Dopo l'abbraccio caloroso della Piazza Grande, Dario Argento appare quasi emozionato. Uno dei grandi maestri del cinema di genere italiano continua a catturare l'attenzione del pubblico di ogni età e anche gli spettatori svizzeri non posso fare a meno di dimostragli il loro affetto anche se negli ultimi anni la carriera di Dario ha visto alti e bassi. Eppure la folla che lo attende festante non vede l'ora di condividere i ricordi legati ai suoi film storici, il timore provato durante la visione di Profondo Rosso o Quattro mosche di velluto grigio, le notti insonni dovute agli incubi di Dario che sono divenuti anche i nostri.
"Non c'è una ricetta per fare paura" spiega candidamente Dario Argento. "E' una predisposizione dell'animo. Io racconto il mio lato oscuro e, rispetto ad altri, ho il privilegio di avere un buon dialogo con questa parte di me. Questo mi permette di poter raccontare storie così terribili senza che ciò mi turbi. Una delle mie paure riguarda l'idea che raccontare queste cose spaventose era come possedere un mostruoso vaso di Pandora e temevo un giorno il vaso si sarebbe rotto. Per fortuna non è successo, il vaso è infrangibile e le mostruosità restano all'interno. Di questo sono molto felice. Sono un grande estimatore di Freud. Vado spesso alla Viennale e ogni volta mi reco a visitare la sua casa. Le sue teorie sul subconscio sono meravigliose. Se faccio cinema è grazie a Freud".
Piume di cristallo, critiche e trionfi
Dario Argento si trova a Locarno come ospite privilegiato della retrospettiva Titanus. Tra le pellicole realizzate sotto la storica etichetta, il festival ha scelto di proiettare L'uccello dalle piume di cristallo, storico esordio alla regia di Argento che ne racconta la genesi. "A me piaceva molto il mio lavoro solitario, scrivere chiuso nella mia stanza e sognare. Poi mi è venuta la cattiva idea di scrivere un film, L'uccello dalle piume di cristallo. Mentre lo scrivevo capivo che aveva qualcosa di diverso da tutte le altre pellicole e così ho deciso di provare a dirigerlo io stesso. All'epoca lavoravo con Titanus e Goffredo Lombardo ha avuto subito fiducia in me. Conoscevo bene il cinema perché avevo fatto il critico per molti anni, ma non avevo una grande esperienza di set e non avevo dimestichezza con la macchina da presa anche se ne capivo l'importanza. Sono stato uno dei primi a usare uno storyboard perché l'avevo mutuato dagli americani e ho girato il film in poco tempo. Non è il solito giallo, ma è qualcosa a metà tra il sogno e l'incubo. Quando Lombardo lo vide, lui che era mio amico diventò mio nemico perché non gli piaceva per niente. In un primo momento il film non andò bene, ma poi, pian piano, ebbe un boom incredibile in Italia e all'estero. Fu in vetta al box office americano per ben due settimane, un evento eccezionale per un film italiano. Anche Lombardo, a quel punto, decise di appoggiare il film e me ne fece fare un altro. Dopo il mio esordio, la critica si schierò contro di me per varie ragioni, per la mia provenienza politica, perché ero un critico che faceva cinema di genere. Per fortuna, visto il sostegno che avevo all'estero, anche gli italiani pian piano hanno cambiato idea. Ancora oggi, alle proiezioni dei miei vecchi film il pubblico è molto giovane. Io faccio i film, poi passano gli anni, ma le nuove generazioni tornano a vedere i miei lavori. C'è qualcosa che li attira, forse sarà la mia sincerità totale".
Incontri magici sul set
Tra gli innumerevoli estimatori e discepoli di Dario Argento c'è un certo Quentin Tarantino. In Grindhouse - A prova di morte Tarantino ha ripreso pari pari l'inizio de L'uccello delle piume di cristallo, acquistandone i diritti, musica di Morricone compresa, e lo ha riproposto come omaggio esplicito. Dario ricorda con piacere questo aneddoto spendendo buone parole per Quentin: "La scuola del cinema è il cinema stesso. La visione dei film è fondamentale. Rivedere e capire a fondo una scena è l'unico modo per imparare a fare il cinema. Io guardavo tantissimi film e anche Tarantino è un grande cinefilo. Mia madre faceva la fotografa di scena e si occupava principalmente di volti femminili, così io stavo a contatto con le attrici. Loro si spogliavano tranquillamente davanti a me nei camerini e non si rendevano conto di provocare i miei primi turbamenti. I racconti della mia vita, dalla mia infanzia a oggi, sono raccolti nella mia autobiografia che uscirà a ottobre. Ho voluto essere sincero. Di me si è parlato molto, molte cose sono state già dette, ma scoprirete anche cose inedite".
Riflettendo ancora su L'uccello dalle piume di cristallo, Dario rievoca due collaborazioni fondamentali sul set, quella col direttore della fotografia Vittorio Storaro e quella con Ennio Morricone. "Io ero al primo film e Vittorio Storaro era al primo film a colori. L'avevo scelto proprio perché era un debuttante e non volevo che un direttore della fotografia mi scavalcasse. Avevo già avuto un sacco di problemi con un aiuto regista molto esperto che mi aveva tormentato durante la preparazione della pellicola. Vittorio era all'inizio, ma sapeva fare molto bene il suo lavoro e aveva un grande talento, infatti nella sua carriera ha vinto tre Oscar. Morricone era amico di mio padre, perciò è stato lui a chiedergli di musicare il mio film. E' stato l'unico film in cui Morricone ha usato musica atonale, priva di temi, originale".
Dal giallo all'horror
Le prime pellicole dirette da Dario Argento sono gialli, seppur atipici. L'elemento soprannaturale, quello più tipicamente horror, subentra nel suo cinema in un secondo momento anche se appartiene al suo subconscio e alle sue fantasie fin dall'infanzia. "I temi soprannaturali sono arrivati nel mio cinema dopo Profondo Rosso" conferma Argento. "Suspiria è un film al femminile dedicato alla stregoneria. Non è che ci creda molto, ma mi interessa come fatto culturale. Inferno è dedicato all'alchimia e all'occultismo, aspetti che mi hanno sempre incuriosito e su cui vorrei lavorare anche in futuro. Gli autori che più amo sono Edgar Allan Poe e Lovecraft che hanno parlato spesso di questi ambiti. Io da piccolo leggevo molto perché sono stato costretto a lungo a letto a causa di una malattia. Questi libri, che provengono dalla biblioteca paterna, mi hanno svelato un mondo incredibile che non conoscevo. Un altro tema di cui vorrei occuparmi è la violenza in famiglia perché credo che tutto nasca da lì. Ma di questo dovrei chiedere a Dario Argento, perché non è che poi lo conosca così bene. Continuo a scoprirlo giorno dopo giorno".
Oltre a riflettere sul contenuto tematico delle sue pellicole più celebri, Argento si sofferma anche sulle location e sull'attenzione per le dimore mostrate nelle pellicole. "Io sono un estimatore di Antonioni e lui, essendo un architetto, dava enorme importanza alle case. La casa è qualcosa di profondo, di importante. E' lì che nasce tutto e tutto accade. Molti miei film li ho girati in tante città diverse perché mi interessava una casa di una città, una strada di un'altra città, così componevo un mio personale puzzle. Suspiria l'ho girato a Monaco, Friburgo e nella Foresta Nera. Phenomena, invece, è girato in Svizzera e credo che sia uno de miei film più riusciti. Voglio avere la libertà di comporre la mia città ideale".
Prima di concludere la lunga chiacchierata, non può mancare un cenno sui progetti futuri che portano Dario Argento negli States. "Sto preparando un film e una serie TV sugli esorcismi. Entrambi verranno realizzati in America o con americani. Fare tutto da solo mi stancherebbe troppo perciò credo che avrò un ruolo soprattutto produttivo. Ho deciso di lavorare negli USA perché ci sono più soldi, c'è più libertà, c'è più possibilità di fare. In Italia il genere che comanda è la commedia, invece negli USA l'horror alimenta molte nuove produzioni. Di recente ho diretto un'opera lirica, il Macbeth, inserendo spruzzi di sangue, violenza, nudo, che nella lirica non si era mai visto, e anche un rapporto sessuale. Mi sono divertito molto, mi piacciono le commistioni tra i generi".