Undercover 3, la recensione: attenti ai belgi su Netflix!

La recensione della terza stagione di Undercover, la serie crime di produzione belga disponibile in esclusiva su Netflix.

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Undercover 3: una scena della terza stagione

Con la recensione di Undercover 3, che dopo la formula settimanale sul piccolo schermo in Belgio e nei Paesi Bassi arriva su Netflix nel resto del mondo, il giorno dopo la messa in onda del finale di stagione, torniamo a immergerci nel torbido mare della serialità belga di genere. Un mare che al servizio streaming sembra aver portato fortuna, dato che sulla piattaforma si possono vedere non solo le tre stagioni delle vicende di Bob Lemmens e Kim de Rooij, agenti sotto copertura incaricati di incastrare un noto narcotrafficante, ma anche il film Ferry, arrivato nel 2021 e incentrato sulle attività dell'omonimo barone della droga prima dell'inizio dello show. E così, con gli otto nuovi episodi, gli appassionati di polizieschi possono tornare a seguire le contorte vicende di un gruppo di personaggi intrappolati in una rete sempre più intricata di inganni e violenza. N.B. La recensione, senza spoiler, si basa sulla visione in anteprima della stagione completa.

Affari internazionali

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Undercover 3: una foto della terza stagione

La seconda stagione di Undercover vedeva l'uscita di scena di Kim, ritiratasi dalle forze dell'ordine per darsi al giornalismo. Rimane Bob, non più ufficialmente infiltrato ma incaricato di smascherare una talpa all'interno della polizia che trasmette informazioni a un gruppo di trafficanti turchi. Nel corso delle indagini, Bob si imbatte in Ferry, uscito di prigione e assetato di vendetta. Con vari stratagemmi lo convince a effettuare insieme l'infiltrazione, per sconfiggere dall'interno la nuova banda dalle ambizioni internazionali. Ma quanto potrà durare la tregua fra Ferry e l'uomo che lo ha mandato in galera a suo tempo? E non è neanche l'unico a volerlo vedere morto, dato che il circolo vizioso di menzogne e complotti si fa ancora più complicato del solito...

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Formula che vince non si cambia

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Undercover 3: una scena della terza stagione

La serie nasce per la fruizione settimanale in patria (difatti la cosa più buffa della visione su Netflix è quando il passaggio rapido da un episodio all'altro riduce a quasi una frazione di secondo il teaser degli eventi a venire), e forse anche per questo è importante una struttura verticale collaudata, con elementi fissi e una formula narrativa che non contempla particolari deviazioni dal percorso prestabilito. Formula che è stata parzialmente destabilizzata con la partenza di Kim, parte di un triangolo di caratterizzazioni che dava all'operazione quel giusto sapore umano, condito da occasionali sprazzi di humour bislacco in tradizionale salsa belga (per l'esattezza fiamminga, sul confine con il territorio olandese). Eppure, questi otto episodi mantengono intatto il miscuglio di dramma e suspense, puntando sulla nuova evoluzione del rapporto tra Bob e Ferry, quest'ultimo promosso a effettivo protagonista anche grazie al film dello scorso anno.

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Undercover: un'immagine della serie

Fedele all'accezione anglosassone del suo cognome, l'ex-antagonista principale ci traghetta da una sponda narrativa all'altra, garantendo l'intrattenimento tramite abbondanti dosi di pulp (complice anche la fotografia "sporca" che rende visivamente l'idea del lerciume etico con cui hanno a che fare i protagonisti). Un pulp che non aggiunge nulla di nuovo al genere - cambiano gli infiltrati, ma il gioco è sempre lo stesso - ma quello che deve fare lo fa con divertito gusto per il meccanismo del thriller. E per chi è in cerca di un divertimento efficace, non particolarmente impegnativo, da divorare nel giro di poco tempo su Netflix, questo è un piatto più che soddisfacente. Magari con un po' di patatine, giusto per restare in tema belga.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Undercover 3 sottolineando come la nuova stagione della serie poliziesca belga porti su Netflix una variazione, poco originale ma comunque efficace, sul tema dello sbirro infiltrato.

Movieplayer.it
3.0/5

Perché ci piace

  • L'arco narrativo duplice di Bob e Ferry è pieno di elementi interessanti.
  • L'assenza di Kim non si fa sentire eccessivamente.
  • Gli otto episodi procedono a un ritmo molto efficiente.

Cosa non va

  • La vere sorprese non sono davvero presenti in una scrittura che aderisce alla formula classica della serie.