E Platinette diventa fatina

Intervista alla conduttrice radiofonica di "Platinissima", reduce dall'esperienza di doppiaggio per il film P3K - Pinocchio 3000 in cui presta la voce alla fatina.

Un'immensa figura vestita in celeste e rosa shocking, sormontata da un parruccone gigante e coperta da un mascherone di trucco tutto glitter e paillettes: così Platinette si presenta ai giornalisti, alla vigilia dell'intervento chirurgico per dimagrire, in una conferenza stampa che si trasforma in chiacchierata intrisa di pettegolezzi fin dall'inizio.

Ci dica Platinette, vuole forse diventare magra come la fatina? Platinette: Beh l'originale è Whoopi Goldberg che proprio magra non è! Io spero di diventare di dimensioni quanto meno umane, voglio diventare un cinquantenne dall'aria snob, provare un'esperienza più che da fata: il brivido di una vita ordinaria, quella che io non conosco. Insomma, diventerò un finto magro.

Che cosa ha provato nel ruolo di doppiatrice? Platinette Ho già avuto un'esperienza di doppiaggio, ma era un ruolo più vicino a me, quello di un transessuale, poi invece feci anche la suora per un film di Muti, film che per altro è andato malissimo e spero non per colpa mia. In PK3 - Pinocchio 3000 ho dovuto fare un'operazione diversa. Innanzi tutto non somigliare all'originale (anche se devo dire che Whoopi è molto più trans di me come voce!) e poi accostarmi per la prima volta ad un mondo che fortunatamente non conosco e che però mi affascina, che è quello dei bambini. Loro riescono a vedermi come un fumetto, senza pregiudizi.
Dopo questo ruolo di fatina, mi hanno persino proposto un musical che è da tanto tempo un grande successo a Broadway e che non è mai stato riprodotto in Italia, con un copione davvero strepitoso in cui avrò ancora a che fare con i bambini. Ma questa volta in un ruolo cattivo, che mi riesce molto meglio.

Qual è il suo ricordo della favola di Pinocchio? Platinette: Da bambino non avevo l'abitudine di leggere le favole, perché ho passato l'infanzia come unico bimbo in mezzo a suore. Proprio così: i miei mi parcheggiavano nel "Villaggio del Bambino" ed io fra un'innaffiata di fiori e un'altra mi leggevo testi ecclesistici-filosofici. Quindi un bambino triste, ovviamente. Non so proprio cosa sia il gioco dei bambini... In Pinocchio ho riscoperto poi metafore varie da grande, penso che non sia una favola ma lo specchio di una triste realtà: bisogna accettare la propria condizione, qualunque essa sia.

Che rapporto ha con le bugie? Più fatina o più Pinocchio? Platinette: Per me la bugia è fonte inesauribile della sceneggiatura del quotidiano. La bugia arricchisce la banalità delle proposizioni di tutti i giorni, mi piace soprattutto quella terapeutica, quella che fa sorridere. Solo che a me non si allunga il naso, ma si allarga il girovita.

Secondo lei, perché un bambino dovrebbe andare a vedere questo film? Platinette: Per un motivo di modernità, nel film c'è tanta di quella tecnologia applicata che un bambino che ama la Playstation non può non adorare. Anche a me piace la modernità: sì all'email no al piccione viaggiatore che sporca pure! E poi il traffico di quella città è un po' un Blade Runner del film! Insomma, per quanto mi riguarda figli non ne faccio così come non ho cani, perché non voglio responsabilità e poi ho il terrore di affezionarmi. Però sicuramente non li lascerei mai parcheggiati davanti alla tv a vedere robacce: l'educazione di un genitore consiste anche nello scegliere il film adatto.

Quindi un film per bambini e per adulti al tempo stesso? Platinette: Sì, ma forse più per adulti addirittura. Io ragiono da persona cinica e francamente mi sembra comico, voglio dire in fondo Pinocchio è un curdo: non ha una sua terra, ne ha tante. E poi nel suo provare sentimenti diversi che non saranno mai come quelli degli altri mi riconosco molto. Gli adulti coglierebbero molti più sensi, secondo me, come l'aspetto della "fata di quartiere", che oltre tutto è di colore.

Qui il vero deus ex machina è Geppetto, mentre la Fatina ha un ruolo minore, secondo lei perché? Platinette: Non sono lo sceneggiatore, ma forse il motivo è che se ci affidassimo alla bacchetta magica, cosa che io provo a fare da anni ma senza risultati!, non godremmo di quei miracoli veri che può fare solo un padre. Siamo ciò che diventiamo in base alla nostra infanzia, sono i genitori, o la loro assenza, a determinare ciò che saremo. Nel doppiaggio ho dovuto recuperare la figura di un padre assente che non ho mai perdonato. Ricordo quando a novant'anni mi disse: "Figliolo, non ti ho mai portato in braccio". Chiaramente quel non averlo fatto ha inciso su di me, su questo Pinocchio.

A chi si è ispirato per il doppiaggio, se non a Woopi Goldberg, nel suo personaggio anticonvenzionale? Platinette: Io non sono anticonvenzionale, anzi sono un conservatore, col mio stile da diva decaduta degli anni 50. Mi sono molto ispirato a Tina Lattanzi, che ha avuto poca faccia ma molta voce e che è stata trattata molto male a livello di memoria. D'altronde qui in Italia chi muore sparisce per davvero, non si guadagna neanche qualche serata di revival in tv... Ecco, in quella voce un po' greve e raffreddata di Cyberina c'era un mio personale omaggio a Tina, artista davvero intramontabile.