Creature di Dio, la recensione: Emily Watson e Paul Mescal in un livido film drammatico

La recensione di Creature di Dio: storia di maree e storia di fantasmi per il conflittuale e livido film diretto da Saela Davis e Anna Rose Holmer. Protagonisti Emily Watson, Paul Mescal e Aisling Franciosi.

Creature di Dio, la recensione: Emily Watson e Paul Mescal in un livido film drammatico

La regia di Saela Davis e Anna Rose Holmer è talmente figurativa da farci sentire l'odore del pesce. Lo stesso odore che resta addosso ai protagonisti, contestuali e saldamente legati alla cornice onnisciente che indirizzerà le loro scelte. Quell'odore che pervade le immagini, fuoriuscendo dallo schermo. Veniamo trascinanti nel climax tesissimo di un dramma eterogeneo, brillantemente diretto e ottimamente scritto. Una scrittura che tiene insieme gli effetti e le cause, i luoghi e i personaggi, in una storia che mescola addii e ritorni, manualità e spiritualità, raccontando un piccolo e archetipo mondo che prende forma via via che si alza la marea. Dai toni cupi e lividi, Creature di Dio, presentato a Cannes 2022, è il ritorno alle origini di un cinema classico, nella sua forma e nella sua struttura, elevando il concetto drammatico che salda gli eventi.

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Creature di Dio: una foto del film

Così classico che non prescinde mai troppo dalla performance dei suoi eccellenti attori, né dalla sostanza visiva o tantomeno prescinde dalla scrittura. Lo script è firmato da Shane Crowley, e si basa sulla suggestione della produttrice Fodhla Cronin O'Reilly: raccontare un villaggio di pescatori simile a quello in cui è cresciuta, facendo risaltare la conflittualità intrisa nell'uomo, che finirà per rispecchiarsi su quel territorio divenuto, secondo l'occhio delle registe, una sorta di campo di battaglia. E poi lo stesso dramma che, scuotendo il ritmo, ribalta le prospettive istaurando un dubbio hitchcockiano, intanto che il vento sferza e ulula in faccia ai volti contriti dei personaggi, riportando il loro esatto stato d'animo.

Creature di Dio: la trama del film

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Creature di Dio: Emily Watson in una foto

In fondo, Creature di Dio naviga proprio cavalcando la marea costiera. Una marea che, quando si asciuga, riporta alla luce segni e sentimenti indelebili. Anime che si allineano in uno sperduto villaggio irlandese, rodato da generazioni: gli uomini che escono in barca dopo aver tirato tardi la notte, fino alle prime luci dell'alba, e poi il pescato che finisce lavorato dalle mani ruvide e rigide delle donne. Un sistema collaudato, la prima fonte di sostentamento per la comunità. Di famiglia in famiglia. Quella comunità che, in un certo senso, viene stravolta dal ritorno di Brian (Paul Mescal) dopo sette anni passati in Australia.

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Creature di Dio: una scena del film

La prima a restarne sorpresa è proprio sua madre, Aileen (Emily Watson), felice di sapere che suo figlio pare essere tornato per restare, e badare all'allevamento di ostriche. Qualche giorno dopo l'inatteso ritorno, Brian prova a riallacciare i rapporti con la sua ex ragazza, Sarah (Aisling Franciosi), ma quest'ultima lo rifiuta. Il giorno dopo, Sarah accusa Brian di averla violentata. Qui, torna in gioco Aileen, incredula che suo figlio possa aver compiuto un atto del genere. Lo copre, racconta una bugia, zittisce la sua morale. Tuttavia, il senso di colpa di Aileen, verso Sarah, prenderà il sopravvento, rompendo irrimediabilmente la stabilità famigliare.

Un grande dramma con una grande Emily Watson

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Creature di Dio: Emily Watson in una scena del film

Se il filo drammatico è in stretto contatto con la location e con i personaggi, la forza principale di Creature di Dio arriva proprio dal fronte emozionale totalmente ribaltato, che accenderà l'azione enfatizzata dagli splendidi scambi incrociati degli interpreti. Emily Watson, strepitosa, secondo la regia di Saela Davis e Anna Rose Holmer, è il fulcro su cui poggia l'intera narrazione. Quasi mai la perdiamo di vista, potendone sentire il battito del cuore, sempre più esasperato. La osserviamo da vicino, sentendo lo stessa odore acre del pesce e delle interiora di scarto, divorate dai gabbiani che volteggiano a metà tra il cielo nero e l'acqua senza fondo. Insomma: immagini, suoni, rumori, colori, odori.

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Creature di Dio: un'immagine del film

Pur allungato troppo nella prima parte, Creature di Dio diventa (anche) un concetto sensoriale, in linea con un nuovo cinema volutamente asciugato da qualsiasi orpello. Un cinema nuovo eppure, come detto nella recensione, splendidamente legato ad un certo classicismo, senza il timore di trattare un dramma con gli strumenti drammatici. Alla loro prima co-regia (Saela Davis aveva scritto e montato lo splendido The Fits, diretto da Anna Rose Holmer), le autrici di Brooklyn dimostrano un notevole sguardo e una certa predisposizione, verticale e potente nella immaginare la storia di un figlio e di un madre che, a guardar bene, altro non è che una sorta di visione di genere marcatamente contemporanea, tenendo presenti i due riferimenti principali: ...e ora parliamo di Kevin di Lynne Ramsay e Leviathan di Andrey Zvyagintsev. Un film di conflitti e di spettri, dunque, che tornano e compaiono nei meandri di una mente condizionata tanto dall'amore quanto dal disgusto. Finendo per confondersi come la sabbia con il mare.

Conclusioni

Come detto nella recensione, se amate i drammi, Creature di Dio è il film che fa per voi. Dai toni lividi e dal finale inaspettato, Emily Watson, Paul Mescal e Aisling Franciosi offrono tre grandi performance, cavalcando la cornice umida di un villaggio costiero irlandese. Un buon risultato, al netto di una parte iniziale davvero troppo lunga.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Emily Watson, Paul Mescal e Aisling Franciosi: grande cast.
  • La regia, strutturata sulla cornice.
  • Se amate i drammi, è il film per voi.

Cosa non va

  • La parte iniziale è davvero troppo lunga.