Eileen, Thomasin McKenzie vuole essere ascoltata

"Quando ero piccola avevo una voce bassa e spesso non ero ascoltata. Questo mi ha segnato molto": intervista a Thomasin McKenzie e William Oldroyd, protagonista e regista di Eileen, in sala dal 30 maggio.

Thomasine McKenzie in Eileen

Un altro ruolo in costume per Thomasin McKenzie: l'attrice di Jojo Rabbit è ora la protagonista di Eileen, film di William Oldroyd in cui recita insieme al premio Oscar Anne Hathaway. Tratto dall'omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh pubblicato nel 2015, è la storia di Eileen Dunlop, ragazza che lavora in un penitenziario del New England.

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Thomasin McKenzie e Anne Hathaway in Eileen

Sono gli anni '60 e una ventenne dovrebbe cercare marito. Lei invece rimane affascinata da Rebecca (Hathaway), nuova psicologa della struttura. Non avendo nessuno di cui fidarsi - la madre se n'è andata, il padre è alcolizzato -, Eileen si lascia trasportare completamente dalla presenza della nuova arrivata.

Per l'interprete recitare in film come questo, nelle sale italiane dal 30 maggio, è l'ideale, come ci ha detto nella nostra intervista: "Amo interpretare ruoli in film ambientati nel passato, lontani dai tempi moderni. Per me è più facile perché ci vedo una separazione netta tra la finzione e la vita reale. In un certo senso per me significa fuggire dalla realtà. Se una storia è ambientata nel passato o nel futuro significa che i vestiti saranno diversi, l'ambiente, lo stile di vita. È anche il motivo per cui amo gli accenti: recitare con un accento mi allontana da me stessa".

Eileen: intervista a Thomasin McKenzie e William Oldroyd

I genitori che vediamo nel film Eileen sono tutti pessimi. Quanto è determinante averne di buoni? Per il regista: "I miei genitori hanno creduto in me: e questo fa tutta la differenza. Questa cosa semplice, vissuta fin dall'inizio della mia vita, ha cambiato il corso della mia esistenza. Avere genitori che hanno creduto in me mi ha reso diverso".

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D'accordo McKenzie: "Anche io sono stata molto fortunata: i miei genitori fanno entrambi parte dell'industria cinematografica. Mi hanno sempre sostenuto nella mia carriera e anche nella vita personale. Una cosa che amo di come mi hanno cresciuta è che hanno sempre circondato me e i miei fratelli di tanta arte, creatività, ispirazione. A causa del loro lavoro, mia madre è un'acting coach e mio padre è sceneggiatore e regista, viaggiano molto e spesso ci hanno portato con loro. Quando avevo sei anni sono andata a scuola in America, poi alle Fiji. Mi hanno mostrato il mondo: e li ringrazio per questo".

Thomasin McKenzie e l'importanza di essere ascoltati

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Una scena di Eileen

In una delle scene più toccanti del film, un personaggio, in lacrime, dice: "Con chi avrei potuto parlare?!". Quanto è importante essere ascoltati? Per McKenzie: "È molto importante. Quando ero piccola avevo una voce bassa e spesso non ero ascoltata. Questo mi ha segnato molto. Quindi faccio del mio meglio per ascoltare le persone e lasciare loro lo spazio per parlare. È una parte importante della sicurezza delle persone". Il regista conferma: "Nel film la risposta a quella domanda è: fai del tuo meglio. Una donna dell'epoca, sposata con un poliziotto, con chi avrebbe potuto parlare dei problemi con suo marito? La sua situazione è un dato di fatto e anche l'aspetto più commovente della sua vita".

Eileen e la gestione della rabbia

Uno dei temi del film è sicuramente come gestire la rabbia. Non è facile. Come si fa? Il regista pensa che oggi la situazione sia molto migliorata: "Per fortuna oggi le cose sono diverse che negli anni '50. Come si vede nel film, la rabbia si manifesta in modi diversi. La cosa che mi interessa di più e fare la domanda: poi ognuno si da la sua risposta. Posso dire che oggi abbiamo fatto enormi passi avanti, le persone sanno come chiedere aiuto. Per il cinema, il teatro e l'arte è interessante avere dei personaggi che provano dei sentimenti che stanno per esplodere: nel film vediamo che stanno per esplodere. Sono i personaggi che voglio vedere sullo schermo".

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Una scena di Eileen

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Per Thomasin McKenzie: "Penso che questa domanda si colleghi a quella sull'ascoltare le persone: quando le persone non si sentono, anche se stanno urlando, possono arrivare a compiere gesti estremi. Quindi sì, di nuovo: è importante ascoltare gli altri e non nascondere lo sporco sotto il tappeto".

Di chi ci si può fidare?

In Eileen è difficile capire di chi fidarsi. La polizia non è rassicurante, i padri nemmeno. Rebecca, che dovrebbe essere una persona rassicurante, in realtà ha dei metodi diciamo "particolari". Come si fa quindi quando chi dovrebbe farci sentire sicuri ci delude? Per l'attrice: "È una buona domanda. Se sei fortunato hai delle persone accanto a te di cui puoi fidarti: possono essere i tuoi genitori, fratelli, amici in grado di aiutarti. A volte anche soltanto avere qualcuno con cui potersi confidare può essere di grande aiuto. È molto importante. Eileen non ha avuto persone così nella sua vita: non ha nessuno di cui fidarsi. Ed è il motivo per cui abbiamo fatto questo film!".

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Thomasin McKenzie e Anne Hathaway in Eileen

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Per Oldroyd: "È una domanda molto difficile: oggi ci facciamo queste domande. In passato c'erano delle certezze: sapevi di chi ti potevi fidare, era dato per scontato. Invece oggi sappiamo che non è così. Sono tempi molto incerti e pericolosi. Non sappiamo più di chi fidarci: politici, forze dell'ordine, la Chiesa erano aiuti concreti. Oggi invece da chi possiamo andare? Tutto è diventato più incerto. È difficile".