Viviamo in un mondo di polemiche e critiche, spesso preventive o ingiustificate, che non hanno risparmiato nemmeno Elio, il nuovo film Pixar nelle sale dal 18 giugno: si è parlato dei costi eccessivi, di un trailer che appariva poco incisivo, forse avaro di momenti fulminanti. Eppure qualcosa ci aveva incuriositi, da subito: il character design, il look generale, i colori e soprattutto quello sguardo colmo di sogni ed emozioni del giovanissimo protagonista in cui avevamo visto qualcosa di noi per come mirava verso l'infinito e oltre, verso il mistero dell'universo e la voglia di scoprire cosa ci sia tra i miliardi di stelle che ci circondano.

E non ci eravamo sbagliati, perché una volta visto Elio conferma quelle sensazioni che avevamo provato e quella magia che avevamo intravisto tra le pieghe della storia, quella capacità di portarci tra le stelle per trasmettere emozioni umane, terrene, concrete, che urlano un messaggio di pace che oggi come oggi non può che fare del bene, e che speriamo colpisca l'emotività del pubblico.
Elio, un bambino e il suo sogno
Il protagonista è appunto Elio, il bambino che dà il titolo al film, rimasto orfano e costretto a vivere con la zia che si barcamena tra lui e il lavoro, tra sforzi, frustrazioni, rinunce per potersi occupare del nipote. Una situazione in cui il bambino si sente costretto e abbandonato, da cui vorrebbe fuggire sognando una destinazione fuori dal comune: lo spazio profondo, le stelle in cui è sicuro che si nascondano alieni e altre civiltà a cui si rivolge per essere rapito o, dal suo punto di vista, salvato.

Ed è proprio ciò che accade, quando viene prelevato ed erroneamente scambiato per un ambasciatore terrestre, dando il via a una serie di circostanze, incontri e riflessioni sul proprio percorso di appartenenza, sulla necessità di dialogare e operare per evitare gli scontri, perché "nessun conflitto ha un vincitore".
I tanti alieni di un Communiverso in cui credere

Elio, un nome che suona un po' come alien, perché se sono alieni quelli che lui cerca, è altrettanto vero che lui lo è per loro, per la moltitudine di esseri con cui viene in contatto. A cominciare dall'altro bambino del film, quello che appare nelle immagini promozionali di Elio insieme al protagonista: Glordon, un altro individuo che cerca il proprio posto, che non vuol combattere pur appartenendo a un popolo di guerrieri, che sente di essere una delusione, un errore, un fallimento. Il loro cammino è comune, è toccante, ed è di quelli con cui entriamo facilmente in sintonia, è la guida emotiva per noi spettatori in un mondo colorate, vibrante, denso di creature bizzarre dal character design che trasmette la partecipazione degli artisti Pixar al progetto.
Puntare alle stelle per trovare il proprio posto

Un altro elemento che si nota guardando Elio è l'attenzione e passione per il genere fantascientifico, citato a più riprese in situazioni, dettagli e persino musica: emergono sonorità alla E.T. o Star Trek, riferimenti espliciti a Terminator e altri film. Un'attenzione al genere che di quel mondo sci-fi fa suo il messaggio di apertura, comprensione e accettazione universale. Elio come la grande fantascienza, che mira all'infinito come già Toy Story ci aveva insegnato, alle stelle, all'incredibilmente lontano, per guardarsi dall'esterno e ritrovare se stessi e quell'intimità puramente umana che spesso ci sfugge, presi dalle nostre frenetiche vite quotidiane. Per trovare il proprio posto in quella complessa, turbolenta ed eterogenea comunità che è la razza umana.
Il messaggio di Elio: essere unici, non soli
Si elogia l'essere se stessi, l'essere speciali e unici in Elio, con quel magnifico messaggio di "essere unici, non soli", parte di un universo che deve, necessariamente, essere più ampio, ricco, vivo di quanto le nostre piccole esistenze lasciano supporre. Migliore, in qualche modo, perché è nel confrontasi con gli altri, con le loro unicità e diversità, che cresciamo e capiamo quanto importanti e preziosi possiamo essere così come siamo, con la nostra unicità.

Per questo motivo Elio è un film che arriva al momento giusto, mentre il mondo brucia dell'ennesima guerra, perché è quello che la grande arte fa sempre: anticipa i tempi ed è in grado di arrivare al momento giusto per rendere più forte e valido il proprio messaggio. Che nel caso di Elio è di comunicazione, comprensione e pace.
Conclusioni
Dopo Red, la regista Domee Shi, qui insieme a Madeline Sharafian, confeziona un altro film riuscito: Elio è un lavoro molto diverso dal precedente, ma non rinuncia a raccontare tematiche importanti quanto attuali, parlando di pace e comprensione in un mondo allo sbando e segnato dalle guerre come è quello che ci circonda. Funziona il character design del protagonista e del suo amico alieno Glordon, così come il look molto colorato e vivace di un film ricco di trovate e di ritmo, di emozioni e di quella ricerca di se stessi in cui tutti possiamo riconoscerci.
Perché ci piace
- Lo sguardo verso le stelle del piccolo protagonista Elio.
- Il messaggio, di comprensione e pace, così preponderante oggi.
- I riferimenti alla fantascienza, genere di cui fa orgogliosamente parte.
- Il look generale e il character design dei tanti alieni presenti…
Cosa non va
- ... che qualcuno potrebbe considerare infantile.
- Nella sua spumeggiante creatività, ci sono momenti in cui rischia di perdere il filo.