Una grande star internazionale come Robert Downey Jr., un ricco cast di comprimari al doppiaggio, tanti effetti speciali e la confezione ben delineata di film per famiglie. Cosa potrebbe mai andare storto? Cercheremo di spiegarlo in questa recensione di Dolittle, evidenziando i problemi, ma anche individuando quali siano i motivi di interesse del nuovo film prodotto da Universal con gran dispiego di mezzi per intercettare un pubblico giovane e ampio, con l'intento di proporre un nuovo adattamento del popolare personaggio protagonista dei libri per bambini di Hugh Lofting, già portato sullo schermo con i volti di Rex Harrison ed Eddie Murphy, rispettivamente a fine anni '60 e a cavallo del 2000.
Ritorno al passato
Il nuovo film ci riporta in età vittoriana e ci racconta il Dottor Dolittle del titolo nel suo ritiro forzato tra le pareti domestiche dopo la morte della moglie Lily. Dolittle non ha più voglia di confrontarsi con gli altri esseri umani e preferisce rifugiarsi nella sicurezza del contatto con i suoi amati animali, con i quali ha la capacità di parlare. Fino a quando il mondo esterno non irrompe nella sua vita: da una parte il giovane Tommy Stubbins, che arriva a chiedere il suo aiuto per aver sparato a uno scoiattolo, dall'altra l'invito della regina Victoria, che richiede il suo aiuto per delle cure. Una cura per la quale è necessario un frutto proveniente da una terra lontana, che costringe Dolittle a intraprendere un lungo viaggio e una nuova avventura.
Dolittle: tutto quello che sappiamo (e dovete sapere) sul film con Robert Downey Jr.
Robert Downey Jr, un Dolittle sopra le righe
Per la stravaganza di Dolittle, non solo per la capacità di dialogare con gli animali, Robert Downey Jr è sembrata da subito la scelta migliore per riportare su schermo il popolare personaggio, per quella verve e capacità di tenere lo scena che ci è nota, ma anche per il momento di grande popolarità che sta vivendo dopo la decennale avventura nell'universo cinematografico Marvel. Va detto, purtroppo, che il grande carisma dell'attore non è bastato a risolvere i problemi di una produzione confusa e poco ispirata, anche per limiti della sua stessa interpretazione, che eccede in smorfie, atteggiamenti gigioni e sopra le righe. Il suo Dolittle è brioso, vivace e bizzarro al punto giusto, ma soffre di una scrittura non del tutto a fuoco che non riesce a canalizzare l'energia del suo interprete e metterlo al servizio del progetto e della storia.
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Comprimari digitali e non
È un peccato anche perché lo sforzo produttivo ha circondato la star del film di un cast all'altezza, sia nella parte live action, con la presenza di figure del calibro di Antonio Banderas, Jim Broadbent e Michael Sheen, sia per quanto riguarda i nomi scelti per dar voce ai tanti animali che si alternano in scena (che purtroppo perdiamo inevitabilmente nell'adattamento nostrano): Emma Thomson è infatti Polynesia, il fidato pappagallo di Dolittle, uno splendido John Cena è l'orso polare Yoshi, Marion Cotillard la volpe Tutu, Ralph Fiennes la tigre Barry, Selena Gomez la giraffa Betsy, Rami Malek il gorilla Chee-Chee e Octavia Spencer l'anatra Dab-Dab. Tanti nomi per altrettante figure, purtroppo non tutte ugualmente riuscite, tra le quali merita una menzione lo scoiattolo Kevin.
L'aspirazione da grande avventura
Il primo vero problema del film diretto da Stephen Gaghan è di concezione: Dolittle cerca di essere tante cose diverse senza avere un'anima ben definita, prova a far troppo perdendo di vista quella che poteva essere la sua principale forza nei confronti del suo pubblico di riferimento, ovvero la simpatia dei suoi animali parlanti e la sua natura di film per famiglie. Una fonte di divertimento che è pur presente, e che siamo sicuri che potrà in ogni caso intrattenere il pubblico più giovane, pur con qualche spiacevole caduta di stile, ma diluita dal tentativo di mettere in piedi una grande avventura tra personaggi pittoreschi e luoghi esotici. Non facciamo fatica a immaginare quanto i giovani spettatori potranno divertirsi con le chiacchiere e i battibecchi tra Robert Downey Jr e il ricco cast di animali in digitale, realizzato con effetti visivi discontinui ma accattivanti, ma mancano motivi di interesse per un pubblico più adulto e maturo.
Conclusioni
Occasione sprecata potrebbe essere la sintesi e conclusione di questa nostra recensione di Dolittle, perché i presupposti per poter costruire qualcosa di interessante c’erano sia in termini di investimento economico, sia per le figure artistiche coinvolte davanti la macchina da presa (e in sala doppiaggio). Invece il casting di Robert Downey Jr non è bastato, così come non sono bastati i tanti doppiatori per i vivaci animali che lo accompagnano in questa avventura, perché manca un’idea di fondo e un’anima al film di Stephen Gaghan, che non va oltre il semplice e immediato divertimento per un pubblico più giovane.
Perché ci piace
- Robert Downey Jr, pur negli eccessi di un’interpretazione sopra le righe.
- Gli animali digitali che, pur tra alti e bassi negli effetti visivi, catturano l’interesse del pubblico più giovane.
- Un cast (vocale e non solo) di tutto rispetto…
Cosa non va
- … purtroppo non apprezzabile nell’adattamento italiano.
- Al film di Gaghan manca un’anima e un’idea di cinema. Prova a far troppo e diluisce anche l’effetto dei suoi principali punti di forza.
- Alcune inutili cadute di stile nel cercare un umorismo molto terra terra.