6 giugno 1998: sugli schermi della HBO andava in onda il primo episodio della serie televisiva che in poco tempo è diventata un vero e proprio fenomeno culturale, una sorta di neo rivoluzione tutta al femminile da piccolo schermo. Sex and the City è stato un successo prorompente e immediato grazie alla freschezza della sceneggiatura, i loquaci dialoghi tra le quattro protagoniste - al secolo Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte - e alla chiarezza con la quale venivano affrontate tematiche sessuali che mai, fino ad allora, erano state analizzate in maniera così smaliziata soprattutto in uno show prettamente dedicato all'altra metà del cielo.
Il successo di pubblico che fin dalle prime puntate è stato riscontrato dagli ottimi dati di ascolto è stato solo in parte proporzionale alle opinioni entusiaste della critica che, se da una parte ha sempre elogiato - tralasciando ovviamente i due film che più di sequel avevano il sapore di mera operazione di marketing sull'onda del grande consenso della serie - la scrittura innovativa e le tematiche toccate con grande humour, dall'altra ha spesso tacciato lo show di superficialità o comunque l'ha più volte ritenuto surreale specialmente nel raccontare la quotidianità delle comprimarie.
Effettivamente le quattro protagoniste di Sex and the City più che essere amate in virtù di un'immedesimazione da parte del loro pubblico lo erano perché hanno sortito nelle donne una folle ammirazione: Carrie & co. non sono altro che le Principesse Disney del XXI secolo - ma sempre e comunque legate alla solida idea di essere nulla senza un Principe Azzurro con castello, magari, nell'Upper East Side - la cui favola, puntata dopo puntata, ha fatto sognare milioni di telespettatrici.
Come ogni pioniere di successo, non solo televisivo, che si rispetti Sex and the City ha influenzato moltissimo la serialità americana: dopo l'avvento dello show è totalmente cambiato il modo di parlare di sesso in televisione ma anche serie all'apparenza molto lontane dal genere al quale apparteneva il programma - due esempi su tutte Desperate Housewives - I segreti di Wisteria Lane e Grey's Anatomy - hanno preso in prestito l'amicizia tra donne o la filosofia libertina e promiscua della sceneggiatura per dare un nuovo volto al thriller o al medical drama. Belle, di successo, ricche e disinibite: le quattro donne tutte sesso e Grande Mela sono state l'esempio di varie categorie di ammaliatrice perfetta, a seconda dei gusti, ma la perfezione, si sa, non è di questo mondo e oltre ad aprire il varco a un certo tipo di personaggi Sex and the City ha anche dato vita a vere e proprie antitesi degli stessi. L'ultima delle quali, Jane the Virgin, è appena approdata su Netflix.
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Betty il brutto anatroccolo
Per le stesse strade sulle quali camminavano, Manolo Blanhik ai piedi e Chanel alla mano, le quattro protagoniste di Sex and The City ha corso anche la giovane Betty Suarez, figlia di modesti emigranti messicani di Queens la quale, nonostante la bellezza e la cura nel vestirsi non di certo lodevole, è riuscita, secondo la trama di Ugly Betty, a trovare un posto come assistente dell'editore capo di MODE, la rivista più importante a livello mondiale nel settore della moda. Apparecchio ai denti e grosse potenzialità da parte, il brutto anatroccolo interpretato in realtà dalla splendida America Ferrera è stata la protagonista di una commedia da piccolo schermo andata in onda dal 2006 al 2010 sulla Abc dalle sfumature noir, ed è la prima anti-Carrie Bradshaw che la televisione ha creato sulla base, anche, di una telenovela sud americana, Yo soy Betty, la fea. Come Carrie, Betty ha il sogno - in principio irrealizzato - della scrittura ma a differenza del suo opposto la fatica che fa per avvicinarsi alla meta è ben più dura. Il mondo dorato della moda e le luci di New York che in Sex and the City sono idolatrate e narrate a senso unico da chi ne è una star indiscussa, vengono ridimensionate in Ugly Betty che racconta, romanzando a più non posso ma senza tralasciare mai l'ironia, da un altro punto di vista, quello terreno, lo stesso universo.
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Jesse, la New Girl
Come gestirebbe la rottura con lo storico fidanzato una ragazza come tante, una di quelle che non è abituata ad affondare i dispiaceri nel Cosmopolitan servito in un lussuoso cocktail bar di New York? A spiegarcelo è arrivata su Fox America, quattro anni or sono, l'amatissima sit-com New Girl. Jesse ha trent'anni e a pochissimi giorni dal suo matrimonio viene tradita e lasciata in tronco dal suo fidanzato. In cerca di un posto dove andare a vivere col suo bagaglio d'illusioni spezzate Jesse trova una stanza in un appartamento insieme ad altri tre ragazzi.
Maestra d'asilo, frizzante e canterina non a caso interpretata da Zooey Deschanel, Jesse è l'emblema della ragazza qualunque, nell'accezione più squisita del termine, ma non per questo le sue disavventure e la sua goffaggine la rendono meno interessante di quelle che, alla fine degli anni '90, sono state le sue ben più glamour coetanee. Jesse è un'altra figlia snaturata del fenomeno Sex and the City: lontana da qualsivoglia rapporto con i lustrini dell'alta società modaiola americana - che comunque con occhio critico è rappresentata dall'amica/modella Cece - e soprattutto in grado di vedere nell'universo maschile - di cui una variegata rappresentazione è data dai suoi coinquilini Nick, Schmidt e Bishop - non un luogo di perdizione ma un rifugio accogliente dove la parola amicizia non pretende in cambio alcuna forma di fisicità che superi il tenero limite di un abbraccio.
Lena e le sue Girls
Nel mondo reale, quello dove non è poi così facile incontrare vari ed eventuali Mr. Big e dove il successo, nella maggior parte dei casi, deriva dalla passione e dalla dedizione che spesso non prevedono continui brunch con le amiche o altre tipologie di frequenti pause dal proprio dovere, esiste davvero una donna che ha molto in comune con Carrie Bradshaw. Come l'eroina contemporanea interpretata da Sarah Jessica Parker è bionda, vive a New York ed è - anche - una scrittrice. Autrice di un libro uscito di recente, Non sono quel tipo di ragazza, il cui titolo e la cui copertina rosa shocking non sono tanto lontani dai fantomatici volumi che la protagonista di Sex and the City ha pubblicato nel corso della sua immaginaria carriera, Lena Dunham ha 29 anni e nonostante la tenera età nel mondo cinematografico e televisivo è già un'apprezzata attrice, regista e sceneggiatrice. Il suo lavoro più conosciuto è la serie TV Girls la cui quinta stagione sta per partire su HBO. Girls, come Sex and the City, di cui la Dunham si è dichiarata un'accanita fan, parla di un'amicizia tutta al femminile che coinvolge quattro ragazze, ma stavolta non è l'universo delle over 30 ad essere sezionato ma quello, molto più precario nei sentimenti e nella carriera, delle ventenni.
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La vita di Anna, Marnie, Jessa e Shoshanna sembra quasi un'ideale prequel di quella di Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte in quanto la Dunham nella sceneggiatura di Girls si è soffermata principalmente sulle difficoltà delle quattro coprotagoniste nel trovare un loro posto nel mondo che comprenda i sogni che ognuna di esse ha nel cassetto. L'imperfezione dei corpi, mostrati senza nessuna vergogna spesso nudi con una naturalezza determinata, e gli errori che commettono le protagoniste di Girls - pagati a caro prezzo - rendono comunque la serie tv una fotografia veritiera della realtà che affrontano ogni giorno le coetanee e i coetanei dei personaggi dello show che comunque, a onor del vero, non sarebbero esistiti o quantomeno non avrebbero potuto esprimersi con tale libertà e schiettezza se Sex and the City non avesse loro spianato la strada a suon di patinate e favolistiche verità. Girls, come la stessa autrice ha ammesso, colma quella lacuna realistica che show televisivi come Sex and the City o Gossip Girl hanno lasciato ambientando le storia solo in quella di New York dei figli di papà e delle donne in carriera. Girls vuole parlare - e ci riesce benissimo - di una generazione che non ha davanti a sé sempre aperte le porte della meraviglia ma che, anzi, che costretta più volte a bussare e con forza prima di ricevere una risposta. Spesso negativa.
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Jane la vergine
Già dal suo esordio, lo scorso 13 ottobre sulla CW, la nuova serie televisiva Jane the Virgin è stata vista come l'erede onoraria di Ugly Betty in quanto la sua protagonista, Gina Rodriguez, è lontana dai canoni stereotipati della bellezza televisiva e in più lo show è basato anch'esso su una telenovela sudamericana dal titolo Juana la Vergine. Il telefilm è una romantica commedia degli equivoci che ha come protagonista un'ambiziosa giovane donna che pur avendo sempre protetto la sua verginità rimane incinta a causa di un'inseminazione artificiale non destinata a lei. Ultima, in ordine di tempo, antitesi delle stilose e promiscue ex ragazze di Sex and the City, Jane the Virgin punta tutto il suo plot, e la speranza del suo successo, su una ragazza che non solo unisce la fatica di un lavoro come hostess in un albergo a quella di portare a termine gli studi ma ha anche, dalla sua, una moralità forse antica e una generosità nel gestire la situazione complessa della quale è ironica vittima che la rende, al contempo, unica e umanissima.
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