Inevitabile non pensarci, ma vedendo insieme Marco D'Amore e Vinicio Marchioni in Drive Me Home, film d'esordio di Simone Catania, in sala dal 26 settembre dopo il passaggio al Torino Film Festival, non si può non pensare a un crossover immaginario tra le due serie che li hanno resi famosi, Gomorra e Romanzo Criminale.
I personaggi che interpretano in Drive me home, Augustino e Antonio, non potrebbero però essere più diversi da Ciro L'Immortale e Il Freddo. E forse è proprio per questo che i due attori hanno accettato di mettersi completamente a nudo grazie a una storia di amicizia maschile che non ha niente di sbruffone o goliardico, ma è invece molto intima e dolce.
Come spieghiamo anche nella nostra recensione di Drive Me Home, Marco D'Amore e Vinicio Marchioni sono due amici che hanno abbandonato giovanissimi la propria terra, la Sicilia, che stava loro stretta perché non sembrava in grado di capirli e di offrire un futuro. Persisi di vista per quindici anni, i due hanno viaggiato per mezza Europa e si ritrovano in Belgio. Antonio ha lavorato per cinque anni in un ristorante di Londra, ma deve tornare a casa per vendere la villa di famiglia. Augustino, camionista, si offre quindi di accompagnarlo fino in Italia. Durante il viaggio avranno finalmente modo di dirsi tutto quello che si erano tenuti dentro durante la lontananza.
La video intervista a Marco D'Amore e Vinicio Marchioni
Italiani all'estero, amicizia e un paese che invecchia
Il film di Simone Catania affronta molti temi: l'amicizia, il fare pace con chi si è, il rapporto con la natura e l'esodo di cervelli italiani all'estero. Su questo tema in particolare il regista ribalta il punto di vista: il personaggio di Marco D'Amore, Augustino, racconta di quando lo prendevano in giro perché italiano. Un aspetto che dovrebbe far riflettere, visto il grande uso che si fa dello slogan "prima gli Italiani".
Secondo l'attore: "Questo film dovrebbe far riflettere su tutto. Dovrebbe far riflettere perché troppe sono le certezze di cui si fregia questo Paese ultimamente. Troppe le affermazioni, troppi i punti esclamativi. Sono cresciuto con una cultura della domanda, del dubbio, del pensiero critico. Il mio personaggio si pone tanti interrogativi: anche sul fatto che, magari, nel suo essere accettato ci sia una sua colpa, una sua mancanza, qualcosa che non lo ha ancora completato. Raccontiamo anche un fenomeno spesso non indagato: in Italia ci sono 150mila ragazzi, giovani speranze, forze fresche che vanno via all'estero per trovare fortuna altrove. Esattamente come ha fatto il mio personaggio. È un fenomeno preoccupante, sopratutto perché il nostro è un paese per vecchi, parafrasando i Coen."
D'accordo Marchioni: "Cerco di rispondere in una maniera educata: la cosa che mi infastidisce oltremodo di questa frase, prima gli italiani, è che presuppone il fatto che ci sia qualcuno che, dall'altra parte, non ha a cuore l'Italia. Questa cosa mi dà veramente molto fastidio: dietro questa frase ci sono in nuce diecimila divisioni, ci sono una presunzione e un'ignoranza assoluta, c'è un imbarbarimento totale e c'è la mancanza di rispetto nei confronti di quei 150mila e di tutti i nostri nonni, che sono andati via per costruire un futuro, o che hanno dato la vita per darci la possibilità anche di dire queste stronzate."