Lo abbiamo detto e ripetuto, esistono certi stilemi della commedia romantica, specialmente quella teen, che funzionano sempre ma, mescolare solo le carte senza neanche uno stralcio di nuova idea e circondandosi di personaggi monodimensionali, rischia di generare prodotti audiovisivi tutti uguali e dimenticabili in 24 ore. Scrivere la recensione di Da Ciao a Addio sarà solo occasione per dimostrare che puntare al coming of age e la commedia adolescenziale senza approfondire nulla, finirà per remare contro al genere tutto con il rischio che, quando finalmente un buon film capiterà a tiro, il pubblico non se ne accorgerà nemmeno.
Veniamo dunque al nostro Da Ciao a Addio, opera prima di Michael Lewen, tratto dal best-seller young adult di Jennifer E. Smith, storia d'amore tra due senior del liceo, Clare e Aidan. Lei ha già scelto il college e il percorso di studi, Scienze Politiche, lui invece traballa tra la possibilità di fare il medico e la voglia di diventare un musicista professionista. Un patto tra loro, per volere di Clare, scottata dal divorzio dei suoi, innamorati sin da adolescenti: vivere la loro relazione come un semplice prologo al futuro, fino al giorno prima di partire per l'università e lasciarsi il passato alle spalle.
Non serve essere esperti in rom-com o romanzi per teenager per sentire puzza di già visto o letto, ma come spesso abbiamo affermato in precedenti recensioni, non è la fine prevedibile ciò che conta in questo genere, ma il viaggio che ci fa vivere il racconto. Dall'incontro ad Halloween, il rapidissimo innamoramento ed il patto passano pochi minuti e veniamo catapultati nella relazione perfetta. Il quasi anno che Claire e Aidan passano insieme ci scorre davanti come se fosse un bellissimo reel di instagram. Tutto il film, dunque, punta sull'ultimo giorno prima della partenza di Claire. Rinunceranno al patto? Continueranno la relazione? Non serve rispondere anche se non faremmo certo spoiler se lo svelassimo.
Siamo in odore di Tutte le volte che ho scritto ti amo, con quel famoso accordo tra Lara Jean e Peter di fingersi fidanzati per poi innamorarsi davvero e non stupisce infatti che questo film e il nostro Da Ciao ad Addio, condividano i produttori Matt Kaplan e Aubrey Bendix. Tutte le volte che ho scritto ti amo, però, era brillante e non solo per chimica tra protagonisti ma per piccole-grandi idee originali attorno a quella centrale. Quell'evocare gli stilemi citati a inizio recensione senza usarli a sproposito e infine per una caratterizzazione dei personaggi che andava a fondo, dai gusti stilistici e culinari fino ai rapporti con i genitori e i timori sulle relazioni sentimentali. Da Ciao ad Addio non regala profondità ai suoi protagonisti che sentiamo di non conoscere nemmeno a fine film e riesce solo nel casting, azzeccato per chimica e buone prove attoriali, di Jordan Fisher e Talia Ryder.
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Tutte le volte che ho scritto Ti Amo
Re-impastare lo stradetto e strafatto nel romanzo young adult e nella commedia teen può funzionare? Probabilmente sì ma bisogna saperlo fare. Riprendiamo il paragone con Tutte le volte che ho scritto ti amo, per via della condivisione di produttori tra i due titoli per analizzare gli errori di Da ciao ad addio. Il film inizia in maniera promettente, l'incontro tra Clare e Aidan, anche se "niente di nuovo sul fronte occidentale", è ben cucito addosso ai due e ben recitato (e musicato) da metterci di bocca buona. A questo punto, immaginiamo che gli sceneggiatori Ben York Jones e Amy Reed abbiano voluto sfuggire alla messa in scena classica della storia per provare a declinarla a ritroso, nei ricordi dei due al momento dell'addio. Buona idea se non fosse che, per andare in sottrazione, si sono dimenticati di dare carattere ai personaggi. In Tutte le volte che ho scritto ti amo, tre momenti di dialogo erano serviti allo spettatore per capire chi erano Lara Jean e Peter Kavinsky. Qui invece, perché Clare e Aidan sono come sono, non l'abbiamo mica ben capito. Perché i loro amici li adorano come coppia? Perché Aidan ha sempre bisogno di essere perfetto? Nei pochi litigi che li coinvolgono dovrebbe apparire chiaro ma purtroppo non lo è.
In fondo è facile
Avevamo sentito il richiamo di Ghost, film del 1990 con Patrick Swayze, già durante la recensione e la visione di In Between, altro film teen Netflix, uscito ad Aprile. Ci ritroviamo di nuovo in queste atmosfere, questa volta per una questione terrena e non parapsicologica, il "ti amo" che Clare non riesce a dire. Citando una loro avventura acquatica dove la frase ricorrente era stata "in fondo è facile", Clare aveva sempre risposto alla dichiarazione d'amore di Aidan con quella frase.
E se a questa sostituissimo "idem" risposto da Sam (Patrick Swayze) alla sua Molly (Demi Moore)? Evocare, omaggiare o nel caso di un pubblico che non conosce Ghost, utilizzare questa dinamica, qui risulta poco efficace perché questa fantomatica paura di amare di Clare non la sentiamo veramente, ci viene spiattellata li, alimentata solo da un suo silenzio a muso duro. Ancora una volta, fare il copia e incolla, funziona solo a metà.
Due protagonisti che funzionano
Clare e Aidan ricordano migliaia di protagonisti già visti per il modo in cui interagiscono l'uno con l'altro e con i loro migliori amici. A mantenerci però ancora davanti allo schermo sono proprio Jordan Fisher e Talia Ryder, coinvolti l'uno dall'altro, piacevoli da guardare e ascoltare.
Medaglia al valore va alla voce di Jordan Fisher, musicista e cantante nella vita reale (in teatro ha lavorato ai musical Hamilton e Dear Evan Hansen) ed al suo brano Everything I Ever Wanted, che aggiunge un tocco di personalità al film senza il quale il finale sarebbe stato troppo stucchevole. Si al Netflix pack, il gruppo di attori teen che la piattaforma sta coltivando, un deciso e stanco No alle storie tutte uguali che si perdono e finiscono in quel calderone/dimenticatoio che è l'algoritmo delle preferenze.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Da Ciao a Addio, premiando l’occhio astuto con cui Netflix seleziona i protagonisti delle sue storie e criticando, invece, aspramente, la superficialità con cui le dinamiche più riuscite e collaudate da altre commedie romantiche vengono qui semplicemente reimpastate senza una base di profondità e caratterizzazione. La chimica tra i due giovani attori, Jordan Fisher e Talia Ryder, da sola non basta a sopperire ad una sceneggiatura che non approfondisce nulla. Ci ritroviamo dinanzi una coppia di fidanzati di cui è difficile comprendere azioni e crisi poiché nessuno si è preoccupato di costruire loro una personalità tale da andare oltre la monodimensionalità. Seppur felici di constatare un serio investimento da parte di Netflix nel reparto coming-of-age, vogliamo ricordare che più qualità e meno quantità, potrebbe portare i suoi frutti nel lungo periodo.