Dalla sala operatoria a templi mistici, passando per portali magici e manti in grado di colpire i nemici: Scott Derrickson, grande appassionato di fumetti, si è divertito come un matto a dirigere Doctor Strange, quattordicesimo film del Marvel Cinematic Universe, che porta al cinema le avventure di Steven Strange (Benedict Cumberbatch), brillante neurochirurgo che, a causa di un incidente, perde l'uso delle mani e quindi l'abilità che lo rende speciale. Deciso a riappropriarsi del proprio destino, Strange si reca a Kathmandu, in Nepal, dall'Antico (Tilda Swinton), maestro che gli insegna le arti magiche.
Strange entra inoltre in possesso anche di due oggetti speciali, gli artefatti magici chiamati Occhio di Agamotto, con cui può viaggiare attraverso il tempo, e Cappa della Levitazione, che non solo gli permette di librarsi in aria, ma è anche in grado di mandare al tappeto i suoi avversari. Un oggetto del genere non potrà che far sfigurare gli altri Avengers muniti di mantello, ovvero Thor, Visione e Loki, come ha ammesso lo stesso Derrickson, che abbiamo incontrato a Londra, in occasione dell'anteprima europea del film. Oltre agli studi di cinema, Derrickson in gioventù ha anche approfondito la teologia, materia che l'ha sicuramente aiutato a realizzare questo film, in cui la spiritualità è un elemento importante. Tra le riflessioni più interessanti della pellicola c'è il fatto che essere un supereroe e un brav'uomo significa cercare di combattere la morte.
Leggi anche: Doctor Strange: 10 cose che potreste non aver notato