Recensione Maradona di Kusturica (2006)

L'idea di un documentario che potesse raccontare il mito Maradona, è buona e se un regista come Kusturica ci lavora per circa tre anni, sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di interessante. Purtoppo l'impressione finale è negativa: l'opera sembra monca, incompleta, portata a termine a fatica e riempita di immagini e sequenze che inappropriate o sono ripetute all'infinito.

Due personaggi in cerca di un film

Maradona e Kusturica, o meglio ancora Maradona by Kusturica come il titolo originale del nuovo documentario del regista nato a Sarajevo, ovvero due personaggi dalla grande e vibrante personalità, due primedonne apparentemente incompatibili che non possono e non vogliono limitarsi alle loro straordinarie doti naturali, ma andare oltre e inventarsi nuovi mestieri e nuove velleità. E' così che Diego Armando Maradona, ex Pibe de Oro del calcio, si inventa politico, profeta e simbolo di ideali e valori che nulla hanno a che vedere con il mondo del pallone. Così è in fondo anche Kusturica, regista geniale nonchè autore di alcuni dei più bei film degli anni '80 e '90, che ogni tanto si improvvisa musicista o, come in questo caso, documentarista. Ma in realtà del documentarista il buon Emir ha ben poco: manca di rigore, manca di un progetto e di un'idea ben definita; tutti quelli che sono gli elementi e pregi del suo cinema di finzione si trasformano in difetti.

L'idea di un documentario che potesse effettivamente "spiegare" il mito Maradona, fatto di eccessi e contraddizioni, è buona e se un regista come Kusturica ci lavora poi per circa tre anni, sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di interessante: purtoppo di interessante c'è davvero molto poco, perchè per metà film Kusturika si limita a seguire passo dopo passo l'ex calciatore senza che succeda nulla di rilevante, oppure si lancia in improbabili paralleli tra Maradona e il re sumero Gilgamesh, o Maradona e i Sex Pistols o, peggio ancora, tra Maradona e i personaggi dei suoi stessi film, arrivando addirittura a mostrare spezzoni di Ti ricordi di Dolly Bell?, La vita è un miracolo, Gatto nero, gatto bianco e così via. Non mancano ovviamente immagini d'archivio (la cosa migliore del film) in cui si vedono e rivedono le straordinarie magie di Maradona a tutte le età ma anche queste sono ogni tanto accompagnate da sequenze animate (imbarazzanti per realizzazione tecnica) in cui il giocatore dribbla prima la Tatcher poi Bush e Blair, ovvero i suoi "nemici giurati".

Qualcosa di buono però c'è: nell'intervista principale del film - probabilmente realizzata in un'unica giornata in cui i due "divi" avevano trovato un minimo di ispirazione - vengono fuori alcuni argomenti interessanti e dichiarazioni provocatorie da parte dell'intervistato, come il momento in cui dimostra tutto il suo risentimento per la politica statunitense o quando paragona la vittoria con l'Inghilterra al Mondiale dell'86 ad una sorta di riscatto per quello che successe nelle Falkland quattro anni prima e il famoso goal di mano ("la mano de dios") ad una sorta di borseggio ai danni dell'intero Regno Unito. Anche qui però Kusturica sembra svogliato o comunque non realmente consapevole di quello che sta facendo, non sfrutta gli "assist" forniti da Maradona per approfondire gli argomenti più interessanti, nemmeno quando si parla di cocaina o di doping, lo lascia semplicemente andare a ruota libera senza mai essere realmente inquisitivo o contraddittorio, quasi come se non volesse disturbarlo.

L'impressione finale è decisamente negativa: l'opera sembra monca, incompleta, portata a termine a fatica e riempita di immagini e sequenze che o sono inappropriate (come appunto quelle tratte dai film) o sono ripetute all'infinito come quelle animate o quelle relative alla Chiesa di Maradona; Maradona di Kusturica nasce magari da un reale entusiasmo e, chissà, magari anche con un'idea più o meno precisa, ma non decolla mai e così diventa soltanto un clamoroso autogoal.

Movieplayer.it

2.0/5