In questa recensione di DOTA: Dragon's Blood vi parleremo di questa nuova serie animata di Netflix, l'ennesima tratta dal mondo dei videogiochi che la piattaforma ha cercato di adattare per renderla maggiormente accessibile a tutti i palati. L'arduo compito è stato affidato ad Ashley Edward Miller, showrunner, che ha confezionato una prima stagione, denominata Libro 1, che in otto episodi getta le basi di un mondo in lotta tra draghi, divinità, demoni, elfi ed esseri umani. Un fantasy piuttosto classico realizzato dallo Studio MIR, team coreano conosciuto per aver già lavorato su serie come Voltron: Legendary Defender e The Legend of Korra, e ispirato al videogioco online del 2013 Dota 2. Difficile non paragonarlo ad un'altra produzione della piattaforma streaming, Dragon's Dogma, simile per tematiche e genere, ma DOTA: Dragon's Blood, anche se con un target ugualmente adulto, sceglie di prendere una strada più classica e lineare, proponendo una trama senza troppi guizzi ma in grado comunque di catturare lo spettatore.
Nella trama un fantasy classico
Le vicende seguono le gesta si Davion, un famoso Cavaliere del Drago determinato a liberare il mondo dal flagello di queste creature mostruose che in passato hanno ucciso la sua famiglia e sterminato interi villaggi umani. Dopo un combattimento scopre che numerosi draghi, rimasti in una tana, sembrano essersi uccisi tra loro come spinti da una strana pazzia e che più in profondità potrebbe nascondersi il giaciglio di un drago anziano, una delle creature più potenti e feroci conosciute. Pur avendo preso la saggia decisione di non disturbare il suo sonno, Davion dopo varie vicissitudini, si ritroverà coinvolto nella lotta tra la maestosa creatura e un demone; è in questa occasione che l'anziano mostro, morendo, deciderà di prendere possesso del corpo del guerriero dimostratosi estremamente valoroso in combattimento. Davion, insieme alla principessa Mirana e alla sua guardia, intraprenderà un viaggio per scoprire il suo destino rimanendo coinvolto in una guerra che rischia di devastare il mondo.
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Personaggi specchio di un genere
Fin di primi episodi non fatichiamo a renderci conto di avere di fronte un fantasy nell'accezione più classica del termine. La trama, piuttosto lineare, mette in scena molte delle creature e degli stereotipi propri di questo genere, mescolandoli in modo tale da gettare le basi di una storia che altro non è che il classico viaggio dell'eroe. Davion, infatti, rappresenta questa figura in pieno: forte, coraggioso, spavaldo e affascinante, cerca di fare sempre la cosa giusta, lottando contro creature feroci ma anche contro se stesso. Simile destino tocca a Mirana, una principessa decaduta che cerca di riparare ad un errore commesso nei confronti della dea che venera. Impavida e testarda, dimostra tutto il suo valore combattendo per salvare ciò che le sta a cuore, nonché la vita di Davian. Intorno ai personaggi principali ruotano una serie di secondari non sempre particolarmente ben tratteggiati, che plasmano effettivamente le vicende, tessendo le loro trame nell'ombra e cedendo a sentimenti quali rabbia, vendetta, frustrazione e perdita. Nulla di nuovo per gli appassionati del fantasy o per chi ama giocare a giochi di ruolo: a queste persone sarà facile riconoscere e prevedere determinate situazioni, così come intuire le mosse di molti dei personaggi in gioco, che fin troppo si muovono secondo gli stereotipi di genere, senza particolari sorprese o plot twist.
Qualità delle animazioni altalenante
Per quanto riguarda la componente tecnica il nostro giudizio è sostanzialmente positivo: le animazioni risultano fluide e abbastanza precise anche se non in tutte le scene. A soffrire di una certa discontinuità nella qualità sono per lo più le scene d'azione, soprattutto i combattimenti che implicano un gran numero di personaggi in campo: è lì che la computer grafica arranca, le sagome diventano meno precise, i movimenti più macchinosi, pesando sulla riuscita generale e sulla coreografia del combattimento. Riconosciamo come non capiti, però, spessissimo, permettendo alla serie di risultare comunque godibile anche da un punto di vista puramente visivo. DOTA: Dragon's Blood incarna la volontà di Netflix di catturare un pubblico ben preciso: quello videuludico, già appagato dall'anime Castlevania e rimasto piuttosto scettico verso Dragon's Dogma. Non siamo sicuri che questa serie possa fare la differenza, ma di sicuro riuscirà ad intrattenervi senza troppe pretese, donandovi una storia molto classica ma sicuramente avvincente.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Dota: Dragon’s Blood possiamo affermare che la nuova serie animata Netflix è un fantasy nell’accezione più classica. I suoi personaggi corrispondono a molti degli stereotipi propri del genere e si muovono in una storia, essenzialmente lineare senza troppi guizzi narrativi. Buona la qualità delle animazioni anche se non sempre costante.
Perché ci piace
- La storia, un classico fantasy in grado di appassionare lo spettatore.
- Le animazioni, fluide e ben realizzate...
Cosa non va
- ... anche se non con una qualità costante.
- I personaggi cadono troppo spesso nei cliché del genere rendendo la storia prevedibile.