Le uniche sfortune di Dog Man? È abbastanza sconosciuto in Italia, nonostante sia un fenomeno letterario negli Stati Uniti e, se vogliamo, si "scontra" con un titolo già "sentito", che rischia infatti di confondersi in mezzo ai tanti dogman filmici, come quello di Matteo Garrone o quello di Luc Besson. Qui però parliamo di animazione. Anzi, di grande animazione.
Cane e uomo, quindi. E non si tratta ovviamente di un caso, dato che ci sono due anime che co-esistono nel personaggio inventato da Dav Pilkey: 50% cane, 50% uomo, 100% eroe, come recita appunto la tagline. E ve lo diciamo subito: sarebbe un peccato perdere il film in sala, perché è una sorpresa inaspettata e spassosa.
Dog Man: un cane (e un uomo) diversi da tutti gli altri.
Si dice che il cane fsia il miglior amico dell'uomo. Cosa succede allora quando un fedele cane poliziotto e il suo padrone umano, un agente bistrattato, vengono feriti insieme sul lavoro? Un intervento chirurgico strampalato ma salvavita fonde i due e nasce, appunto, Dog Man. Se già la prima sequenza catapulta subito gli spettatori in un inseguimento mozzafiato pieno di colpi di scena, il film continua con un buon ritmo fino alla fine e tiene incollati allo schermo (con giusto qualche sbavatura nella parte finale).
Perché? Perché parte e sviluppa una storia semplicissima ma piena di cuore: come non sciogliersi di fronte ad un cane che fa tutto in onore del ricordo del proprio padrone? La pellicola però non è semplicemente una furba e ruffiana fiera dei buoni sentimenti, bensì un insieme coeso e coerente di avventure rocambolesche in giro per la città. Una città tutta da scoprire, piena di palazzi, cartelli e dettagli che restituiscono la genialità del materiale originario ma soprattutto del lavoro dietro la macchina da presa.
Una regia consapevole
Il regista Peter Hastings (qui la nostra intervista), già dietro Capitan Mutanda e le storiche serie animate degli Animaniacs e di Migliolo col Prof, mostra tutta la propria creatività artistica nel risolvere le situazioni della pellicola in modo visivamente avvincente, toccante e soprattutto divertente. Si ride molto durante la visione e vi consigliamo di portare i bambini (se ne avete): si divertiranno anche loro, moltissimo.
La comicità utilizzata non è quella nonsense e, francamente, sciocca dei Minions, bensì sfrutta il potere della semplicità che, come abbiamo già detto in altre occasioni, non vuol dire banalità. Che poi, a voler essere precisi, in questa semplicità c'è, come accennavamo, tanta inventiva. Il team produttivo si è prodigato per arrivare a soluzioni visive che non fossero scontate. Le sorprese non finiscono qui: troverete ad aspettarvi anche un corto prima della visione: non perdetelo.
Dog Man: dietro le quinte del film con il regista Peter Hastings
Tutto e il contrario di tutto nel film DreamWorks
Non poteva mancare un cattivo degno di questo nome e, in un film come questo, non poteva che essere un gatto. Un micio bramoso di vendetta e arcinemico del protagonista, che potrebbe dover mettere in discussione se stesso a causa di un'arma che ha pensato di utilizzare contro Dog Man... ma che potrebbe "ritorcersi" dolcissimamente contro di lui. Ovviamente il film d'animazione non manca di giocare con tutte le caratteristiche tipiche degli animali presenti, utilizzandole e ribaltandole a proprio piacimento, non solo nel rapporto tra umani e animali ma anche tra cani e gatti.
La vera difficoltà per uno spettatore si può riscontrare nello stile scelto: inizialmente potrebbe creare un certo spaesamento qualcosa di così basico che richiama i libri per bambini da cui è tratto, ma col tempo non ci farete più caso perché la storia vi colpirà dritto al cuore e soprattutto riuscirà ad utilizzare proprio quella semplicità a proprio vantaggio, ancora una volta.
Conclusioni
Forse sarà un titolo che non verrà ricordato negli annali dell’animazione, ma è un peccato. Dog Man è una vera sorpresa, che parte da una semplicità tecnica e narrativa di fondo per scherzarci su, con grande autoironia, ed offrire alcune delle trovate più geniali ed efficaci viste negli ultimi anni. Non mancano il cuore del racconto, il giocare con i cani e gatti (e gli umani) protagonisti, partendo da uno stile che potrebbe risultare basico ma che saprà sorprendervi se vi lascerete guidare dal cuore… e dalle risate.
Perché ci piace
- L’idea di fondo e le sue implicazioni.
- Il cattivo.
- Le risate.
- La creatività che Peter Hastings mette in campo per tante soluzioni.
Cosa non va
- L’animazione scelta potrebbe risultare bambinesca, ma la storia saprà rapirvi.
- C’è una semplicità di fondo, che diventa però il suo punto di forza alla fine.