Scrivere di un film come Entourage, che riprende una serie durata otto stagioni e chiusa da quasi cinque anni, prevederebbe la conoscenza dello show di partenza. Diciamo un'ovvietà, ce ne rendiamo conto, ma allo stesso tempo la contraddiciamo perché chi sta scrivendo questo pezzo non ha mai visto la serie in questione. Non temete, però, perché potete leggere il commento di qualcuno che invece l'ha seguita per tutta la sua durata al link che segue.
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C'è un motivo che ci ha spinti a scrivere anche quest'altro pezzo, partendo dal punto di vista di qualcuno che invece è a digiuno della serie HBO creata da Doug Ellin e prodotta da Mark Wahlberg: quando un progetto del genere approda nei cinema, si apre necessariamente ad altri e nuovi spettatori, così ci siamo chiesti se e quanto potesse essere efficace e valido anche per lo spettatore occasionale, che in questo caso specifico chi scrive può rappresentare adeguatamente. Vediamo un po' le nostre impressioni a caldo... pronti a partire per Hollywood?
Il sogno americano
Vinnie Chase è un attore di successo, volto noto a Hollywood che ama circondarsi da un gruppo di fidati compagni di avventura, ovvero il fratello e due amici di vecchia data. Un gruppo eterogeneo e pittoresco, perché se Vinnie ha il look e i modi del professionista del settore, non si può dire altrettanto del fratello John, detto Drama, dell'amico Turtle, arricchitosi col business della tequila, ed Eric, suo amico fin dall'infanzia. La separazione dalla moglie dopo nove giorni di matrimonio spinge Vinnie a voler fare qualcosa di nuovo, così quando Ari Gold lo contatta per il ruolo di protagonista in Hyde, accetta a una sola condizione: essere anche regista del progetto. Si tratta di un adattamento post-moderno della storia di Jeckyll e Hide, di certo non una passeggiata per un esordiente dietro la macchina da presa e sforare il budget è il minimo che possa capitare in questi casi. Così Vince ed Eric, suo produttore per l'occasione, sono costretti a chiedere ad Ari Gold di intercedere con i finanziatori per ottenere altri 15 milioni di dollari, dando il via ad una serie di problemi.
Sotto i riflettori
È il mondo di Hollywood e dello showbusiness americano al centro dell'attenzione in Entourage, con il suo stile di vita sopra le righe, le sue dinamiche estranee a qualunque altro luogo, i suoi eccessi materiali e morali, ma anche i suoi unici sogni. Vince e i suoi amici rappresentano quelli che partono da zero e, in qualche modo, ce la fanno; rappresentano un po' il sogno, americano e non solo, di tanti ed attraverso di loro guardiamo un ambiente che sa di esotico nella sua unica ed inconfondibile maniera, che ci viene introdotto già da titoli di testa che ci presentano il cast integrato nell'ambiente in cui opera, con i nomi inseriti come insegne su palazzi e locali. Con dinamismo e vivacità, spensieratezza e divertimento, il film di Doug Ellin ci guida lungo quelle strade, ci fa imbucare nelle sue feste, ci mostra indiscreto i dietro le quinte, e, più di ogni altra cosa, ci accoglie in un mondo che sarebbe altrimenti estraneo e distante.
Benvenuti a Hollywood
Quello che riesce ad Entourage è mostrarci il mondo di Hollywood in una sua versione realistica, non solo nel portarci nel dietro le quinte della vita cinematografica, ma nel renderlo vivo grazie agli infiniti cameo dei veri abitanti di quell'ambiente: da Mark Whalberg, produttore e ispiratore del progetto fin dalla serie HBO, a Jessica Alba, Liam Neeson, Armie Hammer, Emily Ratajkowski, George Takei e tanti, tanti altri, i veri interpreti della vita hollywoodiana fanno capolino nelle sequenze di Entourage dando loro colore e autoironico spessore, rendendo la storia di Vinnie & co un po' meno fittizia, donandole quel tocco in più che aggiunge un sapore di autenticità alle loro surreali imprese. Valore aggiunto per una commedia che si rivela brillante, ritmata e fresca, ma che senza questa caratterizzazione così verosimile, autoreferenziale ed (auto)ironica dell'ambiente in cui nasce e vive non riuscirebbe a spiccare ed emergere in un genere ampio e variegato.
Prima di tutto, amici
Background dello showbusiness a parte, l'altro punto di forza di Entourage sono i suoi protagonisti ed in particolare il rapporto di amicizia che li lega. Emerge una profondità di tale vincolo che affonda sicuramente le sue radici nella serie, ma risulta comprensibile anche a chi ne è all'oscuro. Accenni, riferimenti, richiami che il fan dell'Entourage televisivo saprà cogliere e apprezzare, ma che anche un neofita come chi scrive riesce a percepire. Si ha la sensazione di qualcosa che va più in profondità di quello che si riesce a comprendere, ma non di esserne tagliati fuori, come se ci si trovasse in compagnia di un gruppo di amici di vecchia data che riescono a coinvolgerci nei loro tormentoni e nelle loro storie, che sia un improbabile Aquaman di James Cameron o i numerosi insuccessi e disastri di uno di loro. Quel che resta a chi non conosce nel dettaglio ciò a cui si accenna è l'alchimia, l'affiatamento, la sensazione di un gruppo di amici che ne ha passate tante e che ha la voglia e la forza di andare avanti, continuare la propria scalata in un mondo difficile supportandosi l'uno con l'altro, e vivere tante altre avventure... anche se non saranno mostrate su uno schermo.
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Movieplayer.it
3.5/5