E' un traguardo piccolo ma importante quello che si appresta a celebrare uno dei festival più giovani e chiacchierati della penisola cinematografica: quella che ci apprestiamo a seguire a partire da giovedì 28 ottobre è infatti la quinta edizione della kermesse capitolina. In cinque anni sono cambiate molte cose: il festival, caldeggiato fortemente dall'ex sindaco della Città eterna Walter Veltroni, è stato mantenuto con il "passaggio di consegne" del Campidoglio. Con la nuova gestione di Gian Luigi Rondi, tuttavia, la manifestazione ha subito un makeover, a cominciare dal nome: non più Festa del cinema, ma, più sobriamente, Festival del film, un'indicazione più "tradizionale" per una kermesse che, inserita com'è in un periodo fitto di festival più consolidati - Venezia, Toronto, Torino e Londra - fatica un po' a trovare una personale direzione.
Quel che è certo è che il Festival di Roma è ancora una festa, per lo meno per il pubblico romano: lo dimostra il successo della prevendita dei biglietti per le proiezioni che si terranno nella bellissima struttura dell'Auditorium Parco della Musica. Ma anche la filosofia della kermesse è rimasta sostanzialmente quella degli inizi, come dimostrano scelte come quelle di mostrare "assaggi" di 20 di pellicole di particolare appeal per il grande pubblico queli Tron Legacy o Dylan Dog: Dead of Night, come è stato in passato con Twilight o High School Musical 3. Caratteristica particolarmente cara al pubblico sono anche gli incontri con personaggi di grande importanza nel panorama del cinema italiano e internazionale; quest'anno sarà la volta di John Landis, Ennio Morricone, Fanny Ardant e dei "duetti" tra Margherita Buy e Silvio Orlando, tra Giancarlo De Cataldo e Gabriele Salvatores. Ma oltre alla volontà di incuriosire e blandire il grande pubblico, c'è anche l'intento di introdurlo a opere di grande valore - vedi l'imperdibile retrospettiva sullo Studio Ghibli, o l'omaggio al recentemente scomparso Satoshi Kon - o a novità di grande interesse: in questo senso va la scelta di mostrare, fuori concorso, il pilot di una serie televisiva, quel Boardwalk Empire che, attraverso il nome del produttore (e regista dell'episodio pilota) Martin Scorsese, può avvicinare il pubblico a quello che è una sorta di chimera in Italia, la televisione di qualità. Più che esplorare il nuovo, evidenziare tendenze, dare risalto a giovani e vitali cinematografie, tutte prerogative dei festival più prestigiosi e in larga misura rivolti agli addetti ai lavori, quello capitolino fotografa dunque la situazione attuale e funge da vetrina per appuntamenti di richiamo per un pubblico meno educato alle kermesse cinematografiche. Ma il suo successo dimostra che Roma è pronta a tornare ad avere un ruolo di primo piano nell'ambito della Settima Arte, e la selezione di quest'anno rivela un certo sforzo in direzione di un'offerta più forte e variegata.In qualità di nuovo media partner del Festival, Movieplayer.it vi racconterà in dettaglio questo quinto genetliaco, questa nuova pagina nella storia di una kermesse che forse non ha ancora una sua precisa identità ma che, per i romani, e anche per tanti cinefili, è già un appuntamento da non perdere in quanto occasione davvero unica per celebrare insieme il Cinema, popolare e non.