In apertura alla recensione di Fargo 4 sentiamo il dovere di esprimere la nostra felicità nel rivedere sul piccolo schermo, finalmente, una nuova storia ambientata in quell'America a metà strada tra il vero e il falso a cui la serie ci ha abituato. Tre anni sono passati dalla terza stagione e, bisogna dirlo, il piacere di ritrovare un certo stile a cui la creatura di Noah Hawley, scrittore e regista della serie, ci ha abituati non può che far piacere. Eppure, dai primi sei episodi che abbiamo visto in anteprima, questi tre anni di distanza sembrano aver cambiato alcuni elementi caratteristici della serie, a partire proprio da quell'insieme di commedia e dramma, di scrittura narrativa contaminata dal caos, che sanciva il legame del prodotto televisivo all'omonimo film dei fratelli Coen del 1996. È un ritorno che profuma di casa, ma che per certi versi spiazza ponendoci una domanda che, alla quarta stagione di una serie antologica, necessita una risposta: stiamo vedendo il vero Fargo o solo una sua falsa copia?
Cane mangia cane
Questa volta la trama ci catapulta, dopo un breve prologo che inizia negli anni Venti (e si distingue per una diversa scelta fotografica), nella Kansas City del 1950. Negli anni varie famiglie criminali si sono alternate tra alleanze e tradimenti il controllo della città: prima erano gli ebrei, poi gli irlandesi a cui sono seguiti gli italo-americani e che ora vedono l'ingresso degli afroamericani negli affari. Una staffetta sempre uguale nel tempo e che funziona grazie alla ripetitività delle tradizioni. Tradizioni che vengono messe in dubbio dai tempi che cambiano, dalla società che muta e dall'arrivo di nuove opportunità. Proprio l'America, terra delle opportunità, è così piena di diverse persone, diverse culture e diversi modi di affrontare il mondo che diventa difficile costruire una vera identità americana. Ecco che la serie, attraverso gli stilemi del gangster movie si domanda cosa rende le persone "americane" se la stessa America è una terra di immigrati. A contorno di questa storia di bande in lotta tra loro, si alternano le storie di una giovane ragazzina nera nata da un matrimonio misto e il personaggio di un'infermiera che tende a uccidere i suoi pazienti. Come sempre, personaggi importanti e semplici individui comuni arriveranno a far parte dello stesso mosaico, anche grazie alla solita casuale mano del destino e delle coincidenze, seppur in misura molto minore rispetto alle precedenti stagioni.
Le 34 serie TV da vedere del 2020
Pregi e difetti di un'antologia
Sono i rischi di una serie antologica che, nel corso delle stagioni, deve sapersi rinnovare ma allo stesso tempo essere ben riconoscibile attraverso lo stile, i temi e il tono imposto. Bisogna saper trovare un giusto bilanciamento tra ciò che rende Fargo degna del suo nome e ciò che, invece, è giusto cambiare per essere sempre interessante, appagante e coinvolgente. In questa quarta stagione si mantiene la qualità di scrittura e di regia a cui la serie di Noah Hawley ci ha abituato, ma perde parecchio quell'originalità che l'aveva caratterizzata e che la rendeva una serie diversa da molte altre. Infatti, in questa quarta stagione, c'è un minor senso di coincidenza che rendeva imprevedibile le svolte della trama, c'è una minor comicità da "teatro dell'assurdo" che stemperava i momenti più seri, sostituita da una forte dose di eccentricità che non raggiunge lo stesso effetto. I temi stessi della serie si inseriscono a un filone di opere narrative che in quest'ultimo anno hanno più o meno espresso un sentimento comune. Da questo punto di vista, questa quarta stagione di Fargo si inserisce perfettamente nella contemporaneità, nonostante sia una storia ambientata in un'America di settant'anni fa, affrontando tematiche come il razzismo e l'identità americana. Il tutto, però, senza quel quid geniale in più che aveva fatto la fortuna delle prime stagioni lasciando semplicemente che sia quanto più simile a una canonica storia di gangster e crimini.
20 migliori film sui gangster da vedere assolutamente
Un cast veramente superbo
Rimanendo fedele alla presenza di grandi nomi come protagonisti della vicenda, anche la quarta stagione di Fargo presenta un cast incredibile che, tra nomi noti e altri in ascesa, aumenta la qualità degli episodi. È sorprendente vedere in due ruoli un po' diversi dal solito due attori come Chris Rock e Jason Schwartzman, i due poli delle bande criminali in lotta tra loro, diversi caratterialmente ma altrettanto capaci di dimostrare un'ottima dose di serietà e minaccia. Jessie Buckley, già vista in tempi recenti nell'ultimo film di Charlie Kaufman, dona l'ennesima prova di talento interpretando l'infermiera assassina Oraetta Mayflower, trovando il giusto equilibrio tra fascino e timore. È giusto, però, dedicare una menzione d'onore al nostro italianissimo Salvatore Esposito nel ruolo di Gaetano Fadda, un personaggio che potrebbe sembrare macchiettistico, ma che si dimostra uno dei più cult della serie. Totalmente folle, con gli occhi costantemente fuori dalle orbite, sempre coi nervi a fior di pelle, Gaetano è la "versione Fargo" di Genny Savastano: allo stesso tempo una scheggia impazzita pronta a uccidere e un uomo completamente dissociato dalla realtà.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione di Fargo 4 possiamo dire di avere i sentimenti un po’ contrastanti verso questa nuova stagione. La qualità si mantiene alta e, grazie a un cast totalmente azzeccato e una scrittura centrata che affronta tematiche sentite - anche se arriva in un momento in cui potranno sembrare un po’ abusate -, gli episodi generalmente si dimostrano coinvolgenti. Mancano, però, quegli elementi più particolari che avevano reso Fargo una serie eccezionale e diversa dalle altre, dando così la sensazione di vedere quasi una normale, seppur pregiata, storia crime con protagonisti dei gangster “americani”.
Perché ci piace
- La qualità visiva e narrativa si mantiene alta.
- Il cast dona ottime interpretazioni e fa piacere vedere certi attori in ruoli per loro atipici.
- I temi della stagione riescono a collegare la storia del 1950 con la nostra contemporaneità.
- La storia rimane, bene o male, sempre coinvolgente.
Cosa non va
- Mancano gli elementi più particolari che rendevano Fargo una serie atipica e diversa dalle altre.
- Proprio per i temi sentiti e attuali, preponderanti in tutta la stagione televisiva, la sensazione è che la serie sia arrivata un po’ fuori tempo massimo.