Finalement, recensione: la vita secondo Claude Lelouch? A ritmo di tromba

Una vita in musica, giocata tra fantasia e realtà, scappatoie immaginifiche e prigioni quotidiani: ecco com'è l'ultimo film diretto dal mitico regista francese.

Finalement, un dettaglio del poster

La musica jazz è fatta di improvvisazione, piccole scosse elettriche nate in seno al battito di mille incontri. Sono associazioni di pensieri che nel mondo di Lino in Finalement (film diretto da Claude Lelouch e presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2024 e in sala dal 19 settembre) si fanno incontri casuali, parole basate su un materiale fantastico, e su sorsi di vita totalmente improvvisati, proprio come un brano jazz.

Finalement Storia Di Una Tromba Che Si Innamora Di Un Pianoforte Kad Merad Scena
Finalement – Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte: Kad Mared in una scena

In un mondo che sembra sempre più pazzo, un uomo che aveva tutto - famiglia, successo, carriera - sente che sta perdendo l'equilibrio. Lino soffre della cosiddetta "follia dei sentimenti": i freni inibitori decadono, le parole gli scivolano via dalla bocca, volando nell'aria come note di una musica lontana, colpendo e commuovendo, dilaniando e infierirendo come un brano jazz. Chi è Lino non si sa: è un prete destituito, un regista di film per adulti, un avvocato o un trombettista? Ricercato, vaga per la Francia, facendo incontri a dir poco inaspettati, improvvisando come un attore adesso comico, adesso drammatico.

Tutto il mondo è un brano jazz

Claude Lelouch
Claude Lelouch sul set

E come la musica jazz, anche la vita è una continua improvvisazione: un arrangiamento del tutto casuale scevro di scalette, ma vivo di battute da declamare sulla scia degli eventi, senza copioni, senza palcoscenici. Finalement di Lelouch si fa dunque riflesso in ridotto, restituzione metonimica dell'essenza umana; è una composizione vivente di chi è vittima di un'impressione, una compagnia teatrale di attori ignari delle battute da recitare in una performance da costruire sul momento, senza copioni, senza leggii. Per un uomo che vive di fantasie generate dal grembo di esistenze altrui, è essenziale vivere a stretto contatto con altri sguardi, altri corpi, altre vite a cui ancorarsi e da lì rinascere, alimentando la propria follia dei sentimenti. Una relazione simbiotica sottolineata dalla regia stessa di Lelouche, che da campi lunghi e totali capaci di raccogliere e affiancare il proprio protagonista con uomini e donne incontrati sulla sua strada, si stringerà sul suo volto, con primi piani parlanti e vivi di emozioni trattenute, altrimenti restituite da una musica dolce, elegante, coinvolgente, come quella di una tromba.

Finalment: uno, nessuno, centomila trombettisti

Finalement Storia Di Una Tromba Che Si Innamora Di Un Pianoforte Set
Kad Merad e Claude Lelouch sul set

Non vuole presentarsi come un uomo unico e riconoscibile, Lino; vuole essere tanti uomini, tanti passati mescolati a un'esistenza in fuga. Un patchwork esistenziale composto da toppe mnemoniche prese in prestito da altre realtà e da lui interiorizzate, riproposte con fare sicuro, ingannando se stesso e gli altri. Un'identità mai unitaria, la sua, ma sempre diversa e in divenire. Se davvero tutta la vita è teatro, quella di Lino è un happening sostenuto dalla musica di una tromba: è lo spettacolo di un uomo che scappa dalla claustrofobia di un lavoro, di un nucleo domestico, che lo costringe nello spazio di un qualcosa di definito e reiterato, per gettarsi tra le strade di una Francia pronto ad accoglierlo.

Finalement Storia Di Una Tromba Che Si Innamora Di Un Pianoforte Kad Merad Foto
Kad Merad e la sua tromba

Privo di passaporto, di cellulare, di legami con la propria famiglia, l'uomo può essere chiunque egli voglia. Colpe, peccati, cadute morali e istinti (dis)umani dei suoi assistiti, vengono adesso colti e interiorizzati non solo per comprenderli e difenderli meglio in tribunale, ma per tratteggiare nuovi contorni umani, nuove personalità da interpretare in un Tour de France sui generis. Un puzzle completato e poi decostruito a proprio piacimento con forme sempre diverse, in un processo creativo apparentemente semplice e credibile perché compiuto da un attore come Kad Merad (l'interprete del cult Giù al nord) capace di donare al proprio Lino un'identità frammentata, eppure coesa, decisa nel suo elevarsi alla libertà, di slegarsi dalle catene di un mondo che non sente più suo e da una testa che non vuole funzionare più.

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Tante linee narrative per tante identità possibili

Finalement Storia Di Una Tromba Che Si Innamora Di Un Pianoforte Immagine
Finalement, una scena del film

Ricalcando la multiformità identitaria del suo protagonista, anche il film di Lelouch non intende seguire una sola linea narrativa, ma muoversi in equilibrio precario tra immaginazione e realtà, musica della vita e note di un sogno pronto a inserirsi nello sguardo del reale. Un gioco a campana che prosegue lineare e coinvolgente nel corso della prima ora, per poi sconfinare in un parossismo che blocca il divertimento, lasciando spazio all'insostenibilità. Incapaci di distinguere il vero dal falso, il prodotto di una mente stanca della quotidianità, a quella routine che tutto genera e deteriora, il pubblico si ritrova disarmato, perso, stanco a muoversi su confini sempre più indistinguibili e irriconoscibili delle due sfere di azione. Il caos prende il sopravvento, e il gioco finisce. A poco può una musica che culla, alleggerisce tentando in un ultimo sforzo di guidare lo sguardo del proprio spettatore verso la comprensione dell'opera. E così l'improvvisazione si tramuta in un dialogo reiterato tra una mente fragile e il costrutto circostante, appesantendo quella leggerezza che faceva volare sulle note di una melodia jazz.

Conclusioni

Finalement è un film riuscito a metà. Seguendo il pellegrinaggio del proprio protagonista lungo i confini di una Francia che lo accoglie a braccia aperte, tra contraddizioni e bellezze paesaggistiche, il film di Lelouch riesce a dimostrare la labilità dell'esistenza umana; una performance recitata senza copioni, ma improvvisando, proprio come un concerto jazz. Tra salti costanti tra realtà e immaginazione, il film sconfina alla fine in un parossismo insostenibile, che disorienta e frena il processo di immedesimazione di un pubblico confuso e non sempre felice.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La prima metà del film, divertente e coinvolgente nel saltare tra fantasia del personaggio e realtà domestica.
  • La performance di Kad Merad.
  • Il paesaggio francese, enfatizzato da una fotografia dai tratti imperssionisti.

Cosa non va

  • Il parossismo finale, con cui si rende difficile distinguere immaginazione e realtà.
  • L'inserimento di troppe linee narrative mal sviluppate, o rimaste aperte.
  • L'inserimento di pezzi musicali reiterati quando non necessari.