Eleanor the Great, recensione: un film sulla memoria pieno di calore. Con una spettacolare June Squibb

Quello di Scarlett Johansson è un piccolo grande esordio alla regia, dove commozione e umorismo vanno a braccetto senza cedere mai il passo al sentimentalismo manipolatore. In streaming

June Squibb in una scena di Eleanor the Great

James McAvoy con California Schemin', Harris Dickinson con Urchin, Kristen Stewart con The Chronology of Water, Brian Cox con Glenrothan e Kate Winslet con Goodbye June. Il 2025 è stato un anno di grandi debutti dietro la macchina da presa di attori da carriere sfavillanti che hanno deciso di mettere momentaneamente da parte i copioni pieni di appunti per sedere dietro il monitor e raccontare le loro di storie. Tra di loro c'è anche una delle più grandi stelle di Hollywood, Scarlett Johansson, che con Eleanor the Great ha firmato uno di quei debutti senza sbavature che ricordano il cinema caldo e di intrattenimento degli anni Novanta.

Un esordio alla regia delicato e poetico

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Una super June Squibb

La Eleanor del titolo è una 94enne con il volto meraviglioso e il temperamento indisciplinato di June Squibb. Vive in Florida da 12 anni con la sua migliore amica Bessie (Rita Zohar), ex piccola prigioniera di un campo di concentramento con la quale ha condiviso ogni giorno della sua vita per oltre un decennio, tra ricordi persecutori e le piccole gioie della quotidianità. Quando viene a mancare, Eleanor decide di tornare a New York. Si trasferisce dalla figlia Lisa (Jessica Hecht) e dal nipote Max (Will Price) che, però, sono troppo risucchiati dalle loro vite per prendersi cura di lei come dovrebbero. Per un malinteso si ritrova in un gruppo di supporto per sopravvissuti all'Olocausto al Jewish Community Center.

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Eleanor the Great: June Squibb e Erin Kellyman in una foto

Solo che, invece di dire la verità, racconta la storia dell'amica come se fosse la sua catturando l'attenzione di una giovane studentessa di giornalismo da poco orfana di madre, Nina (Erin Kellyman), che sceglie di realizzare un progetto scolastico sul racconto dell'anziana. Se per Eleanor ricordare l'infanzia dolorosa di Bessie era un modo per sentirla ancora vicina, non sa che finirà per scatenare un domino di eventi che rischieranno di farla sentire ancora più sola. Presentato nella sezione Un Certain Regard di Cannes 78, Eleanor The Great segna un esordio nell'esordio. La sceneggiatura, infatti, è firmata Tory Kamen, qui al suo primo script per un lungometraggio.

Una "storia semplice" per un cinema di sentimenti. Nonostante né in scrittura né in regia ci sia mai la volontà di calcare la mano su un dolore manipolatorio per il pubblico, con buona probabilità vi ritroverete a piangere lacrime sincere fin dalle prime sequenze del film. Perché c'è una tenerezza insita in questa storia che va oltre il suo tono - spesso ricco di umorismo e ironia - e tocca qualcosa di più intimo. Inoltre, inserendosi in un racconto sulla Shoah, di materiale per rendere questa storia furbescamente strappalacrime ce ne sarebbe stato a sufficienza. Invece Kamen e Johansson scelgono una narrazione molto più sobria, delicata, poetica.

Eleanor the Great e la prova sorprendente di June Squibb

Molta di quella commozione e tenerezza è data dalla spettacolare protagonista di questa storia. Eleanor è dispettosa, senza peli sulla lingua, ribelle, furba. Eppure dolcissima. Stretta nel dolore per la perdita dell'amata amica di una vita, trova nella giovane Nina un'apparentemente improbabile "sostituta". Un'ultra novantenne e una ventenne unite dal lutto che insieme provano a combattere le rispettive solitudini. June Squibb, attrice cara al cinema di Alexander Payne che l'ha diretta in A proposito di Schmidt e Nebraska e recentemente ammirata in Thelma, è il film. È lei a reggerlo sulle sue spalle con una leggerezza invidiabile.

La sua capacità di muoversi tra toni e registri diversi permette a Eleanor the Great di catturare il pubblico e lasciarlo incollato allo schermo. Una performance magnetica attraverso la quale il film affronta tematiche come la perdita, la differenza tra inganno e intenzioni pure, la memoria e l'importanza di fermarsi ad ascoltare e condividere le nostre emozioni quando siamo più fragili. La domanda che si pone e ci pone la pellicola diretta da Scarlett Johansson è: il dolore che prova Eleanor giustifica quello che causa agli altri?

Un piccolo grande film

La risposta è diversa da spettatore in spettatore. Ma quello che è certo è che non c'è malizia nella sua bugia. In quel racconto condiviso con un gruppo di sconosciuti c'è la volontà di tenere in vita la sua migliore amica. Perché quando ce ne andiamo non rimane altro che il ricordo di chi siamo stati e di cosa abbiamo lasciato dietro di noi nelle persone che ci hanno amato.

Eleanor The Great Recensione
Una scena di Eleanor the Great

Una bugia che mischia la memoria personale con quella collettiva legata alla Storia. Scarlett Johansson ha realizzato un piccolo grande film che non si sbrodola su se stesso - anche la lunghezza di 98 minuti è perfetta - e guarda alla sua protagonista con amore e comprensione. In tanto cinema più interessato a dimostrare dimenticando il cuore, Eleanor the Great sceglie un'altra strada. Quella che ci restituisce un calore capace di scaldarci ben oltre la visione.

Conclusioni

In un anno di esordi alla regia di grandi nomi, da Kate Winslet a Harris Dickinson, quello di Scarlett Johansson si distingue per la sua sobrietà delicata. Una storia che avrebbe potuto facilmente calcare sul pedale del sentimentalismo manipolatore, ma che sceglie di esplorare con ironia e poesia il tema della solitudine e della memoria (personale e collettiva). A reggere il film sulle sue spalle la straordinaria June Squibb che ci regala una prova magnetica che si muove tra umorismo pungente e dolcezza commovente. Johansson non si mette in mostra con una regia ingombrante, ma lascia tutto lo spazio ai suoi attori e a una storia che pone domande dirette agli spettatori. Un piccolo grande film che merita di essere visto.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • June Squibb, semplicemente straordinaria
  • La sceneggiatura misurata di Tory Kamen
  • Il calore non ricattatorio della regia di Scarlett Johansson
  • La pluralità di toni e registri
  • Le tematiche affrontate

Cosa non va

  • Non c'è nulla di così eclatante da essere segnalato