Negli anni '80 arriva nelle nostre case "dalla Terra del lontano futuro" il simpatico gattone di colore blu, uno dei primi esempi di pet-robot creato dal duo Fujiko Fujio alla fine degli anni '60, come compagno di giochi e fedele amico di un bambino intento a superare le difficoltà del quotidiano. Direttamente dal Giappone questa creatura golosa ed imprevedibile di nome Doraemon, custodisce strani oggetti magici nella sua tasca quadridimensionale (detta Gattopone) e piomba nella vita del giovane Nobita per migliorare il suo futuro, che sembra minacciato da alcune scelte sbagliate. Il bambino di dieci anni, pigro e ribelle, riceve la visita inaspettata di un pronipote proveniente dal futuro, che lo avverte delle spiacevoli conseguenze della sua condotta e dell'urgenza di cambiare rotta verso una vita più regolare. Così lo lascia nelle mani di Doraemon, gatto robot che diventa la sua guardia del corpo e il suo compagno di avventura, rivoluzionando la sua vita per sempre.
Quanti di noi hanno sognato di avere quel Gattopone pieno di Chiuski, ovvero una serie di gadget speciali utili per affrontare qualsiasi occasione? O di mettere in testa una piccola elica dorata per poter volare ovunque in qualsiasi momento? Doraemon, nato come manga giapponese nel 1969 ed edito in Italia con la Star Comics, è diventato in breve tempo un vero fenomeno ludico e culturale, che ha portato alla realizzazione di film, videogiochi e serie tv, conquistando intere generazioni con ironia, avventura e un pizzico di magia.
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Il 26 Gennaio 2017 torna sul grande schermo con Doraemon Il film: Nobita e la nascita del Giappone, remake di un lungometraggio di animazione del 1989, in cui Nobita e i suoi amici intraprendono un viaggio nel tempo per tornare nel Giappone disabitato di 70.000 anni fa. Grazie ai poteri di Doraemon popolano la zona di varie creature magiche e aiutano un ragazzo di nome Kukuru, la cui famiglia è stata rapita e resa schiava dalla tribù di Ghigazombie. Terza distribuzione per Lucky Red dopo Doraemon e Doraemon Il Film - Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori, questo si conferma il 36° film sul sensibile e divertente supergatto, di cui forse ancora non conoscete alcune interessanti curiosità.
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1. La genesi del nome Doraemon
La parola "dora" viene dall'espressione giapponese dora neko che significa "gatto randagio", ma letteralmente si riferisce al "gong", quindi conferma l'intenzione dei creatori di giocare un po' con le parole. È stata scelta infatti "dora" per fare riferimento al corpo rotondo di Doraemon e per sottolineare la passione di quest'ultimo per i Dorayaki, i celebri dolcetti giapponesi con un ripieno di fagioli rossi. "Emon" invece è un suffisso arcaico per i nomi maschili.
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2. Perché ha perso le orecchie ed è diventato blu?
A differenza di Hello Kitty, Doraemon è sicuramente un gatto, ma perché non ha le orecchie? Nella prima versione originale del disegno. Infatti, questo robot era dotato di orecchie da gatto e presentava un colore giallo. Leggenda narra che il 3 settembre 2112 fu fabbricato per la prima volta, lasciando le pagine del fumetto per un corpo tangibile, e il suo codice di produzione era MS-903, come ha svelato il film 2112: La nascita di Doraemon del 1995. Questo raccontava nel dettaglio la storia della sua genesi e del suo destino di robot difettoso. Infatti i topi robot gli avevano mangiato le orecchie, lasciandogli la paura dei roditori e, colpito da un fulmine, egli aveva sviluppato alcuni malfunzionamenti che avevano inciso sulle sue prestazioni e sulla sua personalità. Triste e traumatizzato da questo avvenimento, Doraemon aveva pianto fino a diventare blu e la sua voce rauca si era trasformata nel tono dolce e sensibile che tutti conosciamo.
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3. Come è finito nel tempo presente?
Doraemon fu mandato indietro nel tempo dal suo proprietario Sewashi Nobi per aiutare il nonno imbranato Nobita, che aveva rovinato la vita sua e dei suoi discendenti con i debiti accumulati per una serie di scelte sbagliate. In una famosa scena del manga originale che ha debuttato nel 1969, il gatto robot esce fuori dal cassetto della scrivania di Nobita insieme a Sewashi, come accade nel primo episodio della serie animata. Il viaggio nel tempo quindi è l'espediente di fantascienza che ha ispirato gli autori di Doraemon, e torna nel nuovo film, trasportando i protagonisti tra passato e presente.
4. Chi lo ha creato?
Doraemon è una creazione di Hiroshi Fujimoto e Motoo Abiko, il duo noto sotto lo pseudonimo di Fujiko Fujio che ci ha regalato anche gli indimenticabili Carletto il principe dei mostri e Nino, il mio amico ninja. Questi due creativi giapponesi, con una predisposizione per il genere di animazione sci-fi, hanno disegnato molti manga insieme dal 1951 al 1987, anno in cui si sono divisi. L'idea di Doraemon, in particolare, è nata dall'incidente di Fujimoto che ha inciampato in un giocattolo di sua figlia in un periodo in cui sognava un nuovo concetto di manga. Il sentimento procede al fianco della spettacolarità, seguendo le regole della fantasia.
5. Ha una sorella più forte di lui
Dorami è la sorella minore di Doraemon, di due anni più giovane di lui. Di colore giallo, con le orecchie e un fiocco rosso in testa, Dorami è più forte del fratello, perché è stata realizzata con una tecnologia più avanzata, in grado di produrre 10000hp rispetto ai 129.3hp di Doraemon. A quanto pare entrambi provengono dal XXII secolo, ma Doraemon è il primogenito e quindi di due anni più vecchio. Dorami è in grado di produrre un'energia di 10000 cavalli, mentre Doraemon arriva a 129,3 cavalli. Impicciona e apprensiva è anche lei molto legata e attenta alle esperienze di Nobita, ma quando si tratta di cibo, al posto dei Dorayaki del fratello preferisce il Melonpan.
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6. Il suo numero fortunato è 1293
Doraemon è alto 129,3 centimetri, pesa 129.3 kg e la sua circonferenza è 129,3 centimetri. Può fare 129,3 chilometri all'ora quando è spaventato e può saltare 129,3 centimetri, ma ha anche una potenza massima di 129.3hp. Il suo compleanno è il 3 settembre 2112, ovvero 12/9/3, quindi possiamo affermare che questo numero è ricorrente nella sua vita e significa qualcosa.
7. Educativo
"E' importante leggere i giornali, sei sempre iperinformato e sai cosa succede nel mondo!", dice Doraemon a Nobita nell'episodio intitolato La macchina cambia data, in cui il piccolo protagonista vuole sapere le notizie prima dei suoi amici per poterli sorprendere e, grazie ad un Chiuski, riesce a leggere il giornale del giorno dopo avendo un bel vantaggio sugli altri. Questo è solo uno degli esempi del valore educativo di Doraemon, utilizzato spesso per lanciare un messaggio al pubblico dei più piccoli. Noi non abbiamo il Gattopone, quella tasca di Doraemon piena di utili sorprese, quindi possiamo contare solo su noi stessi per raggiungere gli obiettivi nella vita. Nel mondo reale non abbiamo gli strumenti magici che ci aiutano a risolvere i problemi, e dobbiamo lavorare duramente per poter esaudire i nostri desideri. Così, all'interno di ogni avventura di Doraemon, si trova un insegnamento che contribuisce alla crescita emotiva e culturale di un bambino, come l'importanza di essere amichevole ed intelligente o condannare i cattivi comportamenti degli altri senza emularli. Le varie storie di Doraemon quindi insegnano i valori di amicizia, amore, integrità, tolleranza, rispetto e famiglia con il sogno e il sorriso.
8. Eroe nazionale
Oltre ai valori necessari per la formazione di un piccolo spettatore, Doraemon ha spesso affrontato anche temi socialmente importanti come il riscaldamento globale, gli animali in via di estinzione, l'inquinamento, toccando in più occasioni dei momenti storicamente importanti del Giappone, il paese natale della simpatica creatura blu. Pertanto Doraemon, oltre ad essere un vero e proprio eroe nazionale, è un fenomeno artistico e culturale riconosciuto in tutto il mondo e, nel 2008, l'allora Ministro degli Affari Esteri Masahiko Komura lo ha nominato addirittura ambasciatore del Giappone nel mondo "per promuovere la cultura e l'industria dell'animazione fuori dal Paese". Questo riconoscimento ha sottolineato la natura profondamente pop di questo manga, che è anche un punto di riferimento per numerose iniziative di beneficenza e realtà didattiche legate al disegno, all'arte e alle problematiche nel mondo dei minori.
9. Un amore difficile
Noramyako è la fidanzata ufficiale di Doraemon nella versione originale, almeno fino a quando lo lascia quando i topi mangiano le sue orecchie rendendolo diverso. Una storia breve ma intensa. Nel film del 1995 viene confermato che la causa della depressione di Doraemon è proprio l'abbandono da parte di Noramyako, che scatena la sua crisi di pianto causa del suo colore blu. Cambiare colore per amore si può nel mondo manga, anche se in seguito Noramyako si pente e chiede scusa al suo ex fidanzato. Comunque l'impegno di Doraemon con Nobita poi riempie le sue giornate e, pur volendo, il gatto robot non sembra aver tempo per pensare ai suoi problemi di cuore.
10. Solo un sogno?
Nel corso degli anni hanno preso forma alcune ipotesi sul vero significato della storia di Doraemon e, negli anni '80, sono stati diffusi alcuni falsi episodi che raccontavano la conclusione dell'avventura animata in modi alternativi. Qualcuno infatti ha pensato che tutta la vicenda non fosse altro che una fantasia di Nobita, che in realtà era in coma in seguito ad una brutta malattia o per un incidente d'auto. Il bambino avrebbe soltanto immaginato Doraemon e tutto il mondo che lo circondava. Un'idea alquanto triste per un prodotto pensato per i bambini.
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Infatti la casa editrice all'epoca fu costretta a smentire questa idea per non deludere i fan della serie e non infrangere le speranze dei più piccoli, distratti dai colori e dai sorrisi del lieto fine. Dopo la morte di Fujimoto nel 1996, l'epilogo ufficiale presentava invece Nobita unito in matrimonio con l'amata Shizuka e l'amicizia solida e immortale di quest'ultimo con Doraemon. Una sorta di leggenda metropolitana tuttavia riporta che il giorno della morte dell'autore giapponese è scomparso dalla televisione a mezzanotte l' episodio finale di Doraemon. Alcuni testimoni avrebbero raccontato che al posto di questo sono stati proiettati alcuni minuti in cui Nobita camminava inquadrato di spalle fino a pronunciare le parole "adesso devo andare" prima di uno schermo completamente nero. Sono solo voci, ma lasciando da parte l'aspetto inquietante di Doraemon, meglio vivere le sue avventure per quello che sono, ovvero sogni ad occhi aperti, colorati ed esilaranti, per grandi e piccoli.