Forse se balli e ti emozioni puoi cambiare la storia. La danza lo fa: ti permette di fluttuare sopra a tutto e di divertirti tra le nuove. Quando ballo, voglio che il pubblico giochi con me; che danzi tra le nuvole, che provi quello che provo io... che ascolti la mia canzone.
Il monologo sulla danza pronunciato nel settimo episodio di Étoile da Cheyenne Toussaint, star di prima grandezza del New York Metropolitan Ballet, colpisce con particolare forza non solo e non tanto per la sua efficacia retorica, ma piuttosto per un altro motivo: perché arriva a noi spettatori in maniera tutt'altro che scontata, affidato a un personaggio niente affatto sentimentale, ma caratterizzato al contrario da uno schietto pragmatismo, spesso e volentieri perfino brutale. Pertanto, mentre descrive una vocazione talmente totalizzante da non averle lasciato scelta, la 'temibile' Cheyenne ci appare quanto mai sincera, forse addirittura vulnerabile; come se, in fondo, la feroce determinazione del suo modus vivendi sia perfettamente compatibile con un prorompente senso di umanità e con una profonda ricerca di empatia.
Il mondo della danza raccontato dai coniugi Palladino

L'empatia, del resto, è uno dei tratti distintivi dell'intreccio di storie di cui si compone Étoile, la nuova serie TV realizzata per Amazon Prime Video da una delle coppie di autori più talentuose del piccolo schermo: Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino, artefici di questo irresistibile racconto ambientato fra New York e Parigi e imperniato sulle vicende parallele di due compagnie di danza, il New York Metropolitan Ballet e il Ballet de l'Opéra National. A costituire lo spunto di partenza della serie è il gemellaggio pattuito dai direttori artistici delle rispettive compagnie: Jack McMillan, ritratto con un amalgama di sarcasmo e nevrosi dall'attore canadese Luke Kirby, e Geneviève Lavigne, affidata alla franco-britannica Charlotte Gainsbourg, finalmente in un ruolo in grado di valorizzarne appieno le doti di attrice brillante.

Attorno alla turbolenta quotidianità delle due compagnie, fra prove ad alta tensione, movimentati retroscena privati e spettacoli in cui l'imprevisto è spesso dietro l'angolo, Daniel ed Amy Sherman-Palladino costruiscono un meccanismo corale contraddistinto da quello che, da sempre, è un marchio di fabbrica della loro scrittura: l'affetto per i personaggi, espresso mediante un'incondizionata partecipazione emotiva, e un'intima comprensione delle loro fragilità e idiosincrasie, osservate da una prospettiva mai fredda né giudicante. Tutto questo, però, filtrato attraverso l'elemento irrinunciabile delle serie firmate dai coniugi Palladino: un'ironia strabordante, eletta a chiave di lettura di se stessi, del mondo che ci circonda e dei rapporti con gli altri, per quanto possano rivelarsi conflittuali e contraddittori.
Da Gilmore Girls a Étoile, nel segno dell'ironia

Se questa formula non vi risulta completamente nuova, è l'occasione per ricordare l'illustre curriculum dei Palladino, che a partire dal 2000 (dopo una lunga gavetta negli anni Novanta) hanno creato a quattro mani Gilmore Girls, ovvero Una mamma per amica, serie diventata all'epoca un piccolo cult per poi trasformarsi nel comfort show per eccellenza della generazione dei Millennials. Dopo una fugace incursione nel mondo del ballo nel 2012 con Bunheads, progetto televisivo di breve durata, e l'attesissimo revival Una mamma per amica - Di nuovo insieme, fra il 2017 e il 2023 i coniugi Palladino sono tornati di prepotenza sulla cresta dell'onda con La fantastica signora Maisel, accolto da una valanga di lodi e di riconoscimenti (sei Emmy Award per lei, quattro Emmy per lui), riproponendo quello che è ormai uno stile inconfondibile di scrittura e messa in scena.

Uno stile mutuato in gran parte dalle screwball comedy risalenti alla tradizione dell'età classica hollywoodiana (da Howard Hawks a Billy Wilder), immancabile modello di riferimento dei Palladino fin dai tempi di Una mamma per amica, e che quest'anno è stato applicato magnificamente anche ad Étoile. La leggerezza, innanzitutto; intesa non come superficialità né come frivolezza ad ogni costo, bensì come capacità di cogliere la componente buffa o bizzarra insita in ogni aspetto della realtà, unita all'uso dell'ironia - e dell'autoironia - come formidabile strumento di autodifesa. L'ironia, nelle sue diverse sfumature, era la cifra caratterizzante di Lorelai e Rory Gilmore, ma pure il veicolo per lo strepitoso successo di Midge Maisel nell'ambiente della stand-up comedy, ed è il registro adottato per le interazioni di quasi tutti i personaggi di Étoile.
Una serie che ci invita a "divertirci fra le nuvole"

Di pari passo con l'ironia, poi, a definire tali interazioni è ancora una volta il ritmo: quel ritmo incalzante, vivacissimo, scandito da dialoghi sviluppati come duelli linguistici in punta di fioretto e corredati da una quantità impressionante di battute, citazioni e punch-line. Quei dialoghi che, venticinque anni fa, hanno permesso a Una mamma per amica di svettare al di sopra di ogni altro family drama di inizio millennio, che sono stati alla radice della fortunata ricezione de La fantastica signora Maisel e che oggi possiamo riascoltare, sebbene a velocità più ridotta, fra molti comprimari di Étoile: dalle querelle fra Jack e la sua irrequieta star Cheyenne, impersonata con intensità ammirevole da Lou de Laâge (già in Un colpo di fortuna di Woody Allen, ma qui in grado di rubare puntualmente la scena), alle repentine sfuriate del coreografo Tobias Bell (Gideon Glick), passando per le disavventure professionali dell'infaticabile Geneviève.

Per chi non ha mai smesso di amare Lorelai, Rory e la comunità di Stars Hollow, e non ha saputo resistere allo charme di Mrs. Maisel, sarà difficile dunque non voler bene anche ai personaggi di cui è popolato il frenetico microcosmo di Étoile. Personaggi che con le loro insicurezze, lavorative ma soprattutto private, riescono ad apparirci quanto mai vicini e reali; le cui dinamiche familiari, in particolare tra una generazione e l'altra (fra i principali leitmotiv della serie), non possono non ricordarci il clima 'frizzante' di casa Gilmore; e che, proprio come Cheyenne quando è sul palco, vogliono che il pubblico giochi insieme a loro. È questo, probabilmente, il segreto dei Palladino: la verve delle loro storie non punta unicamente a un "sollievo comico", ma è il canale per "farci ascoltare la stessa canzone", per invitarci a ballare in quell'universo meraviglioso che ci restituisce sempre una ragione per sorridere.