Fin da quando due anni fa Sky annunciò a sorpresa il progetto, la curiosità intorno alla prima incursione di Corrado Guzzanti nella serialità televisiva, in qualità di autore, era davvero molta. Il più grande talento comico emerso nel panorama televisivo italiano degli ultimi venticinque anni, protagonista di programmi satirici divenuti di culto come Avanzi, Tunnel, Pippo Chennedy Show e L'ottavo nano, nonché padre di alcuni dei personaggi più esilaranti e delle imitazioni più acute apparsi sul piccolo schermo a partire dagli anni Novanta, sarebbe stato all'altezza delle sue ambizioni?
Certamente sulla carta l'operazione era rischiosa, in quanto nonostante prima della messa in onda si sapesse poco della trama, la scommessa era con tutta evidenza quella di creare un vero e proprio racconto di finzione, andando oltre la semplice sommatoria di singoli sketch. Ora che la miniserie Dov'è Mario? è stata trasmessa e abbiamo finalmente avuto modo di vedere tutti e quattro gli episodi (a metà maggio erano stati mostrati in anteprima alla stampa solo i primi due), possiamo dire con convinzione che Corrado Guzzanti ha vinto la propria sfida, non tradendo le alte aspettative dei suoi molti estimatori.
Mario e Bizio: l'intellettuale e il coatto
La prima cosa che colpisce di Dov'è Mario è che sul piano narrativo funziona molto bene. Scritta dallo stesso Guzzanti insieme a Mattia Torre, uno degli sceneggiatori delle tre stagioni di Boris, la miniserie racconta in maniera estremamente godibile e senza cali di ritmo la storia di Mario Bambea. Dopo essere entrato in coma in seguito a un violento incidente stradale, il noto intellettuale di sinistra sviluppa una singolare e acuta forma di schizofrenia che lo conduce a trasformarsi in Bizio Capoccetti, un uomo greve e razzista alla ricerca del successo nel sottobosco di una comicità di quart'ordine. Un successo che il radical chic Bambea, in profonda crisi e ormai incapace di incidere sulla società e sulla cultura italiane, ha inesorabilmente perduto. Così, il nostro protagonista di giorno scrive dotti e autoreferenziali saggi di politologia e partecipa a programmi culturali, mentre di notte propone nello squallido teatro Odeon monologhi maschilisti e razzisti davanti a un pubblico incolto.
Una pungente miniserie satirica con un ottimo cast
Lo spassoso sdoppiamento di personalità viene portato avanti con efficacia nell'arco delle quattro puntate e si rivela un espediente narrativo particolarmente funzionale a ironizzare con amarezza sul fallimento degli intellettuali italiani e sul contestuale dilagare di una volgarità e di un'ignoranza sempre più diffuse. Portandoci anche a riflettere su come nella personalità di ognuno di noi possa in fondo essere presente, con minore o maggior forza, un Bizio rozzo e intollerante, così come un Bambea snob che si sente intellettualmente o moralmente superiore ai suoi simili. All'interno di questo racconto satirico pungente e appassionante, innumerevoli sono le gag esilaranti e riuscite, portate in scena da un Guzzanti in stato di grazia, capace di essere sempre credibile nei panni di entrambi i personaggi che interpreta, anche nei casi in cui il copione gli impone di passare repentinamente da Bambea a Bizio.
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Oltre a Guzzanti, però, tutto il cast si dimostra convincente e all'altezza: da Rosanna Gentili (la nevrotica ed egoista moglie di Bambea) a Evelina Meghnagi (la badante rumena con velleità di poetessa, specializzata in assistenza di vecchi intellettuali), passando per Valerio Aprea (il comico in crisi esistenziale che osteggia Bizio), Nicola Rignanese (Fraia, il volgare impresario dell'Odeon) ed Emanuela Fanelli (l'assistente dura e coatta di Fraia). Da segnalare anche i numerosi camei di personaggi famosi, alcuni dei quali particolarmente spassosi, tra cui quelli di Marco Travaglio, Michele Santoro, Lilli Gruber e Walter Veltroni.
Per una nuova commedia seriale?
Ben diretto da Edoardo Gabbriellini, regista di B.B. e il cormorano e Padroni di casa, Dov'è Mario è un'operazione originale e inventiva, dalle diverse sfumature e piena di trovate molto divertenti, che dimostra come sia possibile realizzare in Italia prodotti seriali diversi e in grado di osare. Non solo nell'ambito del dramma connesso al mondo della criminalità (vedi Gomorra - La Serie e Romanzo criminale - La serie), ma anche nel contesto della commedia. La speranza è quindi che questa miniserie non si riveli un caso isolato, come purtroppo accaduto anni fa con l'ottimo Boris (andato in onda tra il 2007 e il 2010).
In attesa di capire se nel prossimo futuro ci sarà maggiore spazio per la commedia nella produzione seriale nostrana, comunque, per ora godiamoci l'assai gradito ritorno di un grande talento come Corrado Guzzanti.
Movieplayer.it
4.0/5