È giunto alla fine della corsa, per lo meno per quanto riguarda la sua prima stagione, lo show realizzato da Marti Noxon per AMC. Dopo il finale di stagione Bedwomb non è ancora stato annunciato un rinnovo e i ratings non sono particolarmente incoraggianti, ma Dietland è considerato una serie abbastanza importante, tempestiva e originale - in primis per i contenuti esplosivi e disturbanti, ma anche per il magnetismo e la bravura della sua eroina Joy Nash - da fare sì che chi ha apprezzato questi primi dieci episodi non perda le speranze.
La showrunner Marti Noxon, nelle scorse settimane, ha dichiarato di avere materiale narrativo solido per altre due stagioni, e noi siamo senz'altro curiosi di sapere dove questo piano d'azione è destinato a portare i protagonisti della serie. Anche perché questa prima stagione si è chiusa in maniera un po' troppo ermetica, quando invece sarebbe stato utile sciogliere l'ambiguità che ha accompagnato la narrazione per tutto il suo corso, e rivelare dove è davvero il cuore di Dietland.
La scalata di Kitty Montgomery
Ma cominciamo a esaminare le trame principali e il loro impatto complessivo in questo finale: il personaggio di Kitty Montgomery di è allonatanato dalla macchietta del romanzo di Sarai Walker e non solo per la presenza scenica fuori dal mondo di Julianna Margulies e i suoi outfit da urlo (nel finale, con il tailleur pantaloni, salutiamo un nuovo acuto). Se nelle prime battute dello show Kitty è ridicolizzata per la sua ipocrisia, e natura per la sua superficialità nei confronti delle "sue ragazze", le lettrici di Daisy Chain, e naturalmente per per il suo terrore di farsi vedere mentre mangia.
Ma Kitty non è una donna stupida: il resto della stagione ci ha raccontato una persona che ha imparato ciò che le serviva per emergere in una ambiente misogino, che ha sfruttato senza il minimo scrupolo la propria bellezza e la propria sessualità, e non ha avuto problemi a colpire e affondare altre donne. Non lo ha fatto con incoscienza, o per misoginia interiorizzata: lo ha fatto per calcolo. Anche quando ha forzato la mano della sua casa editrice affinché il manifesto di Jennifer fosse diffuso sulle copertine di tutte le riviste del settore femminile, lo ha fatto per cavalcare la sensazione, l'orrore e l'entusiasmo per le gesta sanguinarie del gruppo terroristico femminista.
Sì, Kitty è tutt'altro che stupida: è astuta, ambiziosa ed egoista, ma è anche una sopravvissuta, una donna dotata di una straordinaria adattabilità che invece manca alla ben più fragile Plum. Se lo show dovesse proseguire ci saranno le opportunità per indagare il suo background per scoprire cosa l'ha resa il Flakpanzer che è, ma è evidente anche che, se la guerra con l'ex CEO a cui ha fatto le scarpe, Stanley Austen, dovesse davvero esplodere, noi sapremo da che parte stare.
Piuttosto che lasciarci dominare il mondo gli uomini lo distruggeranno.
Julia e le sue sorelle
La misteriosa dama del Beauty Closet, cattedrale della cosmesi nascosta nel seminterrato del grattacielo che ospita gli uffici di Austen Media, è un personaggio a cui ci siamo affezionati soprattutto grazie alla forza della performance di Tamara Tunie (la svestizione di tutti gli orbelli della bellezza femminile dell'episodio Belly of the Beast è particolarmente meorabile). L'ambiguità di fondo e la gestione un po' goffa di alcune sottotrame di Dietland l'ha particolarmente penalizzata. Carismatica, coraggiosa ed empatica, critica sia del distacco privilegiato e della superiorità morale di Verena Baptist, sia della violenza di Jennifer, sembrava destinata ad essere il giusto mezzo tra le due metodologie diversamente fallaci.
Eppure, nella sua ricchezza di idee, visive e narrative, Dietland non è riuscito a dare una direzione a Julia; sono state introdotte due riluttanti, anonime sorelle complici, che non hanno neppure contribuito a rendere più emozionante la scena dell'arresto in Bedwomb , e non sono stati chiariti i rapporti di Julia nè con Calliope House e Verena né con Jennifer e Soledad. A parte quello con Plum, il legame di Julia meglio esplorato è quello con Leeta, il cui arco in questa prima stagione ha delle lacune intollerabili, che speriamo possano essere colmate grazie a un rinnovo, anche perché Erin Darke è un'altra attrice molto, molto accattivante.
Il sorriso della musa
Nella sua eleganza soffusa, nel suo sorriso materno e nel suo controllato calore, Verena Baptist (la magnifica Robin Weigert, che a quanto pare rivedremo presto anche nei panni di Calamity Jane nel finale fuori tempo massimo di Deadwood) è un'affascinante contraltare per la super-glamorous Kitty Montgomery, ma la sua ambiguità è più sottile: Verena è convinta al 100% di essere sulla strada giusta, la sua condizione di donna ricca, privilegiata e illuminata la rende spesso miope di fronte alle sofferenze, alla confusione, alla rabbia scomposta degli altri. Il suo atteggiamento spinge Plum tra le braccia di Jennifer, e il suo sorriso, dopo la "soffiata" alle autorità, ci parlano di una donna pericolosamente in pace con la propria coscienza.
Jennifer Lives?
Dopo la delusione infertale da Dominic, dopo lo stupro e dopo l'epifania a Calliope House, il "risveglio" di Plum è irrimediabile, e la sua furia tale che il passo successivo può essere soltanto quello di cercare di entrare nei ranghi di Jennifer. Dai lussuosi piani alti di Austen Media alle strade di New York, dagli interni borghesi del regno di Verena ai sotterranei di Calliope House, quella che ci regala Dietland è una graduale discesa negli inferi che culmina nel tenebroso covo delle terroriste, dove Plum tocca con mano la determinazione e la forza di donne che hanno trovato nei propri traumi la forza di combattere per un cambiamento globale e definitivo. In prima linea, la "fondatrice" di Jennifer, Soledad Ayala (Selenis Leyva, la Gloria Mendoza di Orange Is the New Black) una donna che, oltre a subire stupri e maltrattaemnti mentre era nell'esercito, ha assistito impotente alle sofferenze della figlia tredicenne Luz, suicida dopo aver subito una violenza di gruppo.
Ma anche l'immagine che lo show di Jennifer è ambigua, e non solo per via della selvaggia via della vendetta che hanno scelto per scuotere l'opinione pubblica e terrorizzare i maschi predatori: è ambigua perché quella solidarietà viscerale e accogliente che lo show ci mostra nella scena del riposo notturno (il bedwomb, letto-utero, che dà il titolo all'episodio), con Plum che trova nei corpi delle compagne la soddisfazione del desiderio così profondamente umano e struggente di un affetto, mal si concilia con l'atmosfera tesa e ostile che domina le riunioni e le discussioni.
Dov'è il cuore di Dietland, ci chiediamo dunque? Le posizioni politiche di Noxon del suo Fight Club femminista non sono cristelline, e nemmeno i suoi obiettivi, ma Dietland ha avuto il pregio di in maniera lucida e coraggiosa un abisso che abitiamo quotidianamente, la frattura tra la ricchezza interiore, le potenzialità intellettive delle donne e la realtà delle aspettative della società ha nei loro confronti, la realtà di una cultura che le oggettifica e le umilia. Il cuore di Dietland è con la sua eroina fragile e arrabbiata, Plum Kettle, e così il nostro.
Movieplayer.it
3.5/5