"Stupire e creare scandalo ci piaceva tantissimo": così il Riccardo Schicchi immaginato da Giulia Steigerwalt spiega cos'è stata Diva Futura, agenzia di casting e produzione pornografica fondata negli anni '80. Tratto dal libro Non dite alla mamma che faccio la segretaria di Debora Attanasio, segretaria, appunto, di Schicchi per diverso tempo (a interpretarla è Barbara Ronchi), il film, presentato in concorso a Venezia 2024 e nelle sale dal 6 febbraio, racconta una sessualità libera, giocosa, in cui la donna veniva celebrata.
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Un'idea pura del sesso, se vogliamo, visto come sogno e mistero. Purtroppo però a Schicchi, ideatore della parola "pornostar", tutto questo è sfuggito di mano. E il film lo racconta. Le sue intuizioni hanno infatti aperto la strada a una pornografia violenta, in cui a eccitare chi guarda non è un'esaltazione della bellezza femminile, ma la sua mortificazione e sottomissione.
A interpretare il regista e imprenditore è Pietro Castellitto, che sembra averci preso gusto con i personaggi impossibili da definire in un unico modo. Circondato da donne (e da un pitone!) sul set, nella nostra intervista, insieme alle attrici Denise Capezza, Tesa Litvan e Lidija Kordic (che hanno rispettivamente i ruoli di Moana Pozzi, Eva Henger e Cicciolina), ci parla di come è cambiata la visione della sessualità rispetto ai tempi di Diva Futura.
Diva Futura: intervista a Pietro Castellitto
Il film Diva Futura racconta un'epoca in cui non era ancora così facile trovare materiale pornografico. Oggi, invece, non soltanto ogni tipo di materiale è a portata di clic, ma tutti possono postare foto e video, più o meno ammiccanti sui social, tra l'immagine di un aperitivo e quello dell'ultimo acquisto. Questa sovrabbondanza di contenuti legati al sesso, ha reso in qualche modo la sessualità meno interessante?
Per Pietro Castellitto: "Il sesso è più sdoganato, sicuramente. Riccardo veniva dalla fotografia, quindi, insomma, girava dei veri e propri film hard. Era un uomo che si è fatto tante domande, anche estetiche. Il porno di oggi non si fa domande".
Per Denise Capezza invece: "Secondo me il problema maggiore è la mancanza di tempo. Anche i contenuti pornografici sono diventati molto più last minute, molto più brevi. Anche le serie televisive sono sempre più brevi! La vita è diventata molto più frenetica, quindi è difficile esprimere e raccontare la complessità. Quindi anche la complessità della sessualità. È tutto monotematico. Tutto è fatto per ottenere un risultato immediato, anche le foto che postiamo: le mettiamo oggi le storie e domani non ci sono più. Invece Riccardo e Moana avevano un progetto: lui è riuscito a realizzare il suo sogno, ciò creare un'industria basata su ciò che amava di più, ovvero il corpo femminile. Voleva fare spettacolo. E anche fare spettacolo è complicato oggi. Secondo me siamo anestetizzati non solo dal punto di vista sessuale, ma da tutti i punti di vista. Anche culturale. Tutto è anestetizzato oggi".
![Diva Futura, recensione: il desiderio come contraddizione in un film che poteva essere e non è stato](https://movieplayer.net-cdn.it/t/images/2024/09/04/diva-futura-recensione-film-storia-giulia-steigerwalt-pietro-castellitto-barbara-ronchi_jpg_200x150_crop_q85.jpg)
Il pitone di Schicchi
Nel film di Giulia Steigerwalt vediamo che Riccardo Schicchi aveva un pitone, Tinta. Anzi, era il pitone di Cicciolina, ma lui lo teneva nel suo studio. Insieme a moltissimi gatti. Impossibile non pensare al valore simbolico di questo animale che, come vediamo, anche nella realtà ha fatto una brutta fine. Per Castellitto il serpente ci dice qualcosa sulla storia di Diva Futura: "Forse rappresenta i sogni che finiscono. Si trasformano, cambiano pelle, invecchiano e finiscono. Riccardo è uno che ha tentato in tutti i modi di tenere in vita questo sogno che aveva creato: aveva un anelito quasi 'gatsbiano', di chi non vuole vedere quello che inevitabilmente sta per succedere. Però questa è stata anche la sua forza, alla fine. Questa sua purezza di fondo, che gli ha permesso di sopportare tante cose. Tanta repressione e anche tante malattie, perché era molto cagionevole".
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Secondo Capezza invece: "Il serpente per me rappresenta la follia: andare controcorrente. Avere un serpente in casa è identitario, secondo me, delle loro personalità. Anche il fatto di amare delle figure inconsuete, che era una cosa che lui faceva nella vita: individuava la bellezza e la estremizzava, la portava in auge. Aveva una visione totalmente folle e diversa dal resto del mondo".