Ne ha fatta di strada il personaggio di Ferry Bouman, nato come comprimario nella serie Undercover salvo acquisire sempre maggior risalto con il procedere delle stagioni e guadagnarsi addirittura un film tutto suo nel 2021. Film al quale ora fa seguito Ferry - La serie, composta da otto puntate recentemente uscite nel catalogo Netflix, che non fa che confermare l'affezione del pubblico nei confronti di una figura scomoda, un villain scorbutico e scostante ma al contempo amabile nei suoi eccessi, che ha scalato non a caso nuovamente la top 10 delle produzioni più viste sulla piattaforma di streaming.
Questa produzione belga-olandese è principalmente indirizzata a chi ha già una certa infarinatura con il relativo background sopra ricordato, ma è resa parzialmente fruibile anche per un pubblico di neofiti, anche se ovviamente riferimenti sparsi qua e là andranno persi per ovvi motivi. Ad ogni modo la storia base è godibile da un pubblico eterogeneo, pronto a immergersi in questo sottobosco criminale in bilico tra ironia e violenza.
Cattive acque
Un racconto che è una sorta di ponte tra i fatti avvenuti nella pellicola stand-alone e nella succitata Undercover, nel quale Ferry non è ancora il potente narcotrafficante della droga sintetica. Come vi raccontiamo nella recensione di Ferry - La serie, il nostro sta infatti costruendo il suo impero, prossimo a cogliere quell'occasione che gli permetta di fare il grande salto e costruirsi un nome in grado di intimorire rivali meglio organizzati. Quando Arie Tack, leader dello spaccio locale, viene arrestato lasciando un vuoto di potere, Ferry si presenta ai suoi compratori - un gruppo di biker guidati da Mick e Ricardo - offrendo di consegnar loro un milione di pasticche, per le quali avrà in cambio una cifra omologa. Per riuscire nell'impresa e nella distribuzione criminale, chiede aiuto a diversi amici e conoscenti, incluso il cognato John - che finirà ben presto dipendente dalla droga - e il miglior amico Marco, ignaro che dovrà affrontare molte insidie e inaspettati tradimenti. In tutto questo Ferry ha anche proposto alla fidanzata Danielle di sposarlo, con questa che scopre inoltre di essere incinta...
Undercover 3, la recensione: attenti ai belgi su Netflix!
Questo è lo spaccio, bellezza!
Come abbiamo visto nella sinossi appena esposta, di carne al fuoco ve ne è parecchia e nel corso degli otto episodi avranno luogo diversi colpi di scena, alcuni prevedibili altri meno, che tingeranno un racconto partito su toni leggeri di sfumature sempre più amare e drammatiche, con decisioni difficile da prendere e traumi sentimentali pronti a rimettere tutto in discussione. La sceneggiatura, curata da Nico Moolenaar e Piet Matthys - già autori delle produzioni ivi collegate - è abile a rendere interessanti personaggi potenzialmente odiosi, tanto che si potrebbe tranquillamente sostenere il vecchio detto "il più pulito ha la rogna": tutti, a cominciare proprio dal protagonista, rischiano di essere vittime dei propri sbagli e hanno una moralità spesso ambigua, frutto certamente di quel sottobosco criminale ma anche di scelte sbagliate e di quella sete di potere che consuma progressivamente le varie parti in gioco.
Passato e futuro
Al contempo anche lo spazio dosato alle varie figure è ben equilibrato e cerca di mettere in risalto i vari punti di vista sull'evoluzione degli eventi, i quali va detto rischiano di soffrire in parte di una certa monotonia. Laddove infatti lo scavo caratteriale offre spunti azzeccati nel tratteggio di questo male strisciante che si insinua in chiunque, l'intera serie si concentra su una sorta di resa dei conti più o meno dichiarata tra tre fazioni, con un equilibrio bene o male ristabilito nelle fasi finali che apre le porte ad un potenziale prosieguo. Un paio di flashback atti a edurre gli spettatori alla scoperta di altrettanti fondamentali dettagli, poi la paranoia crescente e il senso di colpa, all'interno di un range emozionale che si fa caleidoscopico e pregno di istinti e istanti, figlio di una narrazione scostante e spigolosa, che non cerca giustificazione o glorificazione per i suoi personaggi ma li getta in faccia al pubblico proprio nell'esposizione dei loro sbagli e delle loro insicurezze.
Conclusioni
Un personaggio sottilmente ambiguo dietro quella patina sbruffona e apparentemente caciarona, dietro la quale si nasconde una figura astuta e crudele, pronta a sfruttare il momento giusto pur di completare la propria scalata nell'impero criminale. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Ferry - La serie, sorta di midquel tra gli eventi narrati nel film stand-alone e nella serie Undercover, un sottobosco di personaggi "sbagliati" è alle prese con una vicenda complessa nella gestione dei vari rapporti ma non priva di una certa monotonia nello svolgimento globale, capace comunque di reggere a livello tensivo per tutti gli otto episodi. E la parziale leggerezza iniziale viene progressivamente sostituita da una cupezza in crescendo, fino alla resa dei conti finale.
Perché ci piace
- Un cast in parte, ormai un tutt'uno con personaggi spesso respingenti ma affascinanti.
- Buon livello tensivo per tutta la durata della stagione.
Cosa non va
- Una certa monotonia in alcuni risvolti e un paio di forzature qua e là.