentimento dalla natura imprevedibile, improvvisa e soggettiva come l'amore. La medicina cura, o ci prova; la tecnologia allieva il timore delle scelte; le app si sostituiscono al tempo che scorre e alla messa in esame del partner perfetto, suggerendo con fare deciso la personalità perfetta in base a preferenze e gusti personali dati da noi stessi in offerta ad algoritmi e sistemi inumani e artificiali.
Lo schermo che racconta, lo schermo che modella il libero arbitrio
Finestre sulla realtà, il cinema e la televisione raccolgono tra le proprie mani questa situazione di fragilità e insicurezza tipicamente umana, per creare atmosfere tra il reale e il distopico, mondi in cui l'affidamento della propria intimità a una mente artificiale ci tramuta in pseudo-automi in attesa di input e comandi, scelte da intraprendere, gesti da compiere, ricordi da eliminare. È l'uomo che si fa robot, e il robot che si fa pseudo-razionalità umana. E lo schermo, grande o piccolo che sia, è lì pronto a cogliere tale interferenza, mostrando gli scarti, evidenziando le distanze e con esse il timore di prendere decisioni, il rischio totale di mettersi nelle mani di altri per la paura di essere infelici, di compiere la scelta sbagliata, di ricordare o perdere il meglio di se stessi.
Dimmi chi sei, e ti dirò chi amare
Afflitti da una delusione, stanchi di cercare, o guidati dalla ricerca di un brivido, gli utenti si affidano alle app di incontri nella speranza di un'avventura, o di un amore eterno. Cupidi degli anni della tecnologia, i loro algoritmi sono frecce da scagliare, o dardi brucianti di fugace passione. Gli amanti contemporanei sono ormai assuefatti di impazienza; stanchi di cercare, si affidano alla rapidità di scelta sulla base di preferenze e gusti personali, nella speranza che sia un calcolo matematico, e non più il destino, a scegliere per loro.
Come dimostrano serie come Soulmates (disponibile su Prime Video), o episodi come "Hang the DJ" di Black Mirror la nostra società è talmente assuefatta dall'essere dominata e soggiogata dalla tecnologia, tanto da lasciarsi guidare anche in una scelta così intima e personale come quella circa la persona con cui uscire, sedurre ed eventualmente amare. Un totale servilismo nei confronti dell'intelligenza artificiale, da mettere in dubbio anche relazioni pluriennali, matrimoni solo apparentemente solidi, legami profondi messi in discussione per un calcolo matematico senza apparente possibilità di errore. Siamo destinati a una sola metà della mela e app come quelle della puntata di Black Mirror, o dei test di Soulmates e Fingernails promettono di rivelarla, scardinando i sistemi, distruggendo le convinzioni. E così, in un mondo in cui tutto è quantificabile e calcolato, anche le decisioni sono ora prese sempre più da dei software, e sempre meno da degli esseri umani, in una girandola di verifiche di affinità che forse così accurate, e veritiere, non lo sono.
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Fingernails, Soulmates e la rivelazione delle nostre metà
La nostra società ha paura del conflitto, e ancora di più dei rischi e degli eventuali sbagli. Vogliamo tutto, subito, e in maniera esatta. Che siano in mondi dispotici (Hang the DJ), di futuri possibili (Soulmates) o di presenti atemporali, dove la tecnologia scompare, ma la sua essenza rivive in processi e calcoli che rivelano le giuste affinità di coppia (Fingernails) la tecnologia ci illude di poter vivere di concretezze e di errori evitabili. Ma per quanto calibrati e basati su elementi ineccepibili, tali risultati si poggiano su elementi imprevedibili e soggettivi come i sentimenti. Sono paradigmi mutanti, che si modificano sulla scia di un momento, o di un nuovo incontro. Eppure, proprio per quella loro natura inafferrabile e perpetuamente cangiante, basta che le emozioni incontrino un elemento mentalmente convincente come quello dei calcoli matematici, che ogni nostra convinzione si azzera, per sostituirsi a quella proposta dal test e/o dalle app di turno. Ma per quanto esatti sulla carta, i risultati di tali tecnologie potrebbero essere anche catastrofici nell'anima delle persone. Lo dimostrano fin troppo bene gli episodi della serie Soulmates dove la promessa di mostrare la nostra anima gemella rischia di distruggere quella che era una relazione solida, propositiva, giusta.
Un'implosione del nucleo domestico scaturito da dubbi interiori, e piccoli screzi all'ordine del giorno, che il pilot Prova d'amore espone senza filtri, ma con dolorose conseguenze. E così, anime destinate per stare insieme (come quelle di Nikki e Franklin, interpretati da Sarah Snook e Kingsley Ben-Adir) e legami dettati dal battito del cuore e dell'attrazione fisica e intellettuale, si sfibrano fino a rompersi perché un risultato di un test compiuto per curiosità, o insofferenza sentimentale, decide altro, stabilendo che le nostre metà della mela sono semplici sconosciuti residenti altrove. Lo stesso procedimento è alla base di Fingernails: piuttosto che seguire i propri istinti e la fallibilità dei nostri sentimenti, i protagonisti del film di Christos Nikou accettano ciecamente il risultato di un test che ritrova nello spazio di un'unghia il responso di un mancato, o effettivo, innamoramento reciproco. E così, per Anna (Jessie Buckley) l'attrazione per il collega Amir (Riz Ahmed) e l'eventuale conclusione di un rapporto solido e duraturo con il compagno Ryan (Jeremy Allen White) viene del tutto legittimato dai risultati di un test che promette di comprovare la veridicità dei sentimenti.
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Attraverso software come quelli di Hang the DJ, o processi matematici di affinità elettive (Soulmates e Fingernails), segniamo i confini dei nostri destini, in un'estrema targetizzazione e completezza delle nostre esperienze online. Non più attraverso esperienze dirette e momenti di vita personali condivisibili con gli altri, il mondo di oggi si fa sempre più distante e meno interpersonale, più social e meno "sociale", facendo dell'amore un semplice risultato di un test compiuto da calcoli e algoritmi, e sempre meno da battiti cardiaci e farfalle nello stomaco.
Se mi lasci e ti cancello, e la scienza che consola cancellando il ricordo
La nostra esistenza nello spazio dei social vive sulla scia di un desiderio preciso e ineluttabile: quello di evitare elementi di disturbo e di ansia. Non vogliamo soffrire e per questo ci poniamo alla perenne ricerca di esperienze destinate a non turbarci. Ecco quindi che nell'universo del possibile, e di un papabile futuro che rischia di diventare certezza, come quello del cinema, registi e sceneggiatori si sono fatti premonitori di eventi, profeti del distopico, e cantori di ansie e desideri sotto forma di esperimenti e processi tecnologico-scientifici. Solitudine e dolore; memoria e speranze; sono tante e diverse le sfumature che colorano la fine di una relazione. Sono tonalità cromatiche di una tavolozza scura, buia, che l'avanzamento tecnologico può illusoriamente riaccendere di luce e colori brillanti. È quanto mostrato in opere come Her e Se mi lasci ti cancello.
Qui la tecnologia non si fa più divinità dell'innamoramento, ma angelo dell'eterno oblio, o dell'illusoria consolazione. Dalla penna di Charlie Kaufman, e dalla sua traduzione visiva a opera di Michel Gondry, gli esperimenti e gli avanzamenti tecnologici si fanno promotori di rimozioni selettive di ricordi ben precisi. Non più Sisifo condannato a portarsi sulle spalle un peso costante nella forma di un ricordo, o di un rimpianto, ora l'essere umano può liberarsi da tale fardello e tornare a vivere. E così, dopo due anni d'amore, Clementine (Kate Winslet) decide di affidarsi alla clinica Lacuna inc. per eliminare ogni traccia mnemonica di Joel (Jim Carrey). Scoperto il fatto, anche Joel tenta di sottoporsi al processo di eliminazione di memoria selettiva, ma i fatti non andranno secondo i piani. La narrazione frammentata, dove fantasia e realtà si mescolano al passato e al presente, è una girandola caleidoscopica di emozioni, dove la rimozione dell'amato corrisponde per opposizione alla resistenza dell'inconscio di mantenere vivo il suo ricordo. Poesia composta da versi fattisi di immagini in movimento, Se mi lasci ti cancello è un labirinto della mente in cui perdersi per ricordare, soffrire, e tornare a sentirsi vivi.
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Her, e l'assistente vocale che ridona la vita
Ed è nel tentativo di sentirsi nuovamente vivo che Theodore (Joaquin Phoenix) si affida totalmente al potere dell'intelligenza artificiale nel film quasi anticipatore Lei (Her) di Spike Jonze. Ancora prima di Siri, Alexa, e di tutti gli assistenti virtuali che ci accompagnano nel nostro quotidiano, nel 2013 Jonze fa dell'intelligenza artificiale Samantha (Scarlett Johansson) un'essenza umana sotto forma di voce; un accumulo di calcoli e algoritmi, che permettono a questa protagonista incorporea di colloquiare, e a Theodore di rinascere. Il matrimonio finito, lo sguardo sempre rivolto verso il basso, grazie a Samantha adesso si colorano di tonalità del tutto nuove, perché calde ed eleganti, o semplicemente vive. Fondendo melodramma e fantascienza, Spike Jonze piega a suo piacimento i confini del genere per trattare secondo forme nuove l'elaborazione di un lutto per un rapporto finito attraverso il totale affidamento alla potenza di una voce calda, sensuale, da cui farsi cullare e dalla quale riscoprire nuovamente la forza dell'emozione, della passione, e della vita.
Scariche elettriche che rianimano cuori senza battito, o indicatori di anime gemelle perdutesi nella selva di delusioni e incertezze: la potenza dell'amore (più o meno veritiero) nel contesto dell'intelligenza artificiale riveste nuove formule ed entità: per un costrutto sociale come quello contemporaneo assuefatto dalla potenza degli schermi e dominato da proposte e tentazioni sotto forma di social e algoritmi, cookies accettati e dati sensibili offerti in pasto all'universo dei social, anche i sentimenti più puri e primordiali perdono di impeto e autonomia. Le nostre scelte non sono più nostre, ma dettate da calcoli e processi informatici: un automatismo dei sentimenti che il cinema continua a raccontare, tra dubbi e incertezze sotto forma di tecnologia e intelligenza artificiale che fanno del nostro cuore e del nostro cervello computer e sistemi processuali, e i nostri legami dei semplici risultati di test e applicazioni social.