Il true crime è dappertutto, appena prendiamo in mano lo smartphone, accendiamo il pc, apriamo il giornale, accendiamo la tv. Quindi come raccontare qualcosa di diverso? Ci ha pensato RaiPlay, coinvolgendo uno dei nostri maestri della nona arte come Tito Faraci e uno dei volti più amati dal pubblico Rai, Valentina Romani. Insieme per un progetto che prova a scardinare le regole del racconto.

Stiamo parlando di Dark Lines - Delitti a matita un serial ibrido tra live action e fumetto i cui primi quattro episodi sono disponibili dal 22 maggio in boxset sulla piattaforma, gli altri quattro il 29, e dal 19 luglio in seconda serata su Rai2.
Dark Lines - Delitti a matita: il making of
Otto i cold case italiani affrontati negli altrettanti episodi, della durata di mezzora ciascuno: da Simonetta Cesaroni a Meredith Kercher, Chiara Poggi e Marta Russo, da Serena Mollicone a Elisa Claps, Nada Cella e Melania Rea.
Come dice il Direttore Contenuti Digitali e Transmediali di RaiPlay Marcello Ciannamea: "Si tratta di un progetto che abbiamo sposato proprio per la sua natura fortemente innovativa. La graphic novel permette di alleggerire il tono attraverso la narrazione disegnata. 'Non bisogna restare in silenzio' - questo il messaggio che vogliamo mandare - proprio per il pubblico più giovane che vorremmo raggiungere. Abbiamo scelto Faraci perché è tra i più bravi autori che abbiamo, un genio della matita".
Dice Valentina Romani, voce narrante e cuore pulsante del serial: Non è stato facile lavorare su questo contenuto su un argomento a cui tengo molto. Ho sentito un forte coinvolgimento, ci siamo dovuti fermare più volte sul set proprio per l'aspetto emotivo. Mi sono sentita molto vicina alle vittime che erano donne, mogli, madri, sorelle e alle loro famiglie. Speriamo possa essere un invito a riflettere".
Ci dice inoltre: "Si tratta di un punto di partenza per un'eventuale seconda stagione e per altri progetti con la stessa commistione su altri generi, per sensibilizzare i giovani non solo sul contenuto ma anche sul linguaggio".
Continua: "È un prodotto doloroso ma poteva esserlo molto di più il silenzio. Il silenzio è complice. Vorremmo abbracciare un pubblico più vasto possibile, si tratta di un tema urgente nel nostro Paese. Mi auguro di fare da ponte con le nuove generazioni e che quindi il mio coinvolgimento abbia un senso. Abbiamo girato per dieci giorni in modo continuativo, sembrava di non staccare mai perché tornavo a casa e le notizie di oggi sono principalmente femminicidi". Ci aggiunge infine: _Da quest'esperienza mi porto a casa un bagaglio di nuova consapevolezza. La sto notando in misura maggiore anche tra gli uomini.
La graphic novel nella serie RaiPlay

Tito Faraci ricorda come il disegno sia stato usato da ben prima di Dark Lines - Delitti a matita per le storie crime - dagli identikit ai materiali processuali - poiché possiede una grande precisione nel mostrare quello che non sarebbe possibile con la fotografia, come la scena del crimine con la vittima. _"Ha un pudore intrinseco. Devo ringraziare Lelio Bonaccorso che ha seguito le mie indicazioni sulle inquadrature da usare, inserendo un punto di vista e quindi un'opinione**.
È stata una fase di ideazione lunga con un anno per la realizzazione vera e propria "anche perché abbiamo aggiustato il tiro fino all'ultimo ma sono soddisfatto del risultato. L'idea del fumetto animato mi è venuta un sabato mattina sulla cyclette. La magia di vedere il disegno formarsi non ha eguali, è un po' come vedere il ragionamento mentale all'opera, consente dei tempi più lunghi donando maggiore solennità a quello che facciamo e dando un ordine alle cose. Quando invece un sospettato non era più indagato lo potevamo visivamente cancellare per gli spettatori".
Scherza infine: "Mi hanno scelto perché, come dico sempre alle scuole di fumetto dove insegno, la nona arte non è necessariamente sequenziale come pensano alcuni colleghi. Io trovo che spesso si possa raccontare tutto con una sola immagine. Ogni episodio ha avuto le proprie difficoltà, la più grande sicuramente quella di affrontare la scena del crimine, spesso efferata, ogni volta e decidere come renderlo. E poi la prima puntata, dato che le abbiamo girate in ordine cronologico e quindi doveva settare il tono dell'intera serie".

Faraci ha ideato e scritto con Giovanni Filippetto (insieme ad Ivan Russo) che dice: "Abbiamo provato ad unire tradizione e modernità insieme in modo molto diverso dai programmi di cronaca nera. Non ci sono gli attori, non è un racconto fatto da un giornalista ma sembra interpretato, sta sulla linea di confine. Qualcosa di molto narrativo e molto emotivo, questo credo sia il nostro più grande merito. Valentina è una vera narrattrice. Viene mantenuto il rigore nel raccontare documenti e fatti, ma ci sono salti temporali rispetto ad un programma classico, anche la durata breve è un valore aggiunto, perché possiamo permetterci di non entrare troppo nei dettagli ma abbiamo scelto di proposito dei momenti specifici di volta in volta".
Chiude il regista Giacomo Talamini: "Io sono l'armonizzatore dei due linguaggi - tra Valentina e Tito - live action e animazione. Il mio lavoro è stato far funzionare entrambi in modo equilibrato. Far diventare il racconto educativo senza essere didascalico, esplorare gli ambienti trasformandoli nelle scene tridimensionali e nei dettagli. Abbiamo visto le foto originali più di quanto avremmo voluto, soprattutto Lelio si è sacrificato più di tutti. Un lavoro che con la fotografia non sarebbe stato possibile".