Il titolo anglofono non ci inganni. Come rivela la nostra recensione di Dangerous Old People, la docuserie in quattro episodi dal 25 settembre su Sky Documentaries e NOW è italianissima. Nata da un'idea di Roberto Saviano, realizzata da Indigo Film con la regia di Giuseppe Di Vaio, Dangerous Old People segue un gruppo di ex detenuti napoletani, uomini e donne finiti nelle maglie della camorra, che hanno scontato pene per crimini violenti, furti, omicidi o spaccio per poi fare ritorno alla società civile.
La serie segue una sorta di filo cronologico. Le quattro puntate scandiscono la loro infanzia, la giovinezza, la maturità e la tarda età dei protagonisti. Quattro stagioni della vita (criminale) narrate con stile asciutto e moderno, per toccare con mano quel mondo salito spesso alla ribalta delle cronache o della fiction che stavolta, però, viene raccontato in prima persona da chi ne ha fatto parte. Dangerous Old People racconta la vita criminale, l'esperienza del carcere e soprattutto il ritorno alla libertà - e, con esso, le difficoltà di reintegrarsi nella società - da una prospettiva inedita. Gli ex detenuti raccontano se stessi e la loro storia liberamente, mettendosi a nudo di fronte all'obiettivo. Un tuffo nel passato per raccontare il presente e, forse, un possibile futuro.
Le quattro stagioni della vita (criminale)
Il primo dei quattro episodi che compongono Dangerous Old People è inaugurato da una serie di immagini di repertorio della Napoli degli anni '50 accompagnate dalla voice over di Roberto Saviano. Subito dopo entriamo nel vivo con la rapida presentazione del protagonisti della serie. Con un pizzico di nostalgia nella voce, gli ex detenuti appartenenti più o meno tutti alla stessa generazione, raccontano cosa ha significato per loro crescere nei bassi napoletani, nei Quartieri Spagnoli o alla Sanità. La Napoli di un tempo viene evocata dalle voci dei suoi abitanti e dalle ricche immagini d'archivio che mostrano bambini intenti a giocare per la strada, mercati pieni di gente e vicoli coi fili dei panni appesi da un lato all'altro della strada.
Il ritratto che ne emerge è quello di una città povera, difficile, ma al tempo stesso viva, vitale e generosa. Perfino la camorra dell'epoca era più umana di quella di oggi, più aderente a un codice d'onore che è passato in secondo piano con l'avanzare dei tempi. Come ricorda uno dei narratori, a differenza di quanto successo in seguito, i bambini non venivano accettati dai clan a meno che non fossero parenti di qualche affiliato. O assassini spietati.
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Un punto di vista inedito grazie alla narrazione soggettiva
La struttura semplice e diretta e il montaggio vivace fanno di Dangerous Old People un prodotto che punta a catturare lo spettatore fin dal primo episodio. In alternanza con foto, video e documenti d'epoca, in rapida rassegna ci vengono presentati gli ex detenuti al centro della vicenda che, in una serie di interviste, raccontano la loro storia. I personaggi vengono mostrati nel loro ambiente, per lo più in piccoli appartamenti, le voci si alternano in un collage che ci dà l'idea di cosa significasse crescere nella Napoli povera e periferica per poi finire, il più delle volte, dediti a un'esistenza criminale.
Quasi tutti i personaggi a cui viene data voce sono orfani di uno o entrambi i genitori, sono cresciuti per la strada e hanno imparato a vivere di espedienti, dedicandosi a scippi o compiendo piccoli favori per la camorra. D'altronde quasi tutti avevano una madre, zia o sorella dedita alla vendita di sigarette di contrabbando, attività che era tollerata perfino dalle forze dell'ordine tanto da non essere neppure ritenuta illegale nell'immaginario collettivo. Scugnizzi veri e propri, insofferenti a regole e refrattari allo studio e al sacrificio che rubano per mangiare. I loro banchi di scuola, come testimonia una delle voci narranti, erano i bassi, al posto della penna e del foglio, i pugni, qualche volta anche un coltello. Nell'arco della docuserie apprendiamo la loro storia approfondendo con grande sincerità le motivazioni che li hanno spinti a delinquere unicamente dalla loro voce in uno spaccato di verità su un mondo e una città dove non c'è spazio per alcun tipo di giudizio morale che non provenga dagli stessi protagonisti.
Conclusioni
Come sottolinea la recensione di Dangerous Old People, la docuserie nata da un'idea di Roberto Saviano racconta da un punto di vista nuovo la criminalità napoletana. In quattro episodi, un gruppo di detenuti e detenute di nuovo in libertà racconta la propria storia svelando cosa significa crescere nei bassi di Napoli, tra miseria e camorra. Una narrazione in prima persona per un prodotto asciutto e moderno dove l'unica voce ad aver spazio è quella dei protagonisti.
Perché ci piace
- Lo stile asciutto e diretto.
- La sincerità dei personaggi ci fa toccare con mano la Napoli criminali di ieri.
Cosa non va
- Il montaggio un po' troppo "lavorato" di certe interviste.