Da Carpenter a Rob Zombie: ecco il nuovo Halloween

trent'anni dal primo Halloween di Carpenter ecco che arriva il remake targato Rob Zombie. Il divertimento è assicurato.

In America è uscito il 31 agosto, da noi uscirà il 4 gennaio prossimo e i fan sono già in trepidante attesa. Michael Myers è tornato, in una nuova versione, riveduta e aggiornata, più splatter, più estrema rispetto a quella originale. Già, avete capito bene, l'assassino bambino (poi cresciuto e divenuto invincibiile) nato dalla fantasia macabra di quel geniaccio di John Carpenter ben trent'anni orsono, sta per tornare a calcare il grande schermo. Con la benedizione del Maestro dell'horror Halloween è la nuova scommessa di Rob Zombie, l'acclamato regista heavy-metal de La casa dei mille corpi e La casa del diavolo.

Nonostante la dicitura The Beginning affibbiata al film dai distributori italiani il film non è un prequel, ma più una sorta di appendice alla storia e al personaggio del serial killer più celebre del cinema slasher.
E' vero che le attenzioni di Zombie (autore anche della 'nuova' sceneggiatura) si concentrano sui primi anni del giovane Michael Myers e sugli eventi che lo portarono a perdere completamente il lume della ragione in quella famosa notte di Halloween, ma è anche vero che altrettanto spazio e tempo hanno le gesta del Michael adulto, dapprima rinchiuso nel manicomio criminale di Smith's Grove e poi evaso in cerca di vendetta. Ricorderete infatti che, dopo la tragica notte che precipitò per sempre nel terrore la tranquilla cittadina di Haddonfield, il piccolo Michael inizia il suo periodo di detenzione nell'ospedale psichiatrico di massima sicurezza seguito dalle cure premurose e dalla costanza del dottor Samuel Loomis - uno psichiatra infantile di fama internazionale - l'unico in grado di spiegare e comprendere fino in fondo la natura diabolica e maligna di Michael. Uno degli aspetti più interessanti della nuova versione di Zombie riguarda proprio il rapporto tra i due, un approfondimento interessante dei lunghi 17 anni di reclusione in cui Loomis, dopo la morte della madre del ragazzo, diventa l'unico suo contatto con il mondo esterno alla sua cella. Proprio il distacco dal suo dottore spingerà qualche tempo dopo Michael, ormai adulto, ad evadere in cerca di vendetta e di improbabili ricongiungimenti familiari.
Dopo aver di nuovo seminato morte e sangue per le strade del paese giungerà di nuovo ad Haddonfield e si metterà sulle tracce di Laurie Strode, una liceale che insieme alle sue amiche si diletta nel fare la baby-sitter. Quando il dottor Loomis, divenuto famoso grazie al libro pubblicato su Michael Myers (dall'eloquente titolo The Devil's Eyes - The Story of Michael Myers), viene a sapere della fuga dalla clinica, si offre di aiutare lo sceriffo nelle ricerche di Michael e impedire una strage annunciata. Il resto della storia la conosciamo tutti...

Come avrete capito si tratta dunque di una rivisitazione a tutto tondo di uno dei film e dei personaggi più emblematici della storia dell'horror, uscito per la prima volta nelle sale nell'ottobre del 1978, che diede vita alla più proficua e imitata saga horror della storia del cinema. Diretto da un allora trentenne John Carpenter e prodotto dal coraggioso produttore di origini siriane Moustapha Akkad, che produsse l'intero franchise e che proprio con Halloween iniziò la sua brillante carriera di produttore. Avrebbe prodotto anche questo nuovo Halloween se non fosse rimasto ucciso, insieme alla figlia trentaquattrenne Rima, in un attentato terroristico in Giordania nel 2005. Proprio per rispetto della famiglia Akkad la produzione del film è stata posticipata di qualche mese ed è partita nel gennaio del 2007 sotto la supervisione del subentrato Malek Akkad, figlio di Mustapha, che ha preso le redini della produzione del film al posto del padre.
Una saga indelebilmente legata al nome del suo creatore Carpenter ma anche a quello della famiglia Akkad, detentrice con la loro società di produzione, la Trancas International Films, dei diritti internazionali dell'intera saga di Halloween. Dedicato dai realizzatori proprio al defunto produttore, Halloween - The Beginning ha fatto registrare, all'interno di tutti i film della saga, il record assoluto di incassi nel primo weekend con 30,5 milioni di dollari.

Il nuovo Halloween si concentra su tre fasi della vita di Michael Myers: l'infanzia dei suoi dieci anni a Haddonfield, l'adolescenza passata sotto l'ala protettrice del dottor Loomis e il giorno fatidico che segue la sua fuga dal manicomio. "L'idea era quella di approfondire la giovinezza e l'infanzia di Michael, nonché il suo periodo all'istituto - ci racconta il produttore esecutico Malek Akkad - così da riempire i vuoti presenti nel film originale di Carpenter". "Penso che tutto questo renda la storia più fruibile per il pubblico moderno - ha continuato Akkad - ormai non ci si accontenta più solo di uno che va in giro a perseguitare le babysitter".

Nonostante i 'soli' 15 milioni di budget a disposizione, il film è stato girato in California, arrivando persino nella costosissima Los Angeles, città in cui sono situate alcune delle location originali del film di Carpenter ed in cui l'offerta di attori per i piccoli ruoli cammeo che Zombie aveva previsto era senz'altro molto più sostanziosa che altrove. Girato in 8 settimane e principalmente con camera a mano, Halloween - The Beginning è girato negli stessi identici luoghi che ispirarono il grande Carpenter nel 1978: "Abbiamo girato a due isolati di distanza dal punto in cui si trovava la casa originale dei Meyers - ha dichiarato il produttore del film Akkad - e proprio sulla strada in cui le tre ragazze del film originale camminavano, in questo modo abbiamo anche voluto fare un tributo al genio artistico dell'autore della saga".

Nonostante i numerosi riferimenti scenografici agli anni '60 e '70, riesce quasi alla perfezione il tentativo di Rob Zombie di mantenere il film in uno spazio atemporale, il quale non rivela mai in quale anno si svolge la prima parte del film: "I film dell'orrore spesso sono fuori dalla realtà, non si basano unicamente sullo stile - ha spiegato con cognizione di causa il regista - penso che i film dell'orrore che diventano dei classici e quindi sopravvivono nei decenni hanno proprio la caratteristica di cui parlavo. Basti pensare a L'esorcista o a Il braccio violento della legge". Una sorta di mix tra narrazione classica e documentaristica che Zombie ha realizzato seguendo i principi fondamentali del 'suo' cinema e ispirandosi non ai film dell'orrore del passato ma niente meno che alllo stile cronologicamente spezzettato di Iñárritu, in particolare ai suoi Amores Perros e 21 grammi - Il peso dell'anima: "Questo non è propriamente un remake dell'originale - afferma il direttore della fotografia Phil Parmet - è_ più una visione personale di Rob, più realistica rispetto alla comune inverosimiglianza dei soliti film dell'orrore. A volte si ha l'impressione di essere di fronte ad un documentario con camera a spalla sulla vita di Michael Myers_".

Effettivamente, le uccisioni nel film sono assai più violente e particolareggiate rispetto alle scene appena accennate ma piene di pathos realizzare all'epoca da Carpenter: "Quando uccide Michael qui è molto violento - continua Parmet - Rob lo segue come un cameraman inviato per un reportage di guerra, senza mai avvicinarsi". A questo proposito c'è una scena che Zombie considera rappresentativa e cioè quella in cui Myers entra e fa una strage nella casa degli Strode, i genitori di Laurie: "Ho fatto in modo che nel momento delle uccisioni tutte le luci fossero rivolte sulla loro bella casa di periferia - ha spiegato il regista - e mentre tutto è avvolto dall'illuminazione lui bussa alla porta, qualcuno gli apre e lui entra in casa, come se piombasse in un'altra dimensione. E' stato stranissimo, un effetto totalmente estraniante".

Nella prima parte del film Michael Myers è un bambino vittima di una famiglia disastrata, che sembra voler bene solo a sua madre e alla sorellina piccola, ma è anche un bambino che ha la passione per le maschere, per la festa di Halloween e per oggetti pericolosi come le mazze da baseball e i coltelli da cucina. Una fissazione, quella per le maschere colorate e bizzarre, che il ragazzo continuerà ad accrescere negli anni della reclusione nel sanatorio, in una stanza invasa da migliaia di esemplari dipinti dal ragazzo nel corso degli anni. Una location, lo Smith's Grove Sanatory, che non compare mai nel film originale, se non all'esterno, appena superati i cancelli di entrata, dove passeggiano i malati dopo la fuga di Michael.

In diverse interviste e all'interno del suo personale Myspace, Rob Zombie ha dichiarato come è nata in lui la voglia di dedicarsi a questo difficile ed impegnativo progetto. Dopo un iniziale rifiuto per via soprattutto della celebrità e del mito creato intorno al film originale, ha deciso di accettare la proposta pensando al fatto che non tutti i remake sono stati da buttare, basti pensare a La mosca e a La cosa. Sarebbe stata, secondo lui, un'ottima occasione per re-immaginare le origini della violenza di Michael Myers, concentrandosi più su di lui e meno sul resto dei personaggi di contorno.

Andy Gould, da lungo tempo manager di Rob Zombie e produttore di tutti i suoi film, ha raccontato che la proposta di fare il film arrivò in un momento di pausa dal cinema, in cui Zombie aveva deciso di dedicarsi ad un nuovo album e ad un tour: "Proprio in quel periodo abbiamo ricevuto la telefonata entusiastica di Bob Weinstein nei confronti dell'operato di Rob - ha dichiarato Gould - e della sua 'visione' delle cose. Fu a quel punto che ci convocarono per un nuovo film". Gould ricorda che quando i fratelli Weinstein chiesero a Zombie se avesse mai pensato di rifare Halloween la risposta fu inizialmente negativa ed il regista manifestò la sua riluttanza nei confronti dei remake: "Rob rispose loro che si trattava di un classico e che già di solito è difficile fare un buon remake, figuriamoci con un film così amato dal pubblico. Quindi no, era da escludere" - ha aggiunto l'agente di Zombie. Poi tutti hanno iniziato a pensarci ed è uscita fuori la possibilità di un'altra prospettiva per la storia: "Sapeva che avrebbe avuto gli occhi addosso di tutto il mondo buttandosi in una cosa come questa, e allora Rob ha pensato di fare una rivisitazione, ma non di quelle fedeli, quelle fatte inquadratura per inquadratura".

"Non hanno mai funzionato i remake - ha spiegato il regista - soprattutto per i buoni film e poi non vedo il senso di rifare qualcosa che è già venuto bene la prima volta. Poi mi sono detto che se non fosse esistito il remake forse staremmo ancora a guardare la versione muta di Dracula, e mi sono buttato anima e corpo nella ri-scrittura del film". E così ha iniziato a prendere forma il nuovo Halloween, ampliato riveduto e corretto rispetto all'originale di Carpenter. "Nella storia accadono molte cose ma poche vengono spiegate e mostrate nel dettaglio - confessa Zombie - e così ho pensato che avrei potuto puntare proprio su questi particolari, anche in vista del fatto che il pubblico in questi trent'anni è cambiato e si sarebbe aspettato molto di più, anche di sangue e violenza". Un po' come è stato fatto per Batman in Batman Begins, in cui è stata presa una storia già molto bella di per sé e ne sono state riempite le lacune narrative.

Considerando che Arancia meccanica è in assoluto il film preferito di Rob Zombie, possiamo immaginare come sia stato semplice per lui scegliere il nuovo dottor Loomis. Lo psichiatra infantile ha in questo nuovo Halloween il volto (molto, ma molto poco rassicurante) di Malcolm McDowell, non di certo famoso per ruoli o personaggi positivi e allegri. "Avevo pensato a Malcolm sin dal primo giorno - ha raccontato Zombie - volevo rappresentare il dottor Loomis un po' diversamente rispetto all'originale, e per questo avevo bisogno di un attore carismatico ma dal volto non troppo confortante, ma in ogni caso amabile".

Esattamente come il regista, anche McDowell riconosce di essere stato molto scettico riguardo la scelta di lavorare in un film dell'orrore arrivato a questo punto della sua carriera. Ha cambiato subito idea dopo aver conosciuto Rob Zombie: "Era chiaro che avevo di fronte un artista molto intelligente, che aveva voglia di rinnovare con la sua visione personalissima un vero classico film dell'orrore - ha confessato - diciamo che non ha dovuto faticare poi molto a convincermi".
Un altro elemento che ha colpito McDowell è stata la profondità dei personaggi in un film che, al contrario di quel che si può immaginare, non si basa sugli effetti speciali ma proprio sull'evoluzione psicologica del personaggio principale e sulla credibilità di tutti quelli di contorno: "Non volevo fare una pallida imitazione di Donald Pleasance, ma abbiamo deciso di dargli un tono leggermente più leggero. Qui è sì un dottore, ma un dottore un po' sopra le righe, presuntuoso ed anche egoista - ha spiegato l'attore di origini britanniche - pensate che ha scritto un best seller e va spesso in tv, fa quasi più paura dell'altro".

Difficile ma riuscitissima invece la scelta degli attori che avrebbero interpretato Michael Myers, da bambino e da grande. L'esordiente giovane attore canadese Daeg Faerch ha incarnato le speranze di Zombie di trovare un attore che potesse dar modo al film di funzionare. Non voleva un semplice attore bambino dal volto noto: "Trovare bambini veramente speciali è difficilissimo - ha detto il regista sul suo bambino prodigio - le Dakota Fanning o le Drew Barrymore sono rare da trovare, ma qui non avevo bisogno di un bambino che tirasse fuori un'espressione terrificante. Mi è bastata una foto per sceglierlo, ho capito che era lui ciò che cercavo". Di lui il regista ha amato soprattutto l'incredibile consapevolezza del suo corpo: "Alcune volte, senza neanche provare le scene, sembrava terrorizzante, un secondo dopo sembrava il bambino più dolce della terra".

Per incarnare l'invincibile killer da adulto è stato chiamato il gigantesco Tyler Mane, uno dei wrestler più conosciuti di Hollywood, di cui Zombie si era già servito ne La casa del diavolo. Famoso per i suoi ruoli nei panni di Sabrebooth in X-Men e in quelli di Ajax nel Troy di Petersen, Mane è stato il primo cui Zombie ha pensato per la parte, anche perché negli ultimi film era stato un po' trascurato come personaggio, ed era stato messo un semplice stuntman dietro la maschera: "Volevo qualcuno che unisse la presenza fisica e il talento recitativo, anche perché lui pensa a come muoversi e non si disinteressa al personaggio solo perché indossa una maschera, è questo fa la grande differenza". Essendo l'attore più alto e più grosso che abbia mai interpretato il personaggio di Michael Myers, inevitabilmente Mane ha portato questa fisicità nel suo ruolo, muovendosi più velocemente rispetto al primo Michael Myers, intimidendo e terrorizzando molto di più le sue vittime. E poi c'è da dire che usa anche molta più fantasia, visto che non usa solo il coltellaccio per uccidere ma ogni tipo di arma a sua disposizione.

La biondina Scout Taylor-Compton è la studentessa del liceo Laurie Strode (nel film indossa molte delle creazioni della linea di abbigliamento 'Total Skull' creata dalla signora Zombie), il personaggio reso famoso da una giovanissima Jamie Lee Curtis nel film originale del 1978. Immancabile nel cast Sheri Moon Zombie, quella strepitosa bomba sexy che è la moglie di Rob Zombie, nel ruolo di Deborah Meyers, la premurosa e disinibita mammina di Michael, costretta a spogliarsi nel night club della città per mantenere i suoi tre figli e il suo marito alcolizzato.