Per chi si occupa di cinema frequentare i festival dedicati alla settima arte non è solo un dovere, ma anche un grande piacere. Nella stragrande maggioranza dei casi le location prescelte sono decisamente suggestive. Approdare sulla Croisette cannense nel tepore di maggio o sbarcare sul Lido di Venezia quando ormai l'estate è agli sgoccioli ci permette di respirare un'atmosfera magica, ricca di arte, storia e tradizione. Lo stesso si più dire di Locarno dove, tra il lago e le montagne, nella suggestiva Piazza Grande, ogni anno viene montato lo schermo all'aperto più grande d'Europa, dell'imponente Berlino con le sue architetture mozzafiato, le sue sale confortevoli e l'impeccabile organizzazione teutonica, o dell'incomparabile Londra, sede del vivace London Film Festival.
Per non parlare di festival più distanti a cui solo pochi fortunati riescono ad accedere come New York, Toronto e il Sundance. Ma un piccolo Sundance ce lo abbiamo anche in Italia. Si tratta del Courmayeur Noir in Fest, evento dalla duplice anima - racchiude cinema e letteratura - sito in una delle località montane più esclusive. Come ogni anno ci accingiamo a seguire la manifestazione; prima di partire per questa avventura proveremo però a elencarvi le ragioni per cui il Noir in Fest è diventato ormai un appuntamento cinematografico fisso e perché lo apprezziamo così tanto.
1. La location
Chi ama la montagna non può non restare affascinato da Courmayeur. Il paesino abbarbicato alle pendici del Monte Bianco, a due passi dalla Francia, conta 2800 anime, più una pletora di provetti sciatori che attendono le prime nevicate per salire in quota e tuffarsi a capofitto sulle piste, per passeggiare per l'elegante corso principale del paese o per recarsi alle terme. Ma dopo lo sci è tempo di cinema! E vi garantiamo che anche per chi non pratica sport invernali, ma si trova a Courmayeur unicamente per lavorare, aprire la finestra al mattino e trovarsi circondato da montagne è una bellissima sensazione.
2. Il nero va sempre di moda
Nel ricchissimo panorama dei festival di cinema, le manifestazioni dedicate a un genere specifico rappresentano una realtà molto particolare. E visto che tra tutti i generi, siamo particolarmente affezionati al noir e a tutte le sue declinazioni, non possiamo non apprezzare il programma messo insieme ogni anno dai direttori Giorgio Gosetti e Marina Fabbri. Ogni dicembre ci attende una full immersion tra spy story, gialli, thriller, mistery, action noir e horror italiani e stranieri. Grazie a Courmayer abbiamo scoperto gioiellini ancora inediti in Italia come Headhunters ed Enemy, abbiamo intrapreso un percorso che esplora le nuove tendenze del cinema di genere prodotto e diretto da giovani autori nostrani e abbiamo ritrovato vecchie glorie che si mantengono evergreen. Che dire... il nero continua a piacerci in tutte le sue sfumature.
3. Due è meglio di uno
Il Courmayeur Noir in Fest racchiude una doppia anima: quella cinematografico/televisiva e quella letteraria. Alla sezione dedicata a cinema e tv se ne affianca una incentrata sulla letteratura che culmina nell'assegnazione di due celebri premi: il Raymond Chandler Award, consegnato a uno dei maestri della letteratura noir internazionale, e il Premio Scerbanenco. Il pubblico del festival, che ha libero accesso a ogni evento visto che non esistono accrediti né biglietti, può scegliere di seguire uno solo di questi due percorsi paralleli oppure unire le due passioni scoprendone i punti di contatto. E trovarne non è difficile quando ci si imbatte in ospiti di prestigio come il creatore di Wallander Henning Mankell o il compianto Elmore Leonard, ispiratore, tra gli altri, di Quentin Tarantino.
4. Un dicembre bianco shocking
Non capita molto spesso di dover avanzare nella neve fresca per recarsi a una proiezione o a un'intervista. Ebbene, a Courmayeur è quasi la regola. La collocazione temporale della manifestazione in concomitanza con l'avvio della stagione sciistica e col ponte dell'Immacolata è strategica. Il Noir in Fest è quasi sempre sinonimo di abbondanti nevicate, anzi, in una località che vive principalmente di turismo la manifestazione viene ritenuta beneaugurante perché porta con sé la benedizione della neve e mentre si corre da un'intervista all'altra fa piacere gettare uno sguardo al candido abete gigante che orna la piazza di Courmayeur con le sue luci. Intendiamoci, l'atmosfera pre-natalizia è ugualmente magica anche nelle annate meno rigide, ma senza neve che montagna è?
5. Il Palanoir
Quanto è bello, arrancando nella neve nelle fredde notti valdostane, scorgere in lontanza il Palanoir. Questo cinema, elegante e dal design moderno, è il cuore del festival insieme all'altra location, una gioiosa baita di montagna sede degli incontri con autori e talent denominata Jardin De l'Ange. Dotato di due sale, una delle quali piuttosto imponente, il Palanoir è il luogo di ritrovo pomeridiano/serale del pubblico. Qui vengono mostrate le anteprime, qui avviene la consegna dei premi letterari e qui talvolta si può assistere a esibizioni musicali mozzafiato perché anche la musica fa capolino nel programma del festival. Ma di giorno il Palanoir è il cuore operativo della manifestazione e ospita la stampa che lavora indefessa sui tavolini armata di pc, tablet e tisane gentilmente offerte dagli sponsor.
6. Gli ospiti
In quale altro festival capita di trovare Dario Argento che sorseggia the seduto su un divano con indosso un maglione degno di quello di Colin Firth ne Il diario di Bridget Jones o Gabriele Salvatores che passeggia sulla neve in doposci? La presenza degli ospiti, italiani e stranieri, è una caratteristica essenziale del Noir in Fest, tantopiù che, date le dimensioni intime del festival, il pubblico ha la possibilità di recarsi al Jardin de l'Ange ogni mattina per sentir parlare personaggi unici, rivolgere loro domande o farsi autografare il romanzo del cuore. Il tutto in un'atmosfera assolutamente informale. Qui non c'è posto per i party superlusso che infiammano le notti di Cannes e Venezia, popolati di starlette inguainate in abiti di alta moda e tacchi alti. Ad andare per la maggiore sono cioccolate calde e strudel gustati intorno a un camino mentre si fanno quattro chiacchiere con gli ospiti del festival. Al limite i più coraggiosi, come la prode Carolina Crescentini, possono concedersi una battaglia notturna a pallate di neve per conciliare il sonno.
7. Il cibo
Abituati a festival in cui i ritmi febbricitanti e l'assenza di offerta culinaria (chi frequenza il Lido o l'Auditorium romano sa di cosa stiamo parlando) impongono diete forzate a base di panini, Courmayeur ci appare un paradiso. L'atmosfera rilassata si coniuga a una cucina ricca di prodotti locali da gustare nei tanti locali tipici che circondano il Palanoir. Così il festival scorre tra un piatto di polenta ai funghi e una cotoletta alla valdostana nel paradiso della fontina. Il problema, semmai, una volta giunti alla fine dell'avventura, è come perdere i chili di troppo accumulati tra un film e l'altro.
8. Il voto del pubblico
Novità dell'edizione 2014 del festival di Courmayeur è la scelta di eliminare la giuria. Da quest'anno ad assegnare il Leone Nero sarà il pubblico che affolla il festival. Maggior spazio, negli intenti degli organizzatori, alle preferenze e agli umori degli spettatori per quello che diventerà il primo vero test per i film in attesa dell'arrivo al cinema. E noi siamo già curiosi di conoscere il nome del vincitore nella rosa dei titoli in concorso. Per chi ruggirà il Leone Nero? Scopritelo insieme a noi!