Due amici, una terra bellissima ma che sembra non capirli e soprattutto offrire un futuro: Antonio (Vinicio Marchioni) e Augustino (Marco D'Amore) lasciano giovanissimi la loro Sicilia, sfuggendo al suo sole per cercare climi più rigidi e maggiori possibilità di lavoro. Legatissimi da ragazzini, i due non si parlano da quindici anni: quando Antonio deve tornare a casa per vendere la villa di famiglia, Nino, che adesso lavora come camionista tra Belgio e Germania, si offre di accompagnarlo. Il viaggio è l'occasione per riperdere la loro amicizia da dove l'avevano bruscamente interrotta.
Per il suo film d'esordio, Drive me Home, presentato al 36esimo Torino Film Festival e nelle sale dal 26 settembre, Simone Catania ha scelto di raccontare l'Italia attraverso l'Europa, guardando da fuori il nostro paese, e sopratutto attraverso gli occhi di due amici, interpretati da Vinicio Marchioni e Marco D'Amore. Siamo spesso abituati a vedere l'amicizia maschile in commedie demenziali, oppure in western, raramente si scava nell'intimo di un rapporto tra uomini con dolcezza, mettendo in primo piano fragilità e insicurezze: il film di Catania - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Drive Me Home - invece fa proprio questo.
Aiutato anche dai suoi attori, che si sono concessi generosamente, a cui sta sempre addosso, scavando ogni centimetro del loro colpo e sopratutto delle linee del volto, Simone Catania ha portato sul grande schermo una bellissima amicizia: "Fa parte della vita tenersi dentro dei segreti, fa parte della vita" ci ha detto a Roma, alla Casa del Cinema, dove lo abbiamo incontrato: "A un certo punto però, se vuoi risolvere i tuoi problemi, devi tirarli fuori. Che passi un anno, che ne passino cinque, che lo fai subito, o tra quindici anni, poco importa. L'importante è che tu lo faccia. Il film cerca di raccontare anche questo: quanto sia importante condividere un pensiero con un amico."
La video intervista a Simone Catania
Vinicio Marchioni e Marco D'Amore tra natura, neon e italiani all'estero
In Drive me home i due protagonisti sono spesso a contatto con la natura e gli animali: quanto è importante il contatto con la terra, e con altri esseri viventi, in questo tempo in cui ci relazioniamo al mondo esterno sopratutto attraverso uno schermo? "È una riflessione che ho voluto inserire nel film, al di là dell'importanza o meno, che è lo spettatore a decidere. Abbiamo usato il contrasto tra i parcheggi, che hanno una loro sonorità, in contrasto con la fattoria dei WWOOFers, in campagna. Li ho messi in contrato apposta, per cercare di stimolare una riflessione."
Un'altra fonte di contrasto viene dall'uso delle luci al neon, principalmente rosse e blu: "Anche i colori mi hanno aiutato a mettere in contrasto due realtà: le luci delle stazioni di servizio, e dei posti che l'uomo ha costruito, che sono dei non-luoghi, e il sole della Sicilia, della natura, della campagna. Noi siamo un popolo di emigratori, di emigranti, l'abbiamo fatto per un sacco di secoli: c'è stato una piccola finestra temporale in cui abbiamo smesso di emigrare, negli anni '60, quando c'è stato il boom economico. Ma dagli anni '90 ai 2000 abbiamo ricominciato. Nel film abbiamo cercato di raccontare anche questo: l'italiano all'estero come si sente?"