Figlio di artisti, suo padre è il cantautore argentino Palito Ortega e sua madre l'attrice Evangelina Salazar, Luis Ortega è cresciuto in mezzo a musica e storie. Il fratello Sebastián, autore televisivo, gli fa da produttore. Insomma, il regista non poteva che unire famiglia e cinema anche sul set: nel suo ultimo lungometraggio, El jockey, nelle sale italiane grazie a Lucky Red, dopo il concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, il nucleo familiare c'è, ma è inaspettato.

Tutto ruota attorno a Remo Manfredini (Nahuel Pérez Biscayart, già splendido protagonista di 120 battiti al minuto di Robin Campillo), fantino dal grande talento, ma anche dalla grande indole autodistruttiva. Con l'amata Abril (Úrsula Corberó, Tokyo nella serie La casa di carta), fantina anche lei, corre per il gangster Sirena. Quando causa un incidente che coinvolge un cavallo molto costoso, lei cerca di trovarlo prima che lo facciano i criminali.
Identità, l'importanza di saper amare e, soprattutto, l'influenza di David Bowie: nella nostra intervista Ortega ci apre le porte del suo film. E sulla famiglia dice: "Per me è molto importante, perché ho tanti fratelli e sorelle. Mia madre è fantastica. Mio padre è un uomo che non parla molto, ma è molto presente. Ho una famiglia unita, ma so anche cosa significhi sentirsi molto soli. Quindi, mettendo tutto insieme, ne viene fuori qualcosa di interessante. Ora sono padre, quindi volevo inserire anche questo nel film. I bambini sono fantastici. E in questa storia ce ne sono molti!".
El jockey: intervista a Luis Ortega
In El Jockey succede veramente di tutto. Sembra quasi un film figlio del "realismo magico". Il protagonista ne subisce di ogni, tanto che a un certo punto dice: "La scuola migliore è la disgrazia". È davvero così?
Il regista: "Sì. Non è bello passare un brutto periodo, ma si impara molto dalle difficoltà. Penso effettivamente che siano la scuola migliore. Quando le cose si fanno difficili, le apprezzi ancora di più. Impari molto. Sul momento non è piacevole, ma la vita ti dà le sue lezioni. Quando commetti molti errori, specialmente se è colpa tua, impari da queste esperienze. Certo, se non provi risentimento, o non la prendi sul personale".
Nel segno di David Bowie
Dopo un incidente, Remo si sveglia e ha un occhio dalla pupilla più dilatata, mentre l'altra è rimasta normale. Proprio come David Bowie. Comincia anche a truccarsi come il cantautore inglese nel video di Life on Mars. Coincidenze?

Ortega: "All'inizio non ho pensato a lui. Ma credo che David Bowie sia sempre nella mia mente, anche se non sto pensando a lui, perché è un artista incredibile. Quando poi però ho immaginato che Remo avrebbe potuto avere un occhio di un colore e l'altro completamente nero e con una pupilla grande, l'ho collegato subito a Bowie. È per questo che il suo casco ha una stella nera. Come Black Star, l'ultimo album di David Bowie. Mi piace la sua androginia. Lui è ovunque. Sicuramente è sempre nei miei pensieri. Se lo merita".
Le scene di ballo di El jockey
A proposito di musica: El jockey è pieno di scene di ballo. Non è quindi un caso che una delle attrici sia Mariana di Girolamo, grande ballerina, già scelta da Pablo Larraín come protagonista di Ema. Non si tratta di scene di danza classiche però.

Il regista: "Abbiamo lavorato con Manuel Attwell. È un coreografo, anche se non volevo una vera e propria coreografia. Volevo solo che sembrassero pazzi! Abbiamo lavorato con la follia. Úrsula è una ballerina fantastica. Mariana è una ballerina straordinaria. Mentre Nahuel è più uno spirito libero. Può dare di matto ed è perfetto per il ruolo. Penso che ballare sia davvero fantastico quando non cerchi di sembrare figo. Se balli come Allen Ginsberg, o come un pagliaccio. E non ti preoccupi di sembrare ridicolo. Adoro la musica e adoro muovermi, quindi sono ossessionata dal mettere insieme queste cose".
Tra amore e oroscopo
Nonostante sia una commedia nera con venature crime, El jockey è anche un film in cui i protagonisti cercano costantemente l'amore. Remo chiede ad Abril come abbia imparato ad amare. Ecco, come si fa? È una cosa che si può migliorare col tempo?
Luis Ortega: "Ci proviamo sempre, ma non so se impareremo mai. Nel migliore dei casi penso che si cerchi di capire come fare perché l'altra persona si senta bene con noi. La cosa bella di quella scena però è che lei gli risponde che non importa se lui non sa come farlo. Lei lo ama e lo ama di più per questo. Non gli interessa chi sia, o che cosa abbia fatto. Se si è perso. Lei lo ama e per questo accetta che ora sia una persona diversa".
A un certo punto si parla anche di oroscopo: il segno zodiacale può davvero farci capire se siamo compatibili con una persona? L'autore: "Io non ci credo. Però ho pensato che fosse una cosa divertente. Anzi, in realtà è stata la mia ragazza a dirmi che secondo lei avrei dovuto inserire più scene con il personaggio di Dolores. Allora le ho risposto che se lo pensava davvero, avrebbe dovuto scriverle lei. Io ho aggiunto solo qualche parola: quella battuta l'ha scritta lei e quindi si merita tutto il riconoscimento".
Porte girevoli e ricerca di identità
Ortega ha 45 anni, ma ha già realizzato 8 film (più diverse serie tv, tra cui anche qualche episodio di Narcos: Mexico). El Jockey è girato con maestria. Una scena in particolare è molto bella: quella in cui Remo gira più volte in una porta scorrevole. È girata a 360à. Il segreto? Ce l'ha svelato sempre Ortega: "Abbiamo fissato la telecamera alla porta, che poi lui ha spinto. Gliel'abbiamo fatto fare 2-3 volte di fila, così è più divertente. È più pittoresco".
Nel finale un personaggio dice: "Chi sei tu? Nessuno lo sa!". Il regista lo ha capito dopo aver diretto questo film? Non proprio: "No, non ne ho idea. Ma è proprio questo il tema del film. Non sai chi sei, ma va bene così. Mi sento a mio agio nel non sapere nulla. Da giovane invece non mi sentivo a mio agio. Pensavo di dover sapere chi fossi, o chi fossero gli altri. Ma, col passare del tempo, ho rinunciato. Mi sono detto: non è necessario. È solo una richiesta esigente da parte della società. Ci si aspetta che tu sia una persona solida, in grado di rispondere a qualsiasi tipo di personalità tu abbia. Ma in realtà non hai una personalità. Ti sei solo perso. Se ti senti perso e lo accetti, allora ti senti al sicuro nel vuoto. Non devi aggrapparti a una personalità che nemmeno possiedi: io non credo che le persone abbiano una personalità. Siamo tutti marionette. Come dice una canzone di Leonard Cohen. Credo nelle anime. Non credo nelle personalità".