Drive Me Home, la recensione: Marco D’amore non è solo il Ciro di Gomorra

La recensione di Drive Me Home: il film di Simone Catania ci permette di vedere Marco D'Amore e Vinicio Marchioni, in una storia semplice e riuscita.

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Drive me Home: una scena del film con Marco D'Amore e Vinicio Marchioni

Due ragazzini soli contro il mondo, una casa isolata in una terra arida e ostile. Molti anni dopo, i due amici si ritroveranno. Nella recensione di Drive Me Home, il nuovo film di Simone Catania con Marco D'Amore e Vinicio Marchioni, in uscita il 25 settembre, vi raccontiamo quella che è una storia di passato e presente, di radici e amicizia, un classico road movie dove il viaggio è soprattutto dentro se stessi. Un film semplice, diretto e, a modo suo, riuscito.

La trama: Dal Belgio e l'Olanda verso la Sicilia

Antonio (Vinicio Marchioni) e Tino (Marco D'Amore) sono due amici: vivono in un paesino della Sicilia, e amano rifugiarsi nella casa di uno di loro, che guarda dall'alto quelle terre, e gridare da lì sopra la loro rabbia contro una terra ostile, arida come la gente che la abita. Vorrebbero alzare un muro, costruire un fossato come nei castelli medievali, staccarsi da tutto. Trent'anni dopo, li ritroviamo davvero lontani da tutto, lungo le autostrade del nord Europa, tra il Belgio e l'Olanda. Tino fa il camionista, Antonio lo raggiunge perché ha bisogno di lui. Sta per vendere quella vecchia casa, e così chiudere con i suoi problemi economici e con il suo passato. Chiederà al suo amico, complice una consegna da fare a Venezia, di accompagnarlo in Italia.

Un road movie dove il viaggio è interiore

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Drive me Home: Vinicio Marchioni in un momento del film

Drive me home, presentato allo scorso Torino Film Festival, è un classico road movie. I due amici attraversano l'Europa tra incontri, bravate, alcol, droga, sesso e forse anche l'amore. La sensazione, durante la prima parte del film, è che non tutti gli avvenimenti siano funzionali alla storia, alla conoscenza e alla crescita dei personaggi. Man mano che il film procede però, i pezzi del puzzle si compongono, e il quadro della storia, delle personalità, dei problemi, ci appare più chiaro. Probabile che, nella prima parte, Simone Catania abbia voluto far ritrovare l'intesa tra i personaggi, e farci partecipare a questo processo: una sorta di warm up per poi far entrare nel vivo la vicenda. Da subito è chiaro che tra loro c'è qualcosa di non detto, di rimosso, di lasciato in sospeso. Man mano che la stora andrà avanti tutto questo verrà fuori

Un viaggio elettropop

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Drive me Home: Vinicio Marchioni e Marco D'Amore in un momento del film

Quello di Drive Me Home è un viaggio doloroso per i protagonisti, ma a cui assistere e partecipare con piacere. Mentre, man mano che ce lo lasciano fare, cominciamo a entrare nelle loro vite, siamo accompagnati da un'interessante colonna sonora, di Air Kanada, tutta a base di musica elettronica, che si rifà all'elettropop degli anni Ottanta e Novanta, ovviamente in chiave contemporanea. Inserti di rap, bassi che entrano dentro, e tappeti di tastiere che creano un effetto atmosferico. È un'ottima scelta, che permette di astrarre, di rendere la storia più sospesa, malinconica, ma allo stesso tempo di dare un ritmo al viaggio.

Un Marco D'Amore inedito, un Vinicio Marchioni commovente

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Drive me Home: Marco D'Amore in un'immagine del film

I due mattatori della scena sono Marco D'Amore e Vinicio Marchioni, entrambi in parte e affiatati. D'Amore è in scena con un look inedito, i capelli lunghi e dai riflessi biondi, una lunga barba: una scelta importante anche per togliere all'attore il famoso look del Ciro di Gomorra - La Serie nel quale rischiava di rimanere ingabbiato e di aprirgli nuove possibilità. È la maschera che, come diceva Oscar Wilde, invece di nascondere permette di rivelare.

Accanto a lui, Vinicio Marchioni che è il vero protagonista della storia, quello che dovrà compiere delle scelte, è al naturale, e riesce a far uscire il suo personaggio man mano che la storia procede. Le sue lacrime in sottofinale e il suo sorriso nel finale sono veri, intensi. Nonostante il problema alla base della storia sia molto semplice, il racconto arriva a un suo compimento, trova un suo senso, una sua soluzione. Sarà una scelta tra sentimenti e profitto. Catania, che ha dedicato il film alla madre, ha girato un film che parla di radici, di identità, di trovare il proprio posto nel mondo.

Conclusioni

Dalla recensione di Drive Me Home si capisce come sia una storia dalla struttura molto semplice, ma che arriva a un suo compimento: è una scelta tra sentimenti e profitto. Simone Catania, che ha dedicato il film alla madre, ha girato un film che parla di radici, di identità, di trovare il proprio posto nel mondo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • Siamo in un classico road movie, un film semplice, diretto e riuscito.
  • Marco D'Amore e Vinicio Marchioni sono entrambi in parte e affiatati.
  • La colonna sonora, a base di musica elettronica, permette di astrarre, rende la storia più sospesa, e riesce dare ritmo al viaggio.

Cosa non va

  • Nella prima parte non tutti gli avvenimenti sembrano funzionali alla storia.
  • Quella raccontata è una bella storia, ma certo non è originalissima.