Presentato al 70esimo Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, Cuori puri, nelle sale italiane dal 24 maggio, segna l'esordio alla regia di Roberto De Paolis, e racconta la storia di Agnese (Selene Caramazza), diciottenne appartenente a una famiglia fortemente cattolica che sta per fare voto di castità fino al matrimonio. Il mondo della ragazza è ovattato e sicuro, fino a quando non incontra Stefano (Simone Liberati), ragazzo che lavora nel parcheggio di un centro commerciale, che lotta quotidianamente contro i suoi superiori, una società che lo ha lasciato ai margini e gli zingari del campo Rom vicino.
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A fare da guida a questi ragazzi pieni di paure e rabbia repressa sono due figure centrali: Don Luca, il prete che segue il percorso spirituale di Agnese, e Angela, la mamma di Simone, che non è in grado di offrirgli un futuro migliore e, anzi, chiede disperatamente l'aiuto del figlio. A interpretare questi personaggi sono Stefano Fresi e Antonella Attili, in questo momento in sala anche come splendida cattiva in I peggiori di Vincenzo Alfieri e qui ancora una volta trasformata, confermandosi come una delle attrici più camaleontiche del cinema italiano. Al centro del film c'è lo scontro con realtà diverse da quelle a cui siamo abituati, come ha sottolineato Fresi, che abbiamo incontrato, insieme ad Attili, al Festival di Cannes: "L'incontro con l'altro, secondo me, nella periferia è molto più quotidiano: chi vive nelle periferie si confronta ogni giorno con diversi strati della società. Non solo a Roma o in Italia, ma in ogni periferia del mondo".
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Quanto è difficile rimanere dei cuori puri se ci si immerge nella realtà, che molto spesso è più difficile di quella che immaginiamo? "Rimanere cuori puri forse è sbagliato" ci ha detto l'attore, spiegando meglio: "Rimanere un cuore puro non ti permette di abbattere quelle barriere che ti impongono la società, l'educazione e la religione. Per vivere, secondo me, bisogna sporcarsi le mani, bisogna essere un po' impuri. E credo anche secondo Roberto De Paolis: bisogna sporcarsi le mani tramite l'incontro con l'altro, che è necessariamente una rinuncia a qualcosa di tuo, che ti eri costruito intorno come guscio. Finché non rompi quel guscio sarai sempre dentro l'uovo, giudicando l'altro da un punto di vista distorto: finché non vivi, non senti l'odore degli altri, non li tocchi, non sai di cosa parli. I cuori puri secondo me vivono male".