Quarto film cinese a vincere l'Orso d'Oro alla Berlinale - dopo Sorgo rosso di Zhang Yimou, La donna del lago delle anime profumate di Xie Fei e Il matrimonio di Tuya di Wang Quanan (tutti dall'87 in poi) - Black Coal, Thin Ice rappresenta però una notevole eccezione rispetto all'immagine ormai tipica - e forse un po' usurata - dell'autorialità mandarina. Il terzo lungometraggio di Diao Yi'nan infatti parte espressamente da una dinamica da film di genere - il poliziesco e il noir in particolare - per allargare il discorso a una spiazzante e personale autorialità. È questo il principale elemento che salta agli occhi vedendo Black Coal, Thin Ice che è stato presentato in anteprima italiana al Far East Film Festival di Udine ed è in questa occasione che abbiamo incontrato Diao per parlare del suo film.
Il polar e AntonioniLa vicenda del poliziotto Zhang Zili (interpretato da Liao Fan, anche lui premiato a Berlino con l'Orso d'Argento come miglior attore), della sua profonda depressione e del modo anche scorretto in cui riesce a risolvere un caso di omicidio sembra guardare esplicitamente, più che alla tradizione locale, a certi modelli di cinema occidentale, dal polar francese al noir americano, passando per l'uso destrutturante che del poliziesco ha fatto Michelangelo Antonioni. Il regista, Diao Yin'an, conferma queste impressioni, anche se ci dice che l'idea di fare un film di genere è arrivata col tempo: "Ho cominciato a scrivere la sceneggiatura ben otto anni fa puntando completamente a fare un film d'autore. Ma è difficile trovare degli investitori per film troppo personali, quindi la mia produttrice Vivian Qu [che è anche regista e alla Mostra di Venezia del 2013 ha vinto la Settimana della Critica con il suo film d'esordio, Trap Street, n.d.r., che aveva già prodotto il mio precedente film, Night Train, mi ha suggerito di inserire degli elementi più commerciali. Ci ho riflettuto sopra e ho pensato che per mantenere il mio stile potevo aggiungere una trama thriller e delle situazioni da poliziesco. Del resto, io ho sempre amato questo genere, sin da bambino, e devo dire che nella Cina odierna il noir è probabilmente il miglior modo per raccontare quanto accade. Ogni giorni si leggono infatti degli incredibili e sconvolgenti casi di cronaca, abbastanza simili a quello che ho raccontato io, con la storia del corpo fatto a pezzi e ritrovato in diverse miniere di carbone". Ma allo stesso tempo Black Coal, Thin Ice riesce anche ad essere un film d'autore: "Sì, se vogliamo la sceneggiatura è scritta in tutto e per tutto come un noir, mentre invece ho deciso di dirigerlo spiazzando tutti i canoni del film di genere. Ho evitato i primi piani classici del noir, ho fatto diversi piani sequenza. Questo perché girando mi ispiravo a certe atmosfere dei film di Tsai Ming-liang, di Michael Haneke, ma soprattutto di Michelangelo Antonioni, il cui cinema mi ha molto influenzato. Il mistero, l'eleganza dei suoi personaggi, il fatto che si parli poco e che si giochi molto sulle atmosfere, sono tutte cose che amo in Antonioni". Il discorso sulla società cinese
In Black Coal, Thin Ice emerge il ritratto di una Cina crudele, solitaria, desertificata, in cui i paesaggi inglobano i personaggi, dalle miniere di carbone alle desolanti distese ghiacciate. "Sì," - ci dice il regista - "in Cina sta arrivando la ricchezza e cresce anche la solitudine delle persone. E con essa cresce la violenza. Ho voluto raccontare anche questo: la violenza che si nasconde in ogni famiglia. D'altronde i brutali accessi di violenza del protagonista verso le donne, quando ad esempio cerca di violentare la compagna che lo ha appena lasciato, nascono anche quelli dalla sua profonda solitudine, dalla disperazione che prova nel vivere in una società così disunita. Poi, ovviamente, ho voluto raccontare anche il dislivello sempre maggiore tra ricchi e poveri. Tutto quanto - gli omicidi, le indagini, ecc. - accade in fin dei conti per un vestito rubato. Penso che la Cina ora stia passando attraverso un periodo storico simile a quello che ha vissuto l'Europa alla fine della Seconda Guerra Mondiale. E, se ci pensate, era proprio in quegli anni che aveva grande successo il noir. Anzi, io credo che il noir nasca da due movimenti cinematografici solo apparentemente opposti: il neorealismo, attraverso cui si porta avanti la critica della società, e l'espressionismo, con cui il discorso viene stilizzato. Sì, credo che sia da qui che nasca il noir". Tra censura e successo commerciale
Qualche anno fa probabilmente Black Coal, Thin Ice non avrebbe superato l'ostilità della censura governativa. Oggi, invece, pur essendovi ancora enormi limitazioni - dal divieto verso i nudi o verso il genere horror - un film come quello di Diao Yi'nan è riuscito ad uscire nelle sale della Cina continentale. "Sì, devo dire che è andata abbastanza bene. Siamo andati all'Istituto di Cinematografia, abbiamo discusso con loro. Ci hanno chiesto in effetti di tagliare delle cose, ma abbiamo ritenuto che non fossero influenti nel discorso complessivo del film e quindi abbiamo fatto come dicevano loro". E, probabilmente, questo film finirà per incidere in profondità nel mercato produttivo del sistema cinematografico cinese. Infatti Black Coal, Thin Ice - che, pure, non ha ancora una distribuzione in Italia - è stato un grandissimo successo commerciale, arrivando a incassare più di 100 milioni di yuan. "Non mi aspettavo che andasse così bene. Ma è stato giusto anche il modo in cui il film è stato promosso. Infatti, sarebbe dovuto uscire molto più avanti ma, visto l'Orso d'Oro, abbiamo chiesto che uscisse prima e così è andata". Dopo la svolta di Jia Zhang-ke, vincitore del Leone d'Oro del 2006 con Still Life, che lo scorso anno ha presentato al Festival di Cannes un film come Il tocco del peccato, con cui guardava alle esplosioni di violenza del cinema di Takeshi Kitano più che all'introversione dei suoi precedenti titoli, forse il cinema d'autore cinese è pronto a una radicale ricollocazione e a una progressiva rielaborazione di codici altri. In tal senso, Black Coal, Thin Ice potrebbe essere preso già nel prossimo futuro come un modello da imitare.