Tradurre in immagini una delle graphic novel di maggior successo degli ultimi anni non era facile, soprattutto se parliamo di La profezia dell'armadillo, primo albo pubblicato da Zerocalcare che, grazie a un passaparola inarrestabile, ha trasformato il suo autore, volente o nolente, nella voce di una generazione, quella dei cresciuti a fine anni '80 e rimasti negli anni '90, con il mito del Game Boy, che hanno come spirito guida Le Tartarughe Ninja e come valori morali gli insegnamenti di I Cavalieri dello Zodiaco e Ken il guerriero.
Leggi anche: Recensione La profezia dell'armadillo: il film che non rende giustizia a Zerocalcare
A imbarcarsi in questa impresa è stato, dopo un travagliato passaggio di testimone (inizialmente avrebbe dovuto dirigerlo Valerio Mastandrea), Emanuele Scaringi, al suo esordio cinematografico, che ha scelto come protagonisti Simone Liberati, già visto in Cuori puri di Roberto De Paolis, nel ruolo di Zero, Pietro Castellitto in quello di Secco, il migliore amico del personaggio principale, e Valerio Aprea, nascosto sotto un costume, come Armadillo.
Presentato in anteprima alla 75esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, La profezia dell'armadillo è nelle sale dal 13 settembre e, nelle intenzioni di Scaringi, che abbiamo incontrato al Lido, è la rappresentazione visiva dell'elaborazione di un lutto, che viene raccontata anche attraverso il colore della maglietta del protagonista, il cui teschio cambia a seconda del suo stato d'animo: "Nel fumetto originale la maglietta è in bianco e nero, nella seconda versione invece il teschio è stato colorato in rosso in alcune tavole. Nel film abbiamo aggiunto anche il blu e il giallo: con i colori del teschio volevo raccontare le fasi dell'elaborazione del lutto".
Leggi anche: Perché tradurre Zerocalcare al cinema non è facile
Diventare Zerocalcare e l'Armadillo
La profezia dell'armadillo nasce da esperienze personali dell'autore, Michele Rech, per questo il protagonista Simone Liberati ha cercato di immedesimarsi il più possibile nel ruolo, perdendo peso e adottando una dieta a base di plumcake, il dolcetto preferito da Zerocalcare, che compare in diverse sue strisce. Per quanto riguarda l'Armadillo invece si è scelto di non usare l'animazione, ma di far indossare un costume a Valerio Aprea, un po' come se si trattasse di un supereroe: "Valerio è stato grandissimo, anche se si lamenta per tutto. Abbiamo fatto diversi tentativi prima di arrivare al costume: abbiamo provato l'animazione alla Chi ha incastrato Roger Rabbit?, ma così sembrava più adatto a un film per ragazzi. Abbiamo provato la CGA, ma non ci ha convinto. Piano piano siamo arrivati a questa idea: la difficoltà sta nel fatto che Zerocalcare nel fumetto non disegna un armadillo, ma la presa in giro di un armadillo. Abbiamo quindi cercato di rispettare quel mondo e allo stesso tempo di omaggiare i film che lui cita e con cui siamo cresciuti: per me l'Armadillo è un enorme Gremlin, un mostro che si alimenta delle nostre piccolezze. Valerio è stato pazzesco".
Leggi anche: Zerocalcare a Lucca Comics: La profezia dell'armadillo al cinema, ma nei fumetti arriva il panda