Una storia di scoperte e riscoperte, di suggestioni lontane e di misteri millenari. In mezzo, le suggestioni thriller, che citano la suspance de Il silenzio degli innocenti o gli enigmi storici in stile Angeli e Demoni. Partendo da Roma, in un assolato pomeriggio tardo primaverile, abbiamo fatto tappa a Tarquinia, cittadina patrimonio UNESCO, che ospita le riprese di Fanum, film d'esordio della regista Iris Gaeta, e prodotto da Play Entertainment. La storia? Quella di Marianne (Valeria Solarino), archeologa anglo-italiana, ed esperta della civiltà etrusca, che torna a Tarquinia per vendere la casa di famiglia.
Ma ogni ritorno porta con sé nuove scoperte: Marianne troverà gli studi della madre, appena scomparsa, sul Fanum Voltumnae, un luogo sacro mai rinvenuto. La ricerca, per lei, significa molto: ricollegarsi con sua madre, e ritrovare sé stessa. Tuttavia, a proteggere il segreto del Fanum, c'è un assassino che miete vittime con sacrifici rituali. L'archeologa dovrà quindi scoprire chi è il killer, anche perché l'intransigente commissario Braschi (Michele Rosiello) la considera la principale indiziata. Prima un giro sul set (nella suggestiva cornice della Chiesa sconsacrata di San Giacomo), e poi una chiacchierata con Iris Gaeta e con i protagonisti - Valeria Solarino, Valeria Bilello, Fortunato Cerlino, Michele Rosiello, Lorenzo de Moore - raccontandoci il tono, l'atmosfera e le inflessioni di Fanum.
Iris Gaeta: "Grandi personaggi e una storia avvincente"
Iris Gaeta, classe 1996, ma già autrice di corti e assistente alla regia di grandi produzioni internazionali (da House of Gucci di Ridley Scott a The Palace di Roman Polanksi), ha le idee molto chiare di ciò che dovrebbe essere Fanum. "Tutto parte da una storia avvincente, ma volevo innanzitutto raccontare una storia di personaggi. Volevo raccontare il loro percorso. Raccontando ciò che avviene quando si chiudono le porte di casa. Cosa avviene a porte chiuse? Siamo ossessionati dal voyeurismo, siamo ossessionati dall'osservare. Perché siamo spettatori e mai protagonisti. Per questo, i personaggi si renderanno conto di essere all'interno di una storia", spiega la regista: "Funam ha un'impronta cinematografica, ma tutto è raccontato tramite gli sguardi, le luci, le ombre. Andare al cinema significa anche pensare, non solo essere intrattenuti".
Essendo su un set, le chiediamo se l'artigianalità può essere davvero minacciata dalle intelligenze artificiali, che stanno sensibilmente preoccupando gli sceneggiatori di Hollywood: "La protesta è interessante dal punto di vista di un percorso. Non siamo più padroni del nostro mondo, le cose stanno cambiando. Il cambiamento però non deve togliere, piuttosto dare. Le intelligenze artificiali possono essere dei mezzi interessanti, ma anche deleteri. Purtroppo noi umani siamo masochisti, e quindi...".
Valeria Solarino, archeologa
Nel ruolo di Marianne c'è Valeria Solarino, da subito pienamente coinvolta nel progetto Fanum: "C'è l'elemento thriller, ma ciò che mi ha colpito è che tutti i personaggi hanno delle storie rotonde. La mia è una figura complicata, misteriosa: da una questione di famiglia si scoprirà poi altro, tramite l'amore non vissuto di sua madre. Per questo cercherà l'appoggio di altri, come Valeria Bilello che interpreta Elisabetta", racconta l'attrice a Movieplayer. "La sceneggiatura mi ha tenuta inchiodata. Ho seguito delle piste, poi altre. Fino alla fine, come un giallo. Ho parlato con Iris, mi ha spiegato la sua visione. È una regista che sa perfettamente cosa sta facendo. Ti mette nella condizione di lavorare bene". A proposito di sentimenti, anche con Valeria Solarino ci confrontiamo su quello che potrebbe essere il cinema del futuro: "È qualcosa di straniante pensare che un personaggio, fatto di sentimenti, possa essere scritto da un computer. Poi alcune chiavi standard possono essere funzionali, se pensiamo alla serialità. Devi catturare un pubblico oggi più distratto: pensiamo ai social, alle storie Instagram. C'è una concentrazione limitata, ma questo non deve essere ostacolo alla creatività. E anzi bisogna tornare ad un'educazione visiva. Le serie in questo senso possono aiutare il pubblico più giovane a scoprire il cinema stesso".
"Il thriller? Un genere che stimola"
Come anticipato da Valeria Solarino, nel cast di Fanum troviamo Valeria Bilello, che interpreta Elisabetta, la ragazza di cui è innamorata, e minacciata dal criptico serial killer. "Iris ha un modo preciso nel guardare i personaggi: la macchina da presa si sofferma sui dettagli, ti segue, resta vicina. Abbiamo cercato di fare un lavoro sui dialoghi molto più personalizzato. Con la regista ho avuto diversi incontri, mi piaceva la storia e il personaggio che interpreto, Elisabetta. Fanum è anche un crime, che ti spinge ad osservare e ad ascoltare", spiega la Bilello, per poi soffermarsi sul perché il thriller sia tra i generi più amati: "Il thriller richiede impegno, ossia: devi fidarti del tuo istinto per districare la matassa, provando a capire chi possa essere il colpevole. Credo che sia questo il segreto del loro successo. Del resto, non credo - o almeno spero di no - che il pubblico sia diventato oggi più distratto: il segreto è saper scegliere bene cosa vedere".
Valeria Bilello ci racconta Monitor e la sua carriera di attrice
"Un film come prodotto collettivo"
Se lo spirito di Fanum si rifà (in parte) ai riferimenti internazionali, Fortunato Cerlino racconta quanto sia "interessante associare temi storici con l'immaginazione e con il gusto del thriller. Gli americani applicano questo concetto da anni. Le storie cerco di capirle, prova a capire se sono scritte bene, e se contengono esigenze. Devono essere sceneggiature al servizio del set. Bisogna saper scrivere un film, alcune volte anche banalizzando dei concetti. È questione di tecnica". Ma come è arrivato Cerlino sul set del film? "Sono sul set di Fanum grazie ad una produzione eccezionale, e poi ho conosciuto la regista sul set di The Palace di Roman Polanksi, dove ha fatto l'assistente alla regia. Lavora in maniera straordinaria, è al servizio del film e non al servizio di sé stessa. In fondo, un film è un prodotto collettivo. E bisogna pensare al pubblico: anche se non lo vedi sul set, devi sempre considerarlo".
Le references, da Il silenzio degli innocenti a Il sacrificio del cervo sacro
Sul set a Tarquinia abbiamo intervistato anche Lorenzo De Moore, che ci ha confidato come "nel film c'è il lato archeologico visto dal lato psicologico. C'è l'azione, ma anche la riflessione: forse nel nostro piccolo siamo intimoriti e succubi dalle produzioni americane, ma stiamo dimostrando che anche noi sappiamo fare cinema di genere, riprendendo le scie statunitensi. Lo sappiamo fare, e lo dobbiamo fare. E poi bisogna sottolineare l'importanza della sala: il cinema è un viaggio in compagnia, è condivisione".
Leggendo il plot di Fanum, ci viene in mente il profilo di Lara Croft, iconica protagonista della saga Tomb Raider. Potrebbe essere una references, come sottolinea Michele Rosiello: "Tomb Raider può essere una citazione? Forse... ma come references abbiamo avuto Il Silenzio degli Innocenti, Indiana Jones, o anche Il sacrificio del cervo sacro. Riferimenti suggeriti dalla regista, è il cinema che piace a lei. Titoli che ci hanno aiutato a capire che direzione poi avrebbe preso Fanum". Sempre Rosiello, in conclusione, rivela: "Nel film interpreto un commissario dal passato molto particolare. Nella mia testa ho costruito il suo background, e questo mi ha aiutato. La particolarità poi è il tema: è ambientato a Tarquinia, ci sono gli Etruschi, un popolo ancora avvolto nel mistero. Alla fine il mistero attrae: siamo rapiti da ciò che è più oscuro. Ed è sempre una sfida fare qualcosa di nuovo, rimanendo in questo ambito".