Peter Sohn è al secondo lungometraggio da regista dopo l'esordio nel 2015 con Il viaggio di Arlo: questa volta ci porta a Elemental City, in un mondo in cui i quattro elementi, aria, terra, acqua e fuoco convinvono. Elemental è il nuovo film Disney Pixar, nelle sale italiane dal 21 giugno.
Elemental ha la struttura di una classica commedia romantica, in cui i protagonisti sono una coppia di "opposti che si attraggono". Letteralmente: Ember è fatta di fuoco, mentre Wade d'acqua. La prima lavora nel negozio dei genitori, che si sono dovuti guadagnare faticosamente il proprio posto nella società di Element City. Wade invece è un ispettore, con una famiglia che piange in continuazione.
Il regista ha presentato il suo film a Roma, dove ha rivelato che l'idea per Elemental gli è arrivata proprio pensando ai suoi genitori: figlio di coreani trasferitisi a New York, ha conosciuto in prima persona il problema di doversi integrare in una cultura diversa. Empatia, sogni, confronto generazionale: ecco cosa ci ha detto.
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Elemental e l'acqua
In Elemental un'inondazione mette in pericolo non soltanto la protagonista, ma anche tutta Elemental City. Non è la prima inondazione per Peter Sohn: anche il Il viaggio di Arlo ce n'è una. L'acqua deve avere un significato importante per il regista. E in effetti è così: "La mia crew mi ha detto la stessa cosa: fai un'altra inondazione?! Rappresentano due cose diverse. Per Arlo è il villain. L'acqua rappresenta la natura e la natura lì simboleggia la paura. Non riusciva a superarla. In questo film è l'oppressione di Ember. Le emozioni che nasconde. Perché l'acqua? All'inizio del viaggio, il finale di Elemental doveva essere un incendio: tutta la città doveva andare a fuoco. Non era prevista un'inondazione. È arrivata cercando di capire quale fosse il percorso di Ember. Sono sempre stato affascinato dal potere dell'acqua. Quando sei piccolo e scopri il Grand Canyon, scolpito dall'acqua, pensi: wow! Nell'acqua c'è un potere che mi affascina. Deve essere il motivo per cui l'ho usata due volte in due film diversi".
Elemental e l'empatia
A proposito di acqua: Wade piange sempre. Ma qui piangere, a differenza di qualche tempo fa, non è considerato qualcosa di cui non ci si debba vergognare. La nuova generazione crescerà con più lacrime ma più felice? Secondo Sohn: "Non ci ho mai pensato dal punto di vista generazionale. Ho semplicemente pensato a quanto mi sia stato d'aiuto nella vita. Anche io sono cresciuto così: i miei genitori erano stoici, non esprimevano le emozioni. L'unico momento in cui lo facevano era con le soap opera coreane. Non ci siamo mai espressi. Sono cresciuto con amici molto più emotivi: parlavano di sentimenti in un modo che ha cambiato la mia vita. Quando ho finito il liceo e mi sono dedicato all'arte ho cercato di creare delle connessioni con il mio lavoro: gran parte di questo lavoro sta nel cercare di esprimere se stessi. E ho scoperto di essere molto chiuso. Ma, lavorando con degli amici che mi hanno fatto aprire, la mia arte è diventata molto più accessibile".
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Come si faccia a creare empatia è una delle domande che Ember fa a Wade. L'abbiamo fatta anche al regista: "Ci si riesce cercando di trovare uno spazio sicuro. L'acqua, per qualche motivo, diventa sicura: che è un traguardo enorme. L'acqua è così pericolosa per il fuoco! Come potevamo rendere l'acqua sicura per Ember? Nella scena della spiaggia, quando Ember spiega la sua vulnerabilità, la sfida era mostrare sicurezza. Ma non basta: serve anche coraggio. È lì che Ember fa il suo primo passo per essere coraggiosa e vulnerabile allo stesso tempo. Questi per me sono gli ingredienti fondamentali per creare empatia".
Elemental e il privilegio di seguire i propri sogni
Ember dice anche un'altra cosa a Wade: avere dei sogni e sopratutto poterli seguire è un lusso, un privilegio. Come cambia la prospettiva sul futuro quando i sogni non te li devi guadagnare? Per Sohn: "È qualcosa di cui non mi rendevo conto quando avevo quei problemi. Non so come spiegarlo in un modo che non sembri una cazzata. Quando siamo arrivati a quel momento, sembrava così vero per noi in quanto minoranza e commessi in un negozio. Hai orizzonti molto limitati. Ho degli amici che non sono mai usciti dal quartiere per quanto ci abbiano provato. Cercare di empatizzare con la persona che non ha questi limiti per me è più difficile, perché vengo dalla situazione opposta. È un tale privilegio dire: puoi sognare qualsiasi cosa e probabilmente ottenerla, perché hai i soldi, un sacco di opportunità, mentre la comunità in cui sono cresciuto io non ha niente di tutto questo. Per me è difficile empatizzare con l'altro lato. È per questo che Ember lo dice a Wade: lui non capisce. Abbiamo pensato che fosse un punto divisivo, ma Wade lo trasforma in uno di connessione. Dice: sì, siamo diversi, sì ho dei sogni e sono privilegiato, ma, allo stesso tempo, questo scambio ha importanza. È l'unica cosa che posso dire".