Recensione Il labirinto del fauno (2006)

Il punto di vista di Ofelia, simbolo dell'infanzia violata e del futuro negato, è centrale in una narrazione equilibrata e sempre in bilico tra la feroce realtà del fascismo e l'immaginario (?) mondo del labirinto.

Fantasy in nero

Qualche settimana prima che iniziasse lo scorso Festival di Cannes, David Cronenberg, trovandosi a cena con Guillermo Del Toro, si è complimentato con lui per l'ammissione di Il Labirinto del Fauno nel Concorso principale e, prima di salutarlo, ha aggiunto: "...però non aspettarti nessun premio: hai fatto un film fantastico".

Nonostante non ci volesse Nostradamus per prevedere una cosa di questo tipo, l'avvertimento di Cronenberg e la decisione di programmare il bellissimo film di Del Toro l'ultimo giorno del Concorso, a giochi ormai conclusi, dimostrano quanto sia difficile, ancora oggi, fare cinema fantastico senza essere, per questo, guardati con sospetto. La storia si svolge nella Spagna del 1944; alla fine della Guerra Civile, Carmen (Ariadna Gil) e la figlioletta Ofelia (Ivana Baquero) si trasferiscono nella casa del Capitano Vidal (Sergi Lopez). Il "nuovo papà" però, si dimostra subito un mostro senza umanità, tanto che Ofelia è costretta a rifugiarsi in un antico labirinto abitato da Pan, un Fauno che le rivela una incredibile verità...
Fiaba nera per adulti senza aggiunta di melassa, Il labirinto del Fauno, oltre che il perfetto antidoto a Narnia, rappresenta la parte centrale di una ideale trilogia sulla Spagna, iniziata dal regista messicano nel 2001 con La spina del diavolo e che si concluderà a breve con 3993, film che Del Toro ambienterà nella Spagna post-franchista degli anni 90. Seguendo l'esempio di James Gunn (Slither) anche Del Toro mette da parte, nel limite del possibile, i fastidiosi effetti digitali in favore dei cari e vecchi make-up ed animatronic dando vita, in questo modo, ad affascinanti creature, tra le quali spicca Pale Man, un affascinante "uomo nero" di chiara impronta surrealista. Molto politico, senza mai essere didascalico, Il labirinto del Fauno veicola tutta l'indignazione del regista per un periodo (la dittatura di Francisco Franco) che ha rappresentato la morte spirituale di un'intera nazione. Il punto di vista di Ofelia (simbolo dell'infanzia violata e, contemporaneamente, del futuro negato) è centrale in una narrazione equilibrata e sempre in bilico tra la feroce realtà del fascismo e l'immaginario (?) mondo del labirinto.

Toccante e sincero, pauroso e affascinante, come solo le grandi fiabe possono essere, Il labirinto del Fauno può contare su un cast in perfetta forma e su una colonna sonora da pelle d'oca.