Nell'autunno del 1987, per l'esattezza il 23 settembre, debuttò sugli schermi televisivi americani DuckTales, la serie animata che sancì l'ingresso definitivo della Disney nel mondo dei cartoon catodici e fu tra i primi prodotti del suo genere a vantare un apparato tecnico davvero degno del grande schermo (a differenza della limited animation che caratterizzava i lavori di Jay Ward, Hanna-Barbera e, per il Regno Unito, Cosgrove Hall). Traendo ispirazione dalle storie a fumetti di Carl Barks, creatore di Paperon De' Paperoni e artefice di gran parte dell'universo narrativo dei paperi disneyani, lo show era un concentrato d'avventura e risate il cui impatto si fa sentire ancora oggi, con la realizzazione di un nuovo Ducktales per il pubblico di oggi. In occasione del debutto italiano del revival, dal 26 novembre su Disney Channel, abbiamo voluto ripercorrere la storia del prototipo attraverso alcune curiosità.
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1. Un papero in meno
Nel canone barksiano Paperino ha un ruolo di un certo peso, accompagnando sempre suo zio Paperone e i nipoti Qui, Quo e Qua in giro per il mondo. Così non fu nella versione televisiva, dove fu escogitato uno stratagemma - l'arruolamento nella marina - per far apparire di rado il celebre pennuto. Questa decisione fu dettata da motivi sia aziendali che creativi: da un lato, le alte sfere della Disney non volevano che i tre personaggi più importanti della tradizione animata (Topolino, Paperino e Pippo) fossero protagonisti di prodotti televisivi (questa regola fu abolita negli anni Novanta, con l'esordio di programmi come Quack Pack e Goof Troop); dall'altro, gli stessi autori del programma ritennero difficile affidare un ruolo drammatico importante a un personaggio noto per la sua parlata per lo più incomprensibile. Per compensare l'assenza di Paperino fu inventato il pilota Jet McQuack, successivamente usato anche in alcune storie a fumetti.
2. L'ultimo sarà il primo
Come capitava il più delle volte nelle serie animate, anche DuckTales per i titoli di coda optò per l'elenco alfabetico dei doppiatori, senza distinguere tra cast fisso e ospiti. Con questo sistema capitò che il primo posto toccasse a una presenza occasionale come Corey Burton o Jim Cummings, mentre era sistematicamente ultimo Alan Young, la voce di Paperone. In occasione dell'uscita del lungometraggio cinematografico Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta si decise di fare un'eccezione: per una volta Young fu il primo ad essere menzionato, seguito a ruota dagli altri doppiatori in ordine alfabetico.
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3. Polemica da evitare
Nei fumetti uno dei più noti rivali di Paperone, Cuordipietra Famedoro, è di origine sudafricana (Don Rosa approfondì questo dettaglio rendendolo un ladro boero). Peccato che nel 1987 il paese d'origine del personaggio fosse ancora dominato dall'Apartheid, un argomento delicato che gli autori di DuckTales preferirono evitare. Si decise così di rendere Famedoro scozzese, esattamente come Paperone, con tanto di modifiche all'abbigliamento tramite l'aggiunta di un kilt. Anche nella nuova versione è stato preservato l'aspetto scozzese, ma con un tocco autoironico: stando ai produttori, infatti, questa volta si tratta di un'identità posticcia concepita nel tentativo di emulare Paperone.
4. Il ritornello intoccabile
È impossibile pensare a DuckTales senza volersi mettere a canticchiare la celebre sigla, composta da Mark Mueller e cantata in originale da Jeff Pescetto. Ve la ricordate ancora, vero? "Qua la vita a Paperopoli è un gran ballo..." Ebbene, durante la realizzazione della serie fu proposto che si modificasse leggermente il testo, togliendo dal ritornello l'esclamazione "Woo-oo!". Gli autori si opposero sottolineando, a ragione, il fatto che sarebbe stato proprio quell'elemento a rendere memorabile la canzone. Difficile pensarla diversamente, considerando che per la nuova serie è stato addirittura scelto come titolo del primo episodio.
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5. Nomen omen
Nella versione originale il corvo di Amelia si chiama Poe, un evidente omaggio a Edgar Allan Poe e alla sua celebre poesia. In italiano l'allusione letteraria è diventata geografica, battezzandolo Gennarino, rimando a San Gennaro e alle origini napoletane di Amelia, che nei fumetti e nella versione italiana di DuckTales vive sul Vesuvio (con tanto di accento partenopeo piuttosto caricato), mentre in inglese non viene mai specificato esattamente da dove venga la controparte animata della strega (la cui doppiatrice, la compianta June Foray, utilizzava una voce simile a quella di un altro suo personaggio, la spia russa Natasha Fatale).
6. Buona la seconda!
Per scegliere il direttore del doppiaggio per la versione originale in inglese, la Disney decise di far dirigere un episodio ciascuno a cinque candidati, dando al responsabile della puntata vincitrice l'incarico a tempo pieno. Tra gli aspiranti c'era Andrea Romano, allora in ascesa come direttrice del doppiaggio freelance dopo anni al servizio della Hanna-Barbera (ha successivamente lavorato a serie come SpongeBob SquarePants, Avatar - La leggenda di Aang e Batman, scoprendo i talenti da doppiatore di Mark Hamill). Lei fu la seconda persona ad essere "provinata", e dopo aver ascoltato il suo lavoro gli altri tre candidati non furono nemmeno presi in considerazione.
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7. I predatori dell'omaggio perduto
Quando non si era ancora deciso cosa fare con la serie sul piano narrativo, un'altra idea proposta alla Disney fu quella di realizzare un adattamento animato delle avventure di Indiana Jones.
Rileggendo i fumetti di Barks (che George Lucas ha citato come una delle fonti d'ispirazione per le storie del celebre archeologo) risultò evidente che la soluzione migliore fosse integrare quelle atmosfere nel progetto dedicato ai paperi. Il compositore Ron Jones ha inoltre ammesso di essersi ispirato al lavoro di John Williams per la colonna sonora dello show.
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8. Lo spin-off mancato
Nel 1990 debuttò un'altra serie d'avventura targata Disney, questa volta basata sui personaggi de Il libro della giungla: TaleSpin. Inizialmente però questo doveva essere uno spin-off di DuckTales incentrato su Jet McQuack, motivo per cui la serie contiene il tema dell'aviazione e il titolo gioca sulla parola Tale(s) come il predecessore. Ora però la parentela tra i due mondi potrebbe diventare realtà: nella nuova serie viene esplicitato che il giro d'affari di Paperone include la città di Cape Suzette, centro nevralgico delle avventure volanti di Baloo e dei suoi amici.
9. Strategie di distribuzione
Anziché puntare su un network tradizionale per la messa in onda, la Disney decise di sfruttare il proprio ramo televisivo per negoziare un accordo di syndication con le varie emittenti regionali. Questa mossa era inaudita per una produzione animata catodica del livello di DuckTales, e precedentemente usata solo per serie poco costose o per le repliche sul piccolo schermo di cortometraggi classici. La strategia fu considerata rischiosa dati i costi di produzione necessari per ottenere la qualità artistica desiderata, ma si rivelò talmente fruttuosa da convincere la Casa del Topo a scegliere la strada della syndication anche per le serie successive.
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10. Due mondi diversi?
Dal 1991 al 1992 è andato in onda, alternando tra syndication e Disney Channel, lo show supereroistico Darkwing Duck. Ufficialmente è uno spin-off di DuckTales, come dimostrano le presenze di personaggi come Jet McQuack e Robopap (con le stesse voci), ma il creatore Tad Stones ha affermato nel 2016 che secondo lui le due serie sono ambientate in mondi diversi. Viene quindi da chiedersi cosa pensi dell'annuncio fatto durante l'estate sulla presenza di Darkwing nel nuovo DuckTales (il cui pilot conferma l'esistenza della città di St. Canard).