Natale è il periodo delle tradizioni, di usi e abitudini consolidate e tramandate nel tempo. Ci sono quelle personali, che ognuno di noi ripete anno dopo anno, ma sono ruscelli scavati nella solida roccia di quelle della cultura che ci ospita, che fa da sfondo e accompagna il periodo delle festività natalizie. Tradizioni che si sono formate poco a poco nel corso del tempo, da quando il Natale non era ancora in tutto e per tutto quello che conosciamo oggi, fatto di alberi decorati, canti e famiglie riunite. Un Natale che andava in qualche modo inventato.
È questo che vuole raccontarci Dickens - L'uomo che inventò il Natale, un film presentato allo scorso Festival di Torino ed in uscita in tempo per la festa che ci porta indietro nel tempo ad un'Inghilterra vittoriana che non era propriamente nota per il suo spirito natalizio, per riprendere la storia classica del periodo, quel Canto di Natale di Charles Dickens che ci è stato raccontato in tutte le salse, e cercare di proporla in un'ottica nuova e inedita. Così il regista Bharat Nalluri ci porta nel dietro le quinte di quella novella, facendone suo lo spirito ed ammantandolo di fantasia, per raccontarci il momento ed il modo in cui il suo autore l'ha pensata e creata.
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Uno scrittore in difficoltà
Siamo nel 1843, Dickens è già uno scrittore noto, ma viene da un tour disastroso negli Stati Uniti ed una serie di fallimenti che hanno minato la sua popolarità e, soprattutto, le sue finanze. Urge mettere a segno un buon colpo per riportare la sua carriera sul binario giusto, riprendere il cammino, rialzarsi e ripartire. L'ispirazione arriva improvvisa quando mancano poche settimane al Natale e Dickens è costretto ad un tour de force proibitivo per completare il testo, ottenere le illustrazioni dall'artista John Leech e andare in stampa in tempo per essere in vendita per la vigilia. Sei settimane in cui è stato plasmato un successo letterario che tutti conoscono e che si è saputo immergere nel contesto di rinnovamento della festività più amata dalla gente.
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Un altro Natale
Più che inventare il Natale, infatti, Dickens è stato abile a cogliere dei segnali, farli suoi, dar loro voce. Il suo Canto di Natale, nel raccontare l'avaro e sgradevole Scrooge ed il modo in cui si redime diventando più buono, aperto, fiducioso ed amorevole nei confronti del prossimo, incarna lo spirito della Festa che noi conosciamo, i buoni sentimenti, la condivisione ed il riunirsi delle famiglie. Dickens - L'uomo che inventò il Natale racconta a sua volta tutto ciò immergendo lo scrittore nella sua stessa storia, con un approccio surreale ed onirico, che rende la creazione della novella una favola nella favola, e mette il Dickens del film, che ha volto e smorfie del Dan Stevens di Legion, faccia a faccia con i suoi fantasmi, con i personaggi della storia che sta scrivendo, che prendono vita e cercano di imporsi su di lui, a cominciare proprio dallo Scrooge di un intrigante Christopher Plummer.
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La magia del Natale
In linea con il clima della festa che racconta, il film di Nalluri si mantiene lieve e vivace. Superficiale, se vogliamo, nel raccontare anche gli aspetti più seri e cupi che avrebbero meritato un approfondimento maggiore: la povertà della Londra vittoriana resta sullo sfondo senza mai invadere la storia di Dickens; la stessa fretta produttiva dell'autore, dovuta più a necessità economiche che ad una reale urgenza creativa, non è indagata quanto sarebbe stato opportuno. Dickens - L'uomo che inventò il Natale finisce per essere a sua volta piacevolmente natalizio, leggero e innocuo. Un film di Natale come ne vediamo tanti, che perde l'occasione di scavare in profondità e restituire un reale spaccato del Dickens scrittore che resta limitato a tocchi e riferimenti che chi conosce l'autore inglese può cogliere.
Movieplayer.it
3.0/5