Un piccolo road movie che scalda il cuore, una piacevole sorpresa in arrivo su Prime Video il 15 luglio. La nostra recensione di Don't Make Me Go mette in luce le qualità di una pellicola che, pur raccontando una storia non particolarmente originale, trova il modo di stupirci ed emozionarci. Il tutto grazie a una sceneggiatura delicata e ben calibrata e grazie alle performance dei due protagonisti della storia, John Cho e l'esordiente Mia Isaac. La chimica tra i due interpreti, qui nel ruolo di padre e figlia, è palpabile e contribuisce a coinvolgere il pubblico in questa avventura sulle strade americane che è poi un viaggio alla scoperta di se stessi attraverso l'altro, il familiare che crediamo di conoscere a fondo ma che, fuori dal contesto domestico, mostrerà lati inediti di sé.
John Cho è Max, padre single della quindicenne Wally, avuta da una sua compagna di liceo che lo ha lasciato quando la bambina aveva un anno. I due se la cavano egregiamente da soli e Max riesce anche a tenere sotto controllo le turbe sentimentali adolescenziali della figlia finché non scopre di essere malato. Decide così di organizzare un viaggio in macchina da Los Angeles a New Orleans (il film, a causa dell'emergenza sanitaria, è stato però girato in Nuova Zelanda) insieme a Wally con la scusa di partecipare a una riunione di ex compagni di scuola. Max rende più allettante in viaggio promettendole di darle lezioni di guida lungo il tragitto, ma il suo vero scopo è farle incontrare la madre nella speranza di stimolare la nascita di un rapporto tra le due.
La naturalezza dei sentimenti
Scritto dalla 23enne Vera Herbert e diretto da Hannah Marx, Don't Make Me Go si focalizza sulla costruzione di un rapporto tra padre e figlia messo in scena con grande naturalezza. La centralità dei sentimenti, ingrediente essenziale del film, non cede mai il passo a sdolcinatezza e patetismo, neppure quando entra in scena la malattia. A favorire l'asciuttezza dello script, uno dei punti forti della pellicola, è anche la presenza di uno humor garbato, che strappa il sorriso in più occasioni come nella sequenza della visita accidentale nella spiaggia per nudisti in Florida o nella turbolenta riunione scolastica in cui Max dà veramente il peggio di sé.
John Cho, volto noto della saga cinematografica di Star Trek e di tante serie tv, da Flashforward a CowboyBebop, sa come catturare su di sé l'attenzione del pubblico con la sua performance misurata, ma piena di calore e sfodera perfino un inedito talento canoro. Al suo fianco Mia Isaac si rivela una presenza piacevole con la sua vivacità e il suo spirito. I dialoghi tra padre e figlia funzionano quasi sempre, anche nei momenti più critici come l'improvvisa sparizione notturna della ragazza, che decide di partecipare a una festa campestre notturna in New Mexico senza avvertire il padre. A loro si aggiunge Kaya Scodelario nel ruolo della donna più giovane che Max frequenta di nascosto dalla figlia.
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Osare per raccontare
Don't Make Me go si apre con una voice over che avverte "Non vi piacerà il modo in cui questa storia finisce, ma penso che ti piacerà la storia". La voice over, come scopriremo più avanti, appartiene a Wally, ma l'ultimo atto del film mette in chiaro che la vicenda narrata parla più di Max che della figlia. Con audacia, Hannah Marx piazza nel prefinale una sorpresa mozzafiato che stravolge il senso dell'esperienza narrativa mostrando il viaggio di Max e Wally sotto una luce diversa. L'autrice sfodera il coraggio tipico dei giovani sfidando le convenzioni del genere per rivendicare l'esistenza di un cinema fresco, dinamico, pronto a rimescolare le carte in tavola per alimentare il desiderio del pubblico. Per uscire dagli schemi, in questo caso, basta un pizzico di coraggio nel raccontare una storia intima, familiare, così vicina a noi, ma mai banale.
Conclusioni
Intima, delicata, ma mai banale la pellicola Prime Video interpretata da John Cho, come rivela la nostra recensione di Don't Make Me Go, dramedy on the road che si concentra sul rapporto tra un padre e una figlia alla scoperta delle strade americane in un viaggio alla scoperta del mondo, ma soprattutto di se stessi.
Perché ci piace
- La verità del sentimento vince su tutto.
- Pur riproponendo un team molto frequentato, il film non è mai banale.
- Convincenti le interpretazioni dei protagonisti, soprattutto John Cho.
Cosa non va
- Il colpo di scena finale non conquisterà tutti.